Un patrimonio che il mondo ci invidia. Salgono a 53 i siti italiani iscritti nella lista del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco: quest'anno, complice anche l'allargamento di siti già istituiti precedentemente, sono ben due (di questi tempi un record) i luoghi che si aggiungono al prestigioso elenco.
O meglio, due sono i siti, ma almeno una decina i luoghi fisici che si possono fregiare del marchio: perché - come succede sempre più spesso - l'Unesco preferisce tutelare vari, piccoli siti accomunati da una caratteristica storica o naturalistica, ancor meglio se localizzati in più Stati, piuttosto che un sito singolo. 

Ancora per un soffio, siamo sempre davanti alla Cina nella speciale classifica di chi può vantare più siti iscritti nella World Heritage List Unesco: 53 contro 52 (anche la Cina ne ha avuti due, quest'anno). Seguono, più staccate, Spagna (46), Francia (43), Germania (42). Tuttavia, bisognerebbe aggiungere che queste classifiche lasciano il tempo che trovano: se il numero di siti può essere un indicatore della "potenza" culturale e naturalistica di uno Stato, ancor di più lo dovrebbe essere il modo in cui quello Stato tutela e valorizza i suoi siti. Ma veniamo alle new entry Unesco italiane: vi diamo qualche dettaglio su come visitarle e conoscerle meglio.

MURA VENEZIANE

La 41° sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, tenutasi a Cracovia, ha iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell'Unesco le "Opere di difesa veneziane tra il XVI ed il XVII secolo: Stato di Terra - Stato di mare occidentale", un sito seriale transnazionale presentato nel 2016 dall'Italia insieme con Croazia e Montenegro all'Unesco a Parigi. Il sito raccoglie un insieme straordinario dei più rappresentativi sistemi difensivi alla moderna realizzati dalla Repubblica di Venezia, progettati dopo la scoperta della polvere da sparo e dislocati lungo lo Stato di Terra e lo Stato di Mare.
Per decisione del Comitato del Patrimonio Mondiale, entrano a far parte del sito Unesco le opere di difesa presenti a Bergamo, Palmanova (Ud), Peschiera del Garda (Vr) per l'Italia, Zara e Sebenico per la Croazia, Cattaro per il Montenegro.
1. Bergamo
Spesso le si danno per scontate, quando si visita Bergamo: il visitatore è portato a salire verso le meraviglie di Città Alta senza accorgersi che la Città Alta stessa è circondata da possenti mura, capolavoro di ingegneria militare costruite dai Veneziani nel corso della loro dominazione lombarda. Benché volute per ragioni di stato e mai utilizzate per la difesa, le mura di Bergamo sono una gigantesca fortezza militare i cui baluardi posseggono all'interno via per sortite e per rifornimaneti, postazioni di cannoni, saloni per le truppe e per il deposito di munizioni. 

Anche se la strada panoramica costruita nell'Ottocento ha in parte manomesso il manufatto militare, ci sono molti luoghi dove è possibile ammirare le mura in tutta la loro possenza. Innanzitutto dalla funicolare verso la città alta, che sottopassa le mura meridionali all'altezza della piattaforma di S. Andrea, e lungo lo stesso Viale delle Mura, dove spesso si parcheggia l'auto prima di inoltrarsi nei vicoli. Ma il consiglio è quello di percorrere a piedi via Tre Armi, da porta S. Alessandro fino a porta S. Giacomo: una bella passeggiata che consente di ammirare le mura dal basso.

Foto Elisabetta Chiodi © SiTI - Higher Institute on Territorial Systems for Innovation
2. Peschiera del Garda (Vr)
Nel punti più meridionale del lago di Garda, dove il Mincio esce dal bacino, è situata la cittadina di Peschiera, che per secoli è stata piazzaforte militare e porta significative tracce di questo passato. Peschiera divenne nel tempo una formidabile macchina da guerra: nel Cinquecento furono i veneziani a costruire il fortilizio a forma di pentagono, poi ampliato grazie a Napoleone e soprattutto agli austriaci, che rafforzarono il disposizitivo con ben sette forti. All'epoca, Peschiera faceva parte del Quadrilatero: insieme a Verona, Legnago e Mantova doveva proteggere la valle dell'Adige e la via per l'Austria.

Basta fare due passi a Peschiera per capire la grandezza del suo passato e soprattutto rendersi conto di come la cittadella fu collocata in punto strategico, dove il lago diventa fiume. Si entra da porta Verona e subito si trova una piazza che ospita caserme e palazzine. Alle spalle dell'edificio in cui alloggiavano gli ufficiali del presidio si trova il canale che taglia in due il pentagono: sulla riva opposta, dietro al palazzo dei Provveditori, un tempo sede delle autorità veneziane, si estende una zona residenziale che termina da una parte a porta Brescia e dall'altra nella piazza in cui prospettano l'ospedale militare e i resti della rocca scaligera. E poi, dopo la passeggiata, perché non noleggiare una bicicletta e pedalare lungo il Mincio, verso sud?

Peschiera del Garda. Foto © STUDIO DI ARCHITETTURA Signorelli & Gandini​
3. Palmanova (Ud)
Bisognerebbe vedere Palmanova dall'alto, da un elicottero o da un aereo, per apprezzarne appieno la bellezza dell'impianto urbanistico. La cittadina friulana, infatti, ha conservato nel tempo una forma perfetta: una stella a nove punte entro cui è iscritto un ennagono regolare (ovvero una forma a nove lati) con una rete viaria radiocentrica e una piazza esagonale. Una fortezza che il governo veneziano volle a difesa del confine orientale, ma che in realtà non svolse mai un ruolo di particolare rilievo in tal senso; e oggi uno degli esempi meglio conservati di architettura militare del Rinascimento (ma anche di una utopistica città rinascimentale).

Progettata per ventimila abitanti - ma non ne ebbe mai più di 5-6mila - Palmanova fu fondata il 7 ottobre 1593. Da visitare la piazza centrale con il suo Duomo e poi gli ingressi monumentali, porta Udine, porta Cividale e porta Aquileia: all'interno delle strutture sono ancora visibili i camini e i grandi portoni borchiati e, in porta Udine, anche le ruote di sollevamento del ponte levatoio. Ma da non perdere è soprattutto il giro sui camminamenti della cinta muraria, dove si possono ammirare da vicino le strutture architettoniche difensive della fortezza.

Foto Comune di Palmanova
ANTICHE FAGGETE
Il secondo sito italiano che entra nella Lista Unesco è un ampliamento transnazionale di un precedente sito. Si tratta di un insieme di foreste primoridali di faggi, che all'origine, nel 2007, comprendeva solo boschi ucraini e slovacchi, poi nel 2011 anche tedeschi e adesso include siti di mezza Europa: Italia, Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Polonia, Romania, Slovenia e Spagna, per un totale di 13 Paesi. Che cosa hanno di speciale questi boschi? Sono foreste molto antiche - le si chiama "vetuste" o "primordiali" - nel senso che non hanno subito cambiamenti nel corso di molti secoli. La storia del faggio è una storia di successo: dal termine dell'ultima Era glaciale, le faggete hanno lasciato i loro rifugi isolati sulle montagne per espandersi in tutta Europa e l'"invasione" sta andando avanti ancora oggi. Merito della flessibilità del faggio, un albero che tollera condizioni geografiche, climatiche e fisiche differenti. E che ospita moltissimi organismi al suo interno: le faggete sono un vero scrigno di biodiversità.

Ecco quali sono le antiche faggete diventate patrimonio dell'Umanità Unesco.
 

1. Il cluster delle faggete vetuste del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise (Aq)
All’interno del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise sono stati individuati 5 nuclei di faggeta per una superficie complessiva di 937 ettari, in località Villavallelonga (Valle Cervara), Lecce nei Marsi (Moricento), Pescasseroli (Coppo del Principe e Coppo del Morto), Opi (Val Fondillo). Sono faggete bellissime, caratterizzate da una elevata naturalezza - cioè poco toccate dalla mano umana nei secoli - che ospitano i faggi più antichi dell’emisfero settentrionale (560 anni). La faggeta della Val Cervara, in particolare, è, attualmente, l’unico esempio conosciuto di foresta primaria in Italia. Molte le passeggiate che attraversano queste faggete straordinarie: basta informarsi presso i centri del parco. Si tratta del primo sito Unesco in Abruzzo. 

Faggeta del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise - foto Bruno D'Amicis
2. La faggeta di Cozzo Ferriero (Pz)
La faggeta è localizzata nel Parco Nazionale del Pollino, all’interno del Comune di Rotonda. E’ estesa per 95 ettari ricadenti all’interno di un area di Riserva Integrale e si caratterizza quale estrema “zona di rifugio” del faggio durante l’ultima glaciazione sia in senso latitudinale che altitudinale. Per questo motivo costituisce una testimonianza, grazie anche alla presenza di coorti forestali composte da alberi di 3-400 anni, per l’analisi sull’adattamento del faggio ai cambiamenti climatici. La si può visitare preferibilmente in compagnia di una guida esperta, visto che non sempre il sentiero è tracciato e ben segnalato. Si tratta del secondo sito Unesco in Basilicata, dopo Matera.
3. La Foresta Umbra (Fg)
Un'altra faggeta bellissima, questa volta facilmente esplorabile: basta percorrere in auto la strada interna che attraversa il Gargano (da Monte Sant'Angelo a Vico del Gargano o a Vieste) e ci si troverà immersi tra i faggi... La Foresta Umbra (perché ombrosa) e il bosco del Falascone sono entrambi all'interno nel Parco Nazionale del Gargano e rappresentano un caso particolare tra le faggete italiane, perché sono lontani dagli Appennini e da loro isolati. Il promontorio del Gargano offre infatti condizioni climatiche particolari che consentono al faggio la sopravvivenza fino a bassa quota (< 800 m slm). La faggeta della Foresta Umbra ospita faggi fino a 350 anni: una longevità notevole per una quota così bassa.
4 Sasso Fratino (Fc)
La faggeta di Sasso Fratino è costituita da 781 ha di superficie di proprietà dello Stato, sottoposta ad un regime di Riserva Integrale già dal 1914 - in questa riserva, cioè, nessuno può entrare (se non i ricercatori e i guardaparco) e la natura è libera di fare il suo corso senza interferenze umane. E' il nucleo più grande di faggeta vetusta (con esemplari anche di 500 anni di età) dell'Appennino settentrionale. Nel 1993 Sasso Fratino è entrato a far parte del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, che conserva molte altre faggete meritevoli di una visita e di una passeggiata: per esempio il Sentiero Natura, posto tra Badia Prataglia e l'Eremo di Camaldoli, che risale la piccola e incantevole valle del torrente Archiano d'Isola rivestita da uno spettacolare bosco di faggio..
Sasso Fratino - foto Nevio Agostini
5 Monte Cimino (Vt)
La faggeta di Monte Cimino (Soriano nel Cimino) occupa la porzione terminale del Monte Cimino. Le piante qui raggiungono dimensioni molto elevate grazie a particolari equilibri (terreni vulcanici freschi, microclima umido determinato dalla presenza di laghi e del mare), cui deve la sopravvivenza stessa. La elevata fertilità ha facilitato inoltre i processi di recupero, dal 1970 ad oggi, e la faggeta si presenta con strutture multicoorte con esemplari di oltre 200 anni di età. Facile, ben segnata e adatta a tutti la passeggiata nella faggeta, con partenza da località Canepina.
6. Monte Raschio (Rm)
La faggeta di Monte Raschio è situata all’interno del Parco Naturale Regionale di Bracciano e Martignano, in provincia di Roma. Anche in questo caso siamo a quote molto bassa (450 m slm), alle cui condizioni climatiche il faggio è ben adattato. La sopravvivenza di questa faggeta è dovuta a substrati vulcanici altamente fertili e all’effetto mitigante dei vicini laghi vulcanici nonchè del mar Tirreno. Anche in questo caso facile la passeggiata. 
Faggeta del parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise - foto Bruno D'Amicis