Non tutti i primati sono positivi. Né fa piacere quando in cima a una classifica negativa c'è un nome italiano. E' il caso di uno reportage realizzato dal quotidiano britannico Financial Times sul lato B delle archistar. I grandi architetti, le nuove star del ventunesimo secolo, gli acclamati protagonisti del disegno urbanistico, a volta involontari ispiratori di nuovi flussi turistici (vedere il museo di Bilbao realizzato dal canadese Frank Gehry che ha letteralmente lanciato la città portuale basca nel circuito del turismo internazionale) realizzano talvolta opere magnifiche ma del tutto impraticabili.

In questa classifica degli edifici impossibili, pieni di scale che non portano da nessuna parte e di superfici spettacolari quanto inutili che il quotidiano inglese definisce architetture inumane, si merita la cover story il museo Maxxi di Roma firmato dalla Zaha Hadid, nota architetta anglo irachena, che per la sua forma e le superfici curvilinee praticamente sembra non consentire gli spazi necessari per allestire al suo interno grandi mostre.


 
Nell'elenco degli edifici inumani appare al secondo posto J. Edgar Hoover, la sede dell'Fbi di Washington, fatto rientrare correttamente nella scuola dell'architettura brutalista (nella foto sotto). Segue il Nehru Palace di New Delhi, infelice centro commerciale nella capitale indiana bollato come edificio del modernismo utilitarista.

 
E' poi la volta del Parlamento Europeo di Strasburgo. Con la sua aria da stadio di pallacanestro, con passerelle, ponti sospesi, scale a spirale, sembra disorientare, se non deprimere i 751 membri europei che insieme a un esercito assistenti, lobbysti, giornalisti lo frequentano quotidianamente.

Segue il Mogamma del Cairo proprio sulla centralissima e nota piazza Tahrir. Il nome in egiziano significa molte parti insieme e infatti per gli egiziani è talmente ingarbugliato che lo considerano un vero e proprio incubo quando sono costretti a metterci piede.

Nella top ten degli edifici più inumani manca curiosamente il palazzo presidenziale costruito per se da Nicolau Ceaucescu a Bucarest in Romania ma c'è invece il Palazzo Nazionale della Cultura di Sofia, in Bulgaria (nella foto sotto), simbolo del regime comunista, una sorta di mega reattore nucleare che doveva dimostrare la potenza del regime, non a caso costruito dalla figlia del dittatore Lyudmila Zhivkova, che è diventato fortunatamente un concentrato di uffici legali, di locali di divertimento e di sale cinematografiche.

In coda in questa classifica degli orrori di cemento e vetro, il Grande Palazzo del Popolo accanto alla piazza Tienanmen, di Pechino; la stazione di Shinjuku a Tokyo, un ipertrofico fungo di vetro e cemento che riunisce ben cinque stazioni di altrettante compagnie diverse, e, a sopresa, il Barbican di Londra, una cittadella di calcestruzzo, portabandiera del brutalismo (nella foto sotto), che pure la stessa regina, all'inaugurazione, nel 1969, definì “ una delle nuove meraviglie del mondo”. Ma erano altri tempi.