Per loro stessa ammissione, i piacentini non sono la gente piĂą espansiva del mondo. Un poco schiva, certamente non celebrativa, quasi gelosa della propria storia e del proprio benessere. “Siamo riservati e abbiamo conservato in modo riservato il nostro patrimonio” ha sussurrato pubblicamente Massimo Toscani, presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano. Ecco che allora quello che è successo a Piacenza negli ultimi mesi acquista una dimensione ancor piĂą straordinaria. Se giĂ  organizzare una mostra d’arte può essere un’operazione complicata, figuriamoci realizzare un percorso come quello che ha aperto al pubblico sabato scorso. 
IL GUERCINO A PIACENZA
L’iniziativa si chiama “Guercino a Piacenza” e vuole celebrare uno dei massimi artisti emiliani di tutti i tempi. Giovanni Francesco Barbieri, nato a Cento nel 1591, vissuto per gran parte della sua vita a Bologna, è una figura con pochi tratti folcloristici â€“ se non fosse per quello suo strabismo che gli consegnò il soprannome con cui lo conosciamo – ma non per questo poco amata dal grande pubblico, se è vero che è secondo solo al Caravaggio per numero di mostre che gli sono state dedicate. Certo non guasta il fatto che la sua produzione fu cospicua: alcune centinaia le opere conservate, visibili nei musei di mezzo nord Italia.  
A Piacenza il Guercino realizzò uno dei suoi capolavori, affrescando tra 1626 e 1627 la cupola del Duomo. Un lavoro monumentale, di grande respiro, eppure poco ricordato. Forse perchĂ© di fruizione complicata – anche piegando completamente il collo all’indietro gli affreschi si stagliano talmente lontani che diventa quasi impossibile apprezzarli a dovere. Per lungo tempo a Piacenza hanno pensato a un modo per valorizzare e rendere piĂą avvicinabili i profeti e le sibille che ammiccano dall'alto. E finalmente ci sono riusciti, con risultati che lasciano a bocca aperta.
LA MOSTRA GUERCINO TRA SACRO E PROFANO
Ma andiamo con ordine. PerchĂ© uno dei meriti dell'operazione piacentina - promossa da Comune, Diocesi e Fondazione Piacenza e Vigevano, realizzata grazie a CrĂ©dit Agricole Cariparma e altri sponsor - è quello di aver sfruttato la presenza del "capolavoro ritrovato" per creare un suggestivo percorso sull'artista. Il consiglio per tutti coloro che ci leggono è dunque di partire da quell'incredibile edificio che è Palazzo Farnese, sede dei musei civici piacentini, dove è stata allestita una piccola mostra intitolata "Guercino tra sacro e profano", curata da Daniele Benati e Antonella Gigli. 

In uno spazio ristretto (la Cappella ducale del Palazzo) e con una ventina di opere si inizia a capire chi è Guercino, cosa ci ha lasciato, i tratti distintivi della sua produzione. Si scopre così che il Barbieri era un uomo che viveva profondamente la religione, calata però in una dimensione di veritĂ , di affetto, di emozione. Come nell'Immacolata concezione conservata ad Ancona, in cui la Madonna sorge - dolcissima - dal mare con i piedi poggiati su una falce di luna. Un teatro dei sentimenti, com'è stato spesso definito, anche perchĂ© non pochi sono i rimandi al palcoscenico - la straordinaria Cleopatra morente viene incorniciata da un vero e proprio sipario di soffici tende.  

A noi sono piaciuti anche i contorni sfocati di Susanna e i vecchioni, in cui la pelle della donna sfuma nel blu del mare e nel cielo, e poi l'Ortolana, in cui il Guercino aggiunge a una natura morta dipinta dal fratello morto precocemente - unico grande dolore della vita dell'artista - un personaggio quasi fiammingo, dai tratti delicati, intento a contare le monete guadagnate durante la giornata.
NEL DUOMO, GUERCINO VISTO DA VICINO
Si esce così da Palazzo Farnese con una prima idea del Guercino, piĂą preparati ad affrontare il capolavoro che si parerĂ  davanti da lì a qualche minuto. Con una veloce passeggiata si è in piazza del Duomo: si entra però nella Cattedrale di Santa Maria Assunta da un ingresso secondario, alla sua sinistra, tramite un palazzo collegato. E qui si inizia a capire che cosa è stato appena realizzato nella piĂą importante chiesa di Piacenza, capolavoro romanico-gotico-barocco che ha subito tante trasformazioni nel corso degli anni ma che rimane emozionante nelle sue grandiose proporzioni

Lungo la navata sinistra, infatti, si accede a una struttura in legno, realizzata ex novo, che porta nell'area dell'altare (sopraelevata rispetto alla navata): un lavoro un po' impattante, forse, ma fondamentale per l'accessibilitĂ  - anche dei disabili - alla parte del presbiterio. Passando sotto alla fantastica pala d'altare, si arriva alla canonica, dove si ammirano antichi manoscritti autografi che raccontano il pagamento al Guercino per l'opera realizzata, e poi alla sagrestia, dove si assiste a un meraviglioso filmato sulla storia degli affreschi della cupola. Lo definiamo meraviglioso perchĂ© ci è parso davvero ben fatto: sul videowall, composto da 12 schermi in verticale, l'opera viene raccontata grazie a un'altissima risoluzione delle immagini, una perfetta fedeltĂ  cromatica, un testo preciso ma mai troppo difficile. Si compie un viaggio al tempo di Guercino, ci si trova a dipingere insieme a lui. E si esce emozionati. 

LA SALITA IN QUOTA
Tornati nella navata sinistra, si è pronti ormai alla salita. PerchĂ© la vera, grande novitĂ  di "Guercino a Piacenza" è la salita "in quota", resa possibile grazie al recupero di spazi finora inaccessibili, liberati da decenni di macerie e di polvere. Attraverso stretti cunicoli, ripide scale, camminamenti interni ed esterni si sale prima nel muro della navata laterale, poi sopra di essa, poi sopra quella centrale - scoprendo che tra il tetto della chiesa e il soffitto della navata c'è un'intercapedine inaspettatamente grande. Un percorso non per tutti, da sconsigliare a bambini e ad anziani, ma affascinante nei suoi continui affacci all'esterno e all'interno. 

E come in un'ascesa iniziatica, alla fine si giunge al sospirato premio: l'affaccio sulla piazza del Duomo, con la vista dalla croce in facciata, e soprattutto sulla cupola, che si ammira dal matroneo sottostante. Finalmente gli affreschi di Guercino sono lì vicino, potenti, osservabili nei loro dettagli. Un breve spettacolo di suoni e luci - l'impianto di illuminazione è stato totalmente rinnovato da Davide Groppi - occupa i pochi minuti a disposizione, che consigliamo di assaporare fino in fondo senza pensare troppo alle fotografie. Le Sibille, i Profeti, le scene della vita di Cristo nelle lunette vi rimarranno meglio nel ricordo.

Il percorso guerciniano è finito, si scende attraverso il muro della navata destra e si ritorna con i piedi per terra. Con un paio di considerazioni nella testa: in primis, un apprezzamento per il contributo della Diocesi (oltre che per quello del Comune e degli sponsor): non capita sempre che la fruizione dell'arte ecclesiastica sia messa allo stesso livello della funzione religiosa dell'edificio. E poi, la speranza che un percorso del genere - per ora previsto fino al 4 luglio (la mostra fino al 4 giugno) - possa trovare una dimensione piĂą continuativa nel tempo. Piacenza e il suo Guercino hanno tutte le credenziali per entrare in un Grand Tour dell'arte italiana.
INFORMAZIONI
Guercino a Piacenza, mostra dal 4 marzo al 4 giugno 2017; cupola fino al 4 luglio
Attenzione: prima di programmare la visita, è indispensabile prenotare il percorso nel Duomo con la salita alla cupola attraverso il sito web. L'accesso è riservato infatti a 20 persone ogni 15 minuti (60 persone all'ora). Per la visita alla mostra invece non è necessario prenotare. Ripetiamo che la salita non è adatta ai bambini e anziani con problemi motori (che però possono accedere alla parte iniziale, così come i portatori di handicap). 

- Dove: nella Cattedrale di Piacenza (piazza Duomo) e ai Musei di Palazzo Farnese (piazza Cittadella 29).
- Orari: martedì, mercoledì, giovedì, domenica: 10-19; venerdì e sabato: 10-23; lunedì chiuso. Orari particolari a Pasqua e nei giorni precedenti.
- Biglietto cumulativo Cattedrale e palazzo Farnese 12 euro; ridotto a 10 euro per chi ha meno di 18 anni e piĂą di 65; ridotto per tutti i soci Tci. 
- Sito internet
www.guercinopiacenza.com


 
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