Per tutto ottobre 2020, il sito del Touring Club Italiano - in collaborazione con Hertz - segue il Giro d'Italia edizione numero 103 (Monreale, 3 ottobre - Milano, 25 ottobre). A raccontarci le tante storie del Giro d'Italia 2020 è Gino Cervi, scrittore e giornalista, nonché cultore di storia del ciclismo, curatore di guide turistiche Tci e autore di volumi di storia dello sport (tra cui il recente "Il Giro dei Giri"). Seguiteci lungo le strade del nostro Bel Paese! A questa pagina trovate tutte le puntate.

La tappa di ieri si è corsa in gran parte seguendo idealmente il tracciato terminale, da Taranto a Brindisi, dell’Appia Antica. L’Appia è la regina viarum delle consolari romane. Prende il nome non da un console, ma da un censore: Appio Claudio Cieco. A lui si deve il progetto di prolungare fino a Capua la strada che collegava Roma ai Colli Albani. Era il 312 a.C. e meno di un secolo dopo la via arrivava già fino a Maleventum (poi Benevento). Nel 190 a. C. fu completato il percorso fino a Brindisi.
L’Appia è uno dei capolavori dell’ingegneristica stradaria romana: per la prima volta si utilizzò per fondo stradale non il tufo, ma la selce basaltica, squadrata e liscia. E divenne uno standard anche grazie alle sue misure: 4,10 m l’ampiezza della carreggiata, che consentiva il transito a doppio senso di marcia. L’accorciamento dei tempi di viaggio da Roma verso il sud, oltre a favorire l’economia e i commerci, accelerò i processi di “grecizzazione” della cultura romana e Brindisi divenne simbolicamente la porta verso l’Oriente.
 

Il Giro del Touring 2020, tappa 7 - foto Colonna

A Francavilla Fontana, sulla via Appia, ieri ho incontrato anch’io… un console. Non era togato, ma indossava, come tutti del resto, la mascherina. Giovanni Colonna è console del Touring Club Italiano per Brindisi, nonché presidente della Pro Lco di Francavilla. Il Touring, fin da quando l’associazione è stata fondata, nel 1894 – può essere considerato in effetti una sorta di fratello di poco maggiore di “sorella” Gazzetta dello Sport, nata solo due anni dopo, nel 1896 – ha denominato “consoli” coloro che si occupano dei rapporti istituzionali col territorio e che del territorio sono la voce che dialoga con il sodalizio e lo sollecita a svolgere la sua missione di conoscenza, tutela e promozione del patrimonio turistico nazionale, senza scopo di lucro. Giovanni Colonna – un nome che indubbiamente ispira autorevolezza di riferimento e solidità strutturale – mi ha raccontato di come Francavilla Fontana, capitale pugliese della banda musicale da giro e del confetto riccio – che purtroppo non sono riuscito ad assaggiare – sta nel giusto mezzo, a mezza strada tra Adriatico e Jonio, nella posizione di privilegio di poter scegliere, volta per volta, a seconda del vento che tira dove andare al mare. Gente che sa distinguere “il buon vento”.

Ieri il vento bisognava davvero conoscerlo bene. Ha scompigliato il gruppo fin dai primi chilometri, divertendosi a modellarne la forma in ventagli, spezzandolo in più tronconi, costringendo ad affannosi recuperi i girini attardati, insomma molestando e innervosendo l’itinerante gregge a pedali. L’Appia, antica e indifferente, come lo è da oltre duemila e trecento anni, è stata ad assistere alle schermaglie, ai tentativi di fuga, alle cadute, e a fine tappa, a Brindisi ha salutato di nuovo il successo di Arnaud Démare.
Il campione di Francia è sembrato ancor una volta davvero imbattibile. Perfetta l’organizzazione della sua squadra, la Groupama-FDJ, che anche ieri lo ha saputo condurre abilmente alla testa del gruppo fino alle ultime centinaia di metri, quando Arnaud ha poi fatto tutto da solo, facendo esplodere tutta la sua irresistibile potenza. Gli avversari accusano ormai evidenti segni di “mal Démare”. Ma non se ne cruccia Arnaud che in conferenza stampa ha sottolineato come lui e la sua squadra siano l’espressione di una solidale fiducia nelle proprie e reciproche forze. Insieme sanno fare grandi cose.

 
Siccome sono qui al Giro per raccogliere storie, e imparare dalle storie, scopro che Brindisi, il toponimo, e la parola brindisi, hanno storie diverse.
La prima ha un’origine messapica. I messapi era una tribù, proveniente dall’Illiria, che fin dall’VIII secolo a.C. si era stanziata nel pezzo di Puglia tra Taranto e il Salento e la parola latina Brundisium proviene dal vocabolo messapico Brention, che vuol dire “testa di cervo”. Pare che la forma ramificata del porto di Brindisi ne ricordasse la forma.
“Brindisi” nel senso di saluto legato al bere ha tutt’altra origine. Bring dir’s! “lo porto a te!” dicevano, in un antico dialetto tedesco i lanzichenecchi, i mercenari tedeschi che combattevano le guerre d’Italia nel Cinquecento, alzando la coppa o il bicchiere in segno di saluto ai compagni; da lì il termine è passato allo spagnolo brindis e quindi all’italiano.
 
Ieri a Brindisi storie e gesti si sono sommati. Arnaud Démare ha brindato insieme ai compagni al suo terzo successo al Giro. Lo ha fatto, purtroppo solo virtualmente e ha parole, secondo un’usanza ben più antica delle consuetudini dei soldati di ventura cinquecenteschi, a dirla tutta non proprio un modello di civiltà. I greci condividevano in modo sacrale l’atto del bere insieme portando prima alla propria bocca il calice e poi passandolo agli amici: era il προπίνριυ, il “bere prima”, da cui il latino propinare, e per i latini bere, appunto, more greco aveva un significato beneaugurante.
 

Il Giro del Touring 2020, tappa 7 - foto Altavilla/Gotico Fotografia

Dai gesti di solidarietà e di amicizia nascono sempre grandi cose. Ma proprio a Brindisi un’altra storia ci insegna che, come sempre, ci sono le eccezioni. Il 21 settembre del 19 a.C. moriva a Brindisi Virgilio. Tornava da un viaggio in Grecia e si era gravemente ammalato. Sentendosi prossimo alla fine, ancora a bordo della nave che lo stava riportando in Italia, chiamò a sé i due fraterni amici, Lucio Varo Rufo  e Plozio Tucca, e ordinò loro di distruggere il manoscritto del poema a cui stava lavorando da dieci anni. Gli amici lo rassicurarono, ma dopo la sua morte, vennero meno al patto di amicizia. La loro disubbidienza ci ha regalato l’Eneide.
La morte di Virgilio, il romanzo scritto dall’austriaco Hermann Broch nel 1945, racconta, ora per ora, l’ultimo giorno della vita del poeta. In una pagina del libro si legge questa frase: «Chi non è nella conoscenza, deve stordire nell'ebbrezza il vuoto che è dentro di lui, perciò anche nell'ebbrezza della vittoria, anche della vittoria cui si assiste come semplici spettatori». Riconoscendomi perfettamente nel “non essere nella conoscenza”, a fine corsa mi sono avviato a fare un brindisi alla vittoria di Arnaud. Da solo.
 
Tristi sono questi nostri tempi che impediscono di fare un gesto così antico e così pieno di significato e in cui si diventa addirittura riluttanti a stringersi la mano o ad abbracciarsi. Ancora di più in queste ore in cui per la prima volta, a una settimana dalla partenza, comincia ad aleggiare nella comunità itinerante ma quest’anno poco comunitaria del Giro un senso inquieto e sempre più straniante di provvisorietà. Di questa mattina è la notizia della positività di Simon Yates, il ciclista britannico che era partito tra i favoriti della corsa.

 

Il "Giro del Touring" è realizzato in collaborazione con Hertz, partner storico dell'associazione, che ha messo a disposizione di Gino Cervi una vettura per seguire le tappe della Corsa Rosa. 
 
Si ringraziano per il sostegno al progetto anche AcdB Museo-Alessandria Città delle Biciclette e Terre di Ger.

In occasione del Giro d'Italia, per tutto il mese di ottobre il volume Touring "Il Giro dei Giri" è scontato del 40% per i soci Touring