Non è un piccolo mondo antico da conservare nella memoria, ma un patrimonio vivo di storia, cultura, tradizioni e umanità, che da secoli rappresenta l’altra faccia delle grandi capitali d’arte. L’altra faccia della nostra Italia.
A questa eccezionale costellazione di comunità locali, che si accende da nord a sud dello Stivale dandogli spessore, colore e significato, è dedicato il 2017: l’anno dei borghi in Italia indetto dal ministro dei beni e attività culturali e del turismo, Dario Franceschini. Un’opportunità e forse una rinascita per quelle piccole e piccolissime capitali di saperi e di arte, che possono essere il cardine per la crescita di un turismo rispettoso dell’ambiente, con una mirata valorizzazione del loro patrimonio artistico, naturale e umano.
BORGHI VIAGGIO ITALIANO
A fare da volano all’iniziativa nazionale è il progetto interregionale “Borghi viaggio italiano” (www.viaggio-italiano.it) cui partecipano 18 regioni e 1000 borghi, definita nel Piano Strategico di Sviluppo del Turismo - appena approvato dal Governo - come una componente determinante dell’offerta culturale e turistica del Paese. Nella tabella di marcia ci sono la costituzione del Comitato per i Borghi turistici italiani, l’organizzazione di un Forum Nazionale sui Borghi, la realizzazione di un “Atlante dei Borghi d’Italia” e il riconoscimento annuale di borgo “smart” per la comunità locale più attiva sul fronte dell’innovazione dell’offerta turistica.
 
Un grande progetto che ben si lega a un’altra ricorrenza - il 2017 è anche l’anno internazionale del turismo sostenibile - e che si propone di costruire nuove destinazioni di viaggio basate su tradizioni, esperienze, emozioni, autenticità, qualità di vita, in alternativa o complementari a quel turisdotto –Venezia, Firenze, Roma – che sta diventando insostenibile e dannoso sia per i beni culturali sia per i residenti di queste città.
I DATI DEI BORGHI E L'IMPEGNO TOURING
Secondo uno studio della Regione Emilia Romagna capofila del progetto “Borghi viaggio italiano”, nel 2016 l’indice di internazionalizzazione nei borghi si è attestato intorno al 30%, con 15 milioni di turisti e un indotto di 950 milioni di euro sul territorio. Numeri interessanti che, messi a regime, potrebbero ridare fiato al fragile tessuto economico e sociale dei borghi e, più in generale, dei piccoli Comuni italiani, che amministrano più della metà del territorio nazionale e in cui vivono oltre 10 milioni di italiani.
Certo, più che un anno, servirebbero almeno venti anni dedicati alla piccola Italia, per attuare il piano di recupero, manutenzione e valorizzazione di questa parte del Paese puntellata di campanili, vicoli e piazzette, che ciascuno di noi ha nel cuore come se ci avesse sempre abitato, ma che soffre un forte disagio demografico ed economico, specie quella che si trova in montagna e nelle aree meno accessibili. Ma da qualche parte bisogna pur cominciare e, pur se in ritardo, la politica si sta dirigendo là dove da anni si muove il volontariato culturale per promuovere e valorizzare il patrimonio storico, artistico e culturale made in Italy. Come Touring Club Italiano che da quasi vent'anni con l'iniziativa Bandiere Arancioni certifica i borghi con meno di 15mila abitanti che si distinguono per le loro qualità turistico-ambientali. Finora sono state issati 222 vessilli in tutta Italia; l'elenco completo si trova sul sito www.bandierearancioni.it (nelle foto, tre paesi certificati: Sant'Agata di Puglia, Dolceacqua e Pitigliano).
Con l’anno dei borghi nel 2017 e l’anno dei cammini nel 2016, sembra allora che la politica si sia messa all’ascolto dell’anima vera dell’Italia, potenza dominante sul fronte della bellezza, culla dell’arte e giardino d’Europa, che dà il meglio di sé con un turismo morbido e slow, attento all’accoglienza, all’ambiente e rispettoso delle comunità locali. Il viaggio della speranza è cominciato, non ci resta che camminare.