Turismo e sviluppo sembrano essere due concetti che vanno a braccetto. Che può essere anche vero, tutto dipende da come si declina la parola sviluppo. Perché se il corollario dello sviluppo turistico deve per forza essere quello edilizio allora c'è qualcosa che non funziona e ci deve far alzare le antenne per capire meglio che tipo progetti propongano i fautori dello sviluppo.

Come ha fatto il nostro lettore Gianmario Marras che ci porta a conoscenza dei progetti di sviluppo turistico dell'area di Bosa, sulla costa occidentale sarda. Qui da anni si parla di un grande progetto immobiliare, Bosa colors, legato alla costruzione di un campo da golf da 18 buche e annesse pertinenze del green, ovvero metri e metri cubi di cemento (in questo caso 75mila tra edilizia residenziale e strutture turistiche) che minacciano la zona di Tentizzos.

Si tratta di un selvaggio tratto di costa tra Bosa e Alghero dove nidificano gli ultimi grifoni di Sardegna, un tratto che dovrebbe essere tutelato in quanto dichiarato Sic, sito di importanza comunitaria. Ma che con una leggina regionale (la numero 19 del settembre 2011) potrebbe essere sfruttato per fini immobiliare con la scusa del golf, sport verde dichiarato strategico per lo sviluppo dell'economia sarda, ma spesso usato come paravento per nascondere nuove colate di cemento e consumo del territorio.

Si chiede il nostro lettore se «davvero l’assenza di campi da golf, ville, hotel sul mare sia da considerarsi un ostacolo alla crescita economica? E ancora cosa impedisce l’amministrazione di un patrimonio naturale, archeologico e culturale come quello della Sardegna, in modo da farlo divenire il motore di uno sviluppo duraturo, senza pregiudicarne per sempre l’integrità ambientale?»