Ma come si fa a resistere, come si fa a non rimanere a bocca aperta. Il Bulli, leggendario furgoncino tedesco, icona hippy e simbolo della libertà in viaggio, oggi è anche in versione Lego. Sì, i mattoncini danesi che fanno impazzire da generazioni piccoli e grandi, per ore accovacciati gli uni accanto agli altri a ricostuire trenini e astronavi.
Si tratta di un Volkswagen Bulli T2 ispirato al modello camper Westfalia del 1969-1971. Ovviamente tutto è stato ricostruito a grandezza reale, scala 1:1. Ci sono il tetto a scomparsa, la porta scorrevole e gli accessori interni per un totale di 700 chilogrammi. Ad assemblare i 400mila pezzi sono stati due modellisti della Lego, Rene Hoffmeister e Pascal Lenhard che hanno utilizzato un software 3D per le simulazioni necessarie al conteggio e al posizionamento dei mattoncini.

I dettagli del camper, 400mila mattoncini di Lego e 12 giorni di lavoro

IN MOSTRA A MONACO
Il Bulli in Lego è in mostra alla Fiera del tempo libero e dei viaggi di Monaco di Baviera, in Germania, dal 20 al 24 febbraio, ed è ovviamente il camper più grande del mondo realizzato in mattoncini Lego: 5 metri di lunghezza, 1,9 metri di larghezza e quasi 2 metri di altezza. 

La fase realizzativa si è svolta in “soli” 12 giorni, e non è mancato il finale col brivido. Tra un passaggio e l’altro, giorni e notti tra entusiasmi e inconvenienti, non si riusciva a recuperare i mattoncini trasparenti da utilizzare per costruire i finestrini. Non due, non duecento, ma ventimila mattoncini... ma si sa che il Lego è cosa da grandi.

Il camper in mostra a Monaco
BULLI, TANTI NOMI UNA STORIA UNICA
Per i britannici si chiama VW Panelvan, negli Usa è noto come VW Bus, in Sudafrica come Campervan e in Brasile come Kombi. In Italia lo si è sempre chiamato minibus Volkswagen oppure Westfalia, dal nome del costruttore dell’allestimento camper. Nel mondo di lingua tedesca è però sempre stato il “Bulli”: ovvero BUs e LIeferwagen (furgone).
A reggere la meccanica delle prime versioni (la T1 e la T2) è quella dell’altrettanto mitico Maggiolino. Oggi siamo arrivati alla T6 e addirittura ai primi modelli elettrici. I miti sono intramontabili, purché non rimangano confinati nella nostalgia o in un box polveroso.
Anche gli interni sono scrupolosasmente ricostruiti

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