Che sia una follia lo sanno tutti. Venezia oramai da anni è assediata dalle grandi navi crociera. Ben 663 nel 2012. Nove in più dell'anno precedente, quando erano state 654. Quest'anno siamo a oltre 500 ma in questi giorni (sabato 21) si è toccato il record storico: ben 12 tutte insieme. Un muro di alluminio che fa assomigliare il panorama di Venezia a quello di New York. Con le vetrate della navi alte quanto un campanile che nascono alla vista il profilo della città (basta andare al Lido per rendersi conto dello spettacolo) e invadono il delicato ecosistema veneziano di migliaia e migliaia di turisti/croceristi. Nel 2012 sono stati 1.775.944. Un esercito.

Ma il punto della questione non sono tanto (o non solo) le persone (come negare a qualcuno il diritto di godere della bellezza della città lagunare? Impossibile) quanto il passaggio a pochi passi da un patrimonio tanto bello quanto fragile di imbarcazioni lunghe tre volte piazza San Marco e alte poco meno del campanile. E se qualcosa andasse storto e invece di frenare una di queste si arenasse tra i tavolini dei caffè in piazza? E poi: che effetto ha il moto ondoso provocato da questi transatlantici sulle deboli fondamenta della città? Ma senza per forza essere catastrofisti: è giusto che il panorama della città venga quotidianamente sfigurato da queste navi? Che sia una follia lo sanno tutti. Al punto che il decreto Clini/Passera dello scorso anno limiterebbe a 40mila tonnellate la stazza delle navi che possano transitare in laguna. Ma siccome siamo in Italia, fatta la legge trovato l'inganno: non esistendo ancora nessun alcuna via alternativa per raggiungere il terminal crocieristico ecco che si applica la deroga. E le navi più grandi entrano lo stesso attraverso in canale della Giudecca.

Così oggi siamo ancora qui a chiederci se abbia senso che tutto ciò accada. O se non sia meglio porre fine una volta per tutte a questo rischioso spettacolo. Aspettando la prossima volta: quando le navi transitate davanti a San Marco in un giorno solo non saranno più una, né due, né dodici, ma forse 13.