Fabrizio Ardito, autore di numerose guide Touring, ha percorso tutti i cammini che arrivano a Santiago di Compostela. Nel 2016 aveva scritto per touringclub.it il racconto sulla Via de La Plata (da Merida, in Extremadura, a Santiago di Compostela): trovate il suo racconto a questo link. Oggi ci porta sul Camino Inglés (Cammino Inglese), il più breve tra gli itinerari che portano a Santiago de Compostela, ideale per chi ha solo una settimana di vacanze.

Uno dei primi giorni di giugno, mattina. La pioggia, spinta dal vento atlantico, sferza le vetrate del bar di A Coruña dove, cercando di far finta di nulla, sto facendo colazione con caffè e churros frittifrittifritti. Sembrava una buona idea, quella di percorrere il Camino Inglés in questa stagione ma, a quel che dicono gli onnipresenti e malauguranti telegiornali spagnoli, sembra che in questi giorni si stia affacciando sulle coste atlantiche della Galizia il ciclone Miguel. Spiacevole vortice in grado di far scendere le temperature di una decina di gradi e di rovesciare sulla costa dell’estremo nord ovest iberico incommensurabili quantità d’acqua. Meglio (molto meglio) attendere gli eventi ordinando un secondo caffè…
La via dedicata ai pellegrini inglesi è la più breve dei cammini diretti a Compostela, tanto che A Coruña dista solo 74 chilometri dalla cattedrale dedicata a San Giacomo. Troppo pochi, quindi, per ricevere la Compostela, sacro certificato riservato a chi ha camminato almeno 100 km devotionis causae. Per questo motivo, il percorso moderno di questo cammino non parte dalla grande città affacciata sulla splendida spiaggia di Riazor ma, più a nord, dalla cittadina di Ferrol. Nota per essere sede di un grande cantiere navale e anche per aver dato i natali alla tetra figura del generalissimo Franco. Comunque, nel giardinetto davanti all’abside della chiesa di Santiago nel centro storico di A Coruña, un pilastrino, con la sua conchiglia stilizzata, indica a chi vuol partire da questo punto la direzione della meta del pellegrinaggio.
 

La Torre di Hércules è un faro di origine romana sulla penisola della città di A Coruña​ - foto Fabrizio Ardito

CAMINO INGLÉS, TAPPA 1 - DA FERROL A PONTEDEUME

La mattina seguente, lasciando il centro di Ferrol sotto un cielo bigio e sgocciolante, il cammino inizia a seguire le rive della ría di Ferrol, che a quest’ora offrono un triste spettacolo grigio di cieli minacciosi e di barchette incastrate tra le alghe che segnano il punto più basso della marea. La giornata trascorre con una lunga camminata che segue tutte le coste della infinita insenatura, attrezzate spesso con moderne e ben tenute passeggiate marittime, toccando paesini minuscoli e silenziosi.


Sobborghi di Ferrol, sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito

Dopo Xubia e Neda, qualche saliscendi porta a Fene, esattamente di fronte al punto di partenza del lungomare di Ferrol che ho lasciato 5 ore e 20 km fa. Per fortuna non mancano i caffè accoglienti dove asciugarsi, assaggiando una tortilla e pensando all’ultima parte della tappa che mi attende. Se fin qui si era camminato sempre a poca distanza dal livello del mare, gli ultimi 10 chilometri che conducono a Pontedeume iniziano di colpo con una salita, già che stavolta è necessario scavalcare lo spartiacque che separa i due fiordi dell’estremo nord galiziano. Tra i boschi di eucalipti, che in buona parte hanno sostituito le antiche foreste di querce disboscate dai cantieri navali e dai contadini, sarà necessario girovagare tra i vialetti incompiuti di un enorme poligono commerciale per ritrovare la via giusta. Che in discesa, passo dopo passo, condurrà finalmente alle rive dell’Eume e al termine di questa giornata di poco meno di 30 km.


Pontedeume, sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito

CAMINO INGLÉS, TAPPA 2 - DA PONTEDEUME A BETANZOS

Pontedeume, come tutte le città e le cittadine della Galizia atlantica, sorge sulla riva del mare e, a protezione dai venti violenti dell’Atlantico, le case e i palazzi sono stati attrezzati da verande chiuse dove, secondo le guide, un tempo si essiccava il pesce. Mentre oggi, immagino, si siede in santa pace per osservare l’andirivieni delle perturbazioni e dei camminatori bagnati sorseggiando l’aperitivo. Dopo una buona cena, la mattina si annuncia sempre grigia, con minacce di pioggia e il cammino sfiora la grande chiesa del paese – dedicata ovviamente a Santiago – per piombare su una salita brutale che si dirige senza paura verso la sommità della cresta che sovrasta il centro storico. Ogni tanto il panorama si apre sulla ría, poi il verde sgocciolante del bosco inghiotte tutto il resto, lasciando il tempo solo per pensare ai passi da compiere in salita.
Il paesaggio è piacevole, con qualche fattoria e una sfilza di casette perfettamente curate, ornate da giardini che testimoniano del clima particolare della zona: rose e palme, limoni e ortensie che sembrano alberi crescono ovunque, probabilmente grazie alla enorme quantità d’acqua che Giove Pluvio riversa a piene mani su queste contrade. La pioggia va e viene, lasciando il camminatore nell’eterno dilemma: conviene camminare con la giacca a vento e sudare oppure toglierla, per poi doverla rimettere di corsa al prossimo scroscio? Per fortuna, i dilemmi si risolvono davanti alla profusione di bar della cittadina di Miño, a circa 10 km dalla partenza, che offrono ogni tipo di lussuria alimentare e non (bagni immacolati, caffè caldo, cruasán a la plancha, una cervecita per i più disinvolti…). Fuori dal caffè il sole fa capolino per un attimo, ma nel ridente borgo di Ponte do Porco la pioggia batte di nuovo su cappucci, zaini e scarponi. C’è poco da fare, si vede che i 21 km di questa giornata devono andare proprio in questa maniera.
 
Saliscendi, mai particolarmente faticosi, portano ad affacciarsi finalmente sulle case di Betanzos, costruita proprio in fondo alla sua lunghissima insenatura che ho costeggiato per quasi tre ore. Sotto il portico della chiesa di Nosa Señora do Camiño, con le sue due volte interne a forma di conchiglia di Santiago, mentre cerco di guardare sul telefono l’indirizzo da raggiungere in città, mi rendo conto ancora una volta degli svantaggi dell’età. Gli occhiali (senza i quali non vedo neanche il telefono), sono appannati dalla condensa e pieni di gocce di pioggia. Neanche a parlarne di asciugarli: i miei splendidi pannetti di microfibra giacciono sepolti in chissà quale tasca perduta sotto strati di pile, capilene e gore-tex. In qualche modo, comunque, riesco a scoprire come raggiungere il ponte che scavalca il corso del río Mandeo e conduce alla Puerta del Arco da Ponte Vella, antico passaggio che permette di accedere alla vertiginosa e ultima salita verso il centro. Dove, sul timpano della chiesa a lui dedicata, spicca un Santiago Matamoros a cavallo nell’atto di sterminare una gran massa di cattivi. La sera, complice la bagnata di oggi, il clima sembra ancora più freddo e le previsioni per i prossimi giorni, diramate dalle televisioni del regno, parrebbero disastrose.
CAMINO INGLÉS, TAPPA 3 - DA BETANZOS A HOSPITAL DE BRUMA

Freddo, grigio, umido. Ma asciutto. Questo è il clima delle prime ore della giornata successiva, dopo che la notte ha portato riposo, ha contribuito ad asciugare gli occhiali e gli scarponi e a ricostruire un bagaglio per lo meno dignitoso. Ovviamente, anche da Betanzos si esce in salita, anche se quest’ascesa è decisamente meno violenta di quella di Pontedeume. Questa terza parte del cammino è definita dalle guide “tappa chiave” per il viaggio verso Compostela: si percorrono infatti poco meno di 30 km e, al termine della giornata, la cattedrale di Santiago disterà solo poco più di 40 chilometri. Il turbolento Miguel, fortunatamente, sembra essersi allontanato verso nord est, andando probabilmente a sconvolgere le vacanze a qualcun altro sulle coste basche o a Biarritz, e il tempo è divenuto estremamente variabile.


Verso Presedo, sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito

Per via, il maggior numero di peregrinos in cammino è italiano: fatto curioso, ma forse giustificato dal fatto che questa camminata è ideale per chi ha a disposizione solo una settimana di vacanze. I boschi sono sempre splendidi (e sgocciolanti) e il profumo degli eucalipti bagnati accompagna fino alla chiesetta di San Esteban de Cos. Oltre la quale, dopo un altro po’ di saliscendi, si raggiunge l’accogliente sosta del caffè ristorante di Presedo. Due ragazze toscane, che sembravano intenzionate a bere solo un caffè e a ripartire a spron battuto, sono felici per il semplice fatto che io sappia dove si trova Cortona e, davanti all’ennesimo scroscio, decidono di ordinare un pranzo luculliano e di rimandare la camminata.

Un passettino dopo l’altro i chilometri passano e, con un certo timore, si avvicina quella che la guida (l’unica esistente in italiano) descrive come una salita terribile oltre le case di San Paio de Vilacoba. Per fortuna, in questo caso come in molti altri della descrizione del cammino, il libretto verde chiaro si dimostra del tutto inattendibile e l’ascesa non è nulla di serio (in compenso e sfortunatamente non esiste neanche anche uno dei fantastici bar consigliati dall’autrice). Tra campi infiniti si sale fino a raggiungere una statale dove, da destra, vedo arrivare un lento camminatore che giunge da A Coruña. Infatti una sola tappa collega la meta odierna – Hospital de Bruma – con la città costiera, al posto delle tre che la ho percorso partendo da Ferrol. Una piccola area di sosta segue l’incrocio, con tavolini e alberi ombrosi, e il sole sembra aver finalmente deciso di brillare in un cielo blu profondo.


Indicazioni sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito

A Bruma, l’albergue de peregrinos è stato ricavato in una vecchia costruzione in pietra, spartana (senza lenzuola e coperte) ma suggestiva, annunciata da diversi camminatori sdraiati al sole ad asciugare insieme ai loro panni. Tra le case c’è anche un bar dove, come sempre accade in queste situazioni, nelle prime ore del pomeriggio qualcuno beve un caffè, altri un paio di birre e un serafico signore di Taiwan cena con vino rosso e minestra con il salame (caldo gallego con chorizo). Mancano pochi chilometri alla fine della mia tappa, rallegrati dall’assurda visione di uno strano cortile che, nei pressi di Ardemil, è stato riempito di sculture, architetture fatte di vecchi attrezzi agricoli e addirittura un colossale dinosauro – montato su rotelle – che tiene in bocca i miseri resti di un povero pellegrinetto innocente.

CAMINO INGLÉS, TAPPA 4 - DA HOSPITAL DE BRUMA A SIGÜEIRO

Come sempre accade in terre galiziane, quando smette di piovere e il sole si sforza di creare un buchino tra le nubi, le prime ore della mattina sono accompagnate da grandi nebbie che si spostano pigramente tra le alture e sembrano impigliate tra i rami degli alberi. Il paesaggio scorre tranquillamente tra brevi sterrati e l’asfalto di qualche strada secondaria, con un paio di lepri serafiche che, intente alle loro passeggiate mattutine, non si sentono minimamente turbate dal lento camminare dei pellegrini.


Verso Buscas, sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito

La tappa è abbastanza leggera (non supera i 25 chilometri) e offre addirittura due o tre luoghi dove sostare all’ombra della pergola di un caffè. Anche se il viaggio è breve, accade di incontrare prima e poi i nostri compagni di viaggio: due coppie di ragazze italiane, il placido taiwanese mangione, due inglesi un po’ segaligne e non molto cordiali, due signori spagnoli di Cordoba al loro terzo cammino. Come sempre ci si saluta, si scambia qualche parola, ci si danno consigli sulle pietanze servite dai caffè. Insomma, siamo tra colleghi. A San Paio de Buscas, sul retro della chiesa si affaccia sulla via una statua multicolore di San Pelayo, che sembra avere una spada conficcata nel collo ma non ha perso affatto la sua compostezza. Ad A Rua, un ultimo bar prelude a un lungo tratto che costeggia l’autostrada, che ci corre a fianco per 5 lunghi chilometri, ma che non è poi così terribile. Forse questo percorso (definito con enfasi eccessiva “estenuante rettilineo” dalla nostra guida) può essere faticoso in pieno sole. Ma oggi, con le nubi che si rincorrono nel cielo, in fondo non sembra così faticoso. Nell’ombra di una fermata d’autobus, qualche camminatore ha lasciato scritti dei versi del premio Nobel irlandese Seamus Heaney: “Ever tried, ever failed, no matter. Try again, fail again, fail better”. Che invitano – saggiamente – ad accettare delusioni e fallimenti nell’idea che le cose, alla fine possano sempre migliorare.

Sigüeiro, la meta di oggi, è una cittadina senza particolari attrattive, ma il sole che finalmente splende illumina una targhetta che ricorda Margery Kempe, spiegando che si tratta dell’unica pellegrina conosciuta del XV secolo, che qui ha sostato. Il bel tempo (e il fatto che è sabato sera) sembra aver estratto dalle rispettive case tutti gli abitanti del luogo. Che affollano bar e pasticcerie passando con disinvoltura dai pasticcini alla panna alle tapas col vino bianco. In un’atmosfera che oggi, finalmente, sembra essere decisamente estiva. Prima del meritato riposo, c’è solo il tempo per affacciarsi sul placido scorrere delle acque del río Tambre, con le sue panchine, bambini che giocano e degli sportivi scattanti in modo fastidioso che corrono di qua e di là senza meta.

CAMINO INGLÉS, TAPPA 5 - DA SIGÜEIRO A SANTIAGO DE COMPOSTELA
La mattina seguente è quella di un gran giorno: il cielo è brillante, gli uccellini cinguettano, la Pasteleria Ebano ha appena sfornato i dolcetti al cioccolato insieme ai bignè e il pilastrino con la conchiglia indica che mancano appena 16,5 km a Santiago. Come sempre succede, più i giorni passano meno i dolori si fanno sentire, già che l’intero organismo (e non solo le articolazioni o i piedi) si sta abituando alla vita on the road. Si ricomincia il solito saliscendi tra case isolate, boschetti e leprotti, fino a raggiungere un fantastico bosco ombroso, dove qualche buontempone ha affisso la scritta Bosque Encantado e seminato sugli alberi delle immagini di piccole streghe con tanto di scopetta.


Verso Santiago di Compostela, sul Camino Inglés - foto Fabrizio Ardito

I chilometri mancanti diventano meno di 10, poi si raggiungono le brutte e squadrate costruzioni del poligono industriale di Tambre. Strade grandi, rotatorie, qualche dubbio sulla via da seguire. Poi, di colpo, si sbocca nell’ombra della grande avenida dedicata a Joan XXIII, annunciata dagli odori di un Mac Donald in piena attività fin dalle prime ore della domenica mattina. Basta poco oramai: si entra nel centro storico di Santiago de Compostela lungo rúa Porta da Pena e si supera la facciata della grande chiesa di San Martín Pinario per sboccare a fianco della cattedrale.

La breve discesa che da praza de Azabacheria costeggia la nostra meta attraversa l’arco – sotto al quale c’è sempre qualche volenteroso che suona la cornamusa – e finalmente sbocca sull’Obradoiro. A destra, una fila di Maserati attende chissà quale evento davanti al meraviglioso Parador de Los Reyes Catholicos. A sinistra splende la facciata della cattedrale, finalmente liberata dalle impalcature dei lunghissimi restauri degli ultimi anni.

La Cattedrale di Santiago di Compostela - foto Fabrizio Ardito

Sulla piazza, come ogni volta che mi è capitato di arrivarci, succede di avere un leggero groppo alla gola. Sia per la bellezza del luogo che per la vista del fiume inarrestabile di peregrinos che arriva alla sua meta, tra abbracci, selfie, promesse di eterna amicizia e, spesso lacrime. Se la facciata dell’Obradoiro si mostra in tutto il suo splendore, altrettanto non si può dire dell’interno della Casa del Señor Santiago: l’interno è completamente sbarrato e foderato di ponteggi in vista della prosecuzione dei restauri che, dopo aver sistemato la facciata e il Portico della Gloria, ora (chissà per quanto tempo) renderanno l’interno quasi inaccessibile.
La messa del pellegrino si celebra, purtroppo senza il volo impressionante del Botafumeiro ma sempre alle 12, nella chiesa di San Francisco, vicino all’Oficina de Peregrinos. Che, in questi giorni di giugno, certifica che i camminatori giunti a piedi o in bicicletta alla meta sono circa 1500 al dì. Ma la cattedrale è proprio chiusa? Non del tutto. Perché entrando dal portale di Praza das Praterías, molti seguono uno stretto camminamento foderato di plastiche e pannelli che conduce alla statua di San Giacomo, serafica come sempre al di sopra del suo maestoso altare impacchettato, che attende sorridente l’abbraccio del suo popolo internazionale di peregrinos zoppicanti, felici e bruciacchiati dal sole.
INFORMAZIONI
- Per informazioni sul Camino Inglés, le indicazioni più attendibili sono quelle di www.gronze.com/camino-ingles. Il Portico de la Gloria a Santiago de Compostela, la grandiosa opera de Maestro Mateo, nel suo splendore fresco di restauro, può essere visitato solo prenotando anche online una visita guidata: siate certi che ne vale la pena (https://tickets.catedraldesantiago.es).
- Molte le guide e i libri dedicati dal Touring al Cammino di Santiago. Il tracciato del Camino Inglés sarà compreso nella nuova edizione della Guida Verde Il Cammino di Santiago, in uscita nei primi mesi del 2020; qui trovate la edizione del 2015. Più recenti sono invece il grande illustrato I Cammini di Santiago (da acquistare in libreria o sul nostro store) e la guida-taccuino Il Cammino di Santiago (ecco la scheda sul nostro store).