Per tutto ottobre 2020, il sito del Touring Club Italiano - in collaborazione con Hertz - segue il Giro d'Italia edizione numero 103 (Monreale, 3 ottobre - Milano, 25 ottobre). A raccontarci le tante storie del Giro d'Italia 2020 è Gino Cervi, scrittore e giornalista, nonché cultore di storia del ciclismo, curatore di guide turistiche Tci e autore di volumi di storia dello sport (tra cui il recente "Il Giro dei Giri"). Seguiteci lungo le strade del nostro Bel Paese! A questa pagina trovate tutte le puntate.

Tiralento. Dicesi “tiralento” ciclista dall’andatura così incerta da non capire se avanzi o stia facendo un mimico esercizio di surplace, una specie di Jacques Tati caduto dentro a un Jour de fête, però al Giro. Me lo spiega, mettendoci però tutto il suo accento marchigiano qui irriproducibile, Gianni Traini che di Tiralento, piccola azienda artigianale di abbigliamento, accessori e scarpe per il ciclismo, è il titolare. Capelli lunghi e grigi alla capo Comanche, Gianni, da quattro anni, insieme al fratello Giuliano, giornalista, disegnatore, collezionista di pezzi rari della storia del ciclismo (fotografie, riviste, memorabilia e quant’altro possa star dentro alla sua curiosa voracità), ha concretizzato un sogno: produrre con le proprie mani gli oggetti dei loro sogni.


Giro d'Italia, tappa 11 - foto LaPresse

Gianni e Giuliano sono cresciuti a pane e bicicletta sui colli marchigiani di Grottazzolina, nell’entroterra di Porto S. Elpidio. Poi le vite prendono altre strade: Gianni imprenditore nel settore trattamento metalli; Giuliano giornalista a Milano. Ma il legame col loro territorio e le loro passioni è rimasto forte ed è riemerso, come un fiume carsico, nel progetto Tiralento. Se esiste un’età dell’oro del ciclismo è quell’arco temporale che va dal secondo dopoguerra alla metà degli anni Settanta: e Tiralento è un omaggio a quella stagione di campioni e costruttori, corse e icone. Fanno maglie come le si faceva quando l’artigianato era ancora tessile e lavorava con filati e telai, e non con materiali sintetici e macchine da stampa; fanno scarpette e caschetti lavorando il cuoio come i vecchi artigiani di una volta, sagomando a mano e piantando minuscoli chiodini, le semenze, nelle suole rinforzate. I loro prodotti non sono similcopie, non sono imitazioni rivisitate: sono proprio quelle maglie, quelle scarpe. La sfida è far rivivere quel gusto, e quella passione. Ci stanno riuscendo, conquistandosi con una contagiosa simpatia la stima e la fiducia di affezionati clienti che chiedono repliche degli originali filologicamente corrette oppure personalizzazioni di vecchi modelli. Ci sono le maglie classiche, dall’Automoto di Bottecchia e Pellissier alla Stucchi di Girardengo, per passare da Frejus e Peugeot arrivare Brooklyn; ma a strabiliare sono le produzioni delle maglie delle storiche squadre del dilettantismo provinciale, il Pedale Ravennate al Bottegone Mobiexport, per la quale correva un giovanissimo Francesco Moser. Se c’è un posto dove aleggia il genius loci del ciclismo, questo è Tiralento, Grottazzolina, Marche.
 


Prodotti Tiralento - foto Instagram Mondo Tiralento​

Nelle Marche ci è finito anche Mauro Fumagalli, lombardo di Seregno, già ciclista dilettante primi anni Ottanta, anni di corse e allenamenti su e giù per le colline tra Brianza e lago di Como, con un Gianni Bugno ancora in attesa di consacrazione, ma già inarrivabile nei giorni in cui decideva, imponderabilmente, di esserlo. Mauro è approdato per amore a Civitanova Marche e per amore, da qualche anno, ha pure lui incanalato i suoi sogni in un mestiere. Quello di portare in giro per le colline marchigiane appassionati di bicicletta e di paesaggio. È nata Marchebikelife, un “laboratorio di cicloturismo” che disegna percorsi alla scoperta della bellezza: borghi antichi e natura, benessere e sapori da gustare. Mauro organizza da due anni organizza il Bike Festival di Civitanova, una tre giorni di incontri sul tema del turismo, dello sport, della sicurezza in bici e in strada, della mobilità sostenibile. Nel caso difficile in cui non trovaste altri motivi per conoscere le Marche attraverso la bicicletta, Gianni e Mauro basterebbero da soli.


Giro d'Italia, tappa 11 - foto LaPresse

La tappa di ieri lasciava le Marche e approdava a Rimini, tra il vento e le vele. Il Giro ha reso omaggio, nell’anno del centenario, alla gigantesca figura di Federico Fellini. Ho passeggiato per la città rivierasca con un filtro felliniano. Ho avuto la fantasia che le decine e decine di badanti che ieri, giorno di festa – era la festa del santo patrono, san Gaudenzo – stazionavano a decine sotto l’arco di Augusto, o la piazza Tre Martiri assomigliassero alle “baffone”, le belle e procaci romagnole che il giorno di Sant’Antonio Abate arrivavano in bicicletta dalla campagna per far benedire al Tempietto bramantesco polli, anatre, conigli. Titta e i suoi amici aspettavano che ripartissero per vedere posare quei sederoni sui sellini delle biciclette, sognando di essere i sellini. Non è che ho pensato la stessa cosa, vedendo le signore moldave, russe o ucraine che parlavano rilassate tra di loro e dei loro affari. Ma ho provato a chiedere a qualcuna, col microfono alla mano, cosa sapessero o pensassero del Giro: mi hanno squadrato, hanno alzato un sopracciglio ben disegnato e mi hanno detto, facendo un gesto con la mano: “Vai, vai...”. E io sono andato. Sono andato dentro un bar di viale Vespucci dove trasmettevano l’arrivo. Vicino a me un signore in piedi commentava con un dettaglio da Baedeker vie, piazze, rotonde di Rimini che i ciclisti attraversavano. “Diobono se tirano! Altro che Valentino...!”.

Mi sono poi fermato davanti alla facciata del Tempio malatestiano. Ho sempre pensato che la bicicletta sia un’invenzione dalla perfetta essenzialità e volevo inquadrarla, fotografando il passaggio di molti ciclisti riminesi per via IV Novembre, con un fondale di altrettanta essenziale perfezione. Soltanto che quelli che mi passavano davanti, pensando di rovinarmi la foto “artistica”, si fermavano per farmi scattare. “No, no” dicevo “passi pure”. Ma mi guardavano come un matto, come il matto Giudizio di Amarcord. 

Tempio Malatestiano, Rimini - foto Getty Images

Non ho visto invece la Gradisca. Peccato. Mi sarebbe piaciuto incontrarla. Da quanto andava forte nella volata finale, che ha vinto ancora per la quarta volta, invece, Arnaud Démare mi ha ricordato il motociclista misterioso che sfreccia per le vie di Rimini in alcune scene di Amarcord. Ma sarei cattivo e maligno se ribattezzassi lo sprinter francese pigliatutto con il soprannome di quella memorabile comparsa: Scureza. Grazie alle sue imprese in terra d’Italia, il buon Arnaud si meriterebbe perlomeno l’appellativo di un altro suo illustre connazionale, che cinquecento anni fa, proprio da queste parti, fece il bello e il cattivo tempo. Era Gaston de Foix, duca di Nemours, conte d’Etampes, visconte di Narbona, giovanissimo comandante generale dell’armata francese di Luigi XII nella campagna d’Italia. Tra il 1511 e il 1512, per la fulmineità delle sue vittoriose imprese militari, tra Finale Emilia e Ferrara, tra Brescia e Bologna, fu soprannominato la Folgore d’Italia. Arnaud Démare sarà allora la Folgore del Giro d’Italia.


Giro d'Italia, tappa 11. Démare fa quattro - foto LaPresse

Nel frattempo, a corsa finita, il lungomare di Rimini, sotto la pioggia, diventava quello che per Fellini era la terrazza del Grand Hotel, d’estate infinito mondo di storie, ma d’inverno un accampamento abbandonato: “Soltanto d’inverno, con l’umidità, il buio, la nebbia, riuscivamo a prendere possesso delle vaste terrazze del Grand Hotel fradice d’acqua. Ma era come arrivare a un accampamento quando tutti sono andati via da un pezzo e il fuoco è spento”.

 
Il "Giro del Touring" è realizzato in collaborazione con Hertz, partner storico dell'associazione, che ha messo a disposizione di Gino Cervi una vettura per seguire le tappe della Corsa Rosa. 
 
Si ringraziano per il sostegno al progetto anche AcdB Museo-Alessandria Città delle Biciclette e Terre di Ger.

In occasione del Giro d'Italia, per tutto il mese di ottobre il volume Touring "Il Giro dei Giri" è scontato del 40% per i soci Touring