“Negli stand di questo Salon de l’Auto di Ginevra, oggi sono esposte molte auto ibride. Noi di Toyota ne abbiamo già vendute ai clienti tre milioni. E abbiamo risparmiato al pianeta almeno 18 milioni di tonnellate di CO2”. La sintesi di Didier Leroy, presidente europeo del colosso giapponese descrive bene le dicotomie che, al salone dell’Auto di Ginevra che apre al pubblico domani, agitano il mondo della mobilità ecocompatibile o, meglio, a ridotto impatto ambientale.

Tra le vetture presentate da molti costruttori, infatti, chi ha l’occhio allenato ha visto prototipi a “emissioni zero” già noti e stranoti. Pure le promesse di “svolte ecologiche” si susseguono di motorshow in motorshow, senza che arrivino proposte concrete negli autosaloni. Basti pensare alla telenovela delle auto elettriche Chevrolet Volt, che in Europa si chiamerà Opel Ampera (a Ginevra se ne è saputo il prezzo, 42.900 euro), e Nissan Leaf: impianti di produzione ancora da allestire, immatricolazioni che si contano sulle dita di una mano.

Ecco quindi perché c’è chi - come Toyota - si fa forte di vendere già da un decennio auto ibride per annunciare tre importanti novità verdi: la Prius+, monovolume ibrida a sette posti che mira a essere la beniamina delle famiglie, la rinnovata cittadina Yaris in versione ibrida e una Prius “plug-in” con batterie ricaricabili che può percorrere una ventina di chilometri al giorno in modalità full electric. E il più diretto concorrente, Honda, che già vende la versione ibrida della compatta Jazz, ne annuncia pure la versione “plug-in”.

Il problema, però, resta appunto quelle delle “plug”, le spine elettriche. Che in gran parte del mondo non ci sono… Una sfida infrastrutturale importante, dato che tutte le vetture elettriche non superano in 200 km di autonomia e i tempi di carica minimi sono dell’ordine almeno delle mezz’ore. Ecco perché Renault, che ha accettato la scommessa dell’auto elettrica non si limita a presentare il bel prototipo Zoe ma con la concept car R-space presenta pure un’interessante familiare con propulsione tradizionale a basse emissioni. O i giapponesi di Mitsubishi, nel presentare la New Global Small, una compatta destinata ad essere la seconda auto degli europei e la prima nei Paesi emergenti, la cui produzione in Thailandia sarà di 150mila unità/anno, puntano su prezzi ed emissioni ultrabassi, ma rimandano al 2015 la versione elettrica.

L’alternativa, seguita da gran parte dei costruttori, è perciò quella di puntare su propulsori tradizionali, ottimizzati per basse emissioni, e risparmi di peso per le carrozzerie. Come nel caso del prototipo Mila degli austriaci di Magna-Steyr, una compatta a quattro posti a tecnologia aeronautica che pesa solo 700 chili e ha emissioni di 55 g/km. Senza arrivare agli estremi degli inglesi di Morgan, che hanno rispolverato il loro storico Three Wheeler, è la strada scelta anche da Bmw e Audi, quella dell’alleggerimento delle scocche, con l’uso di materiali compositi in combinazione con l’alluminio. Il gruppo Fiat, invece, conferma nel presentare la nuova Lancia Ypsilon a quattro porte di puntare sui propulsori a ridotto impatto, appartenenti alle famiglie TwinAir (il bicilindrico già disponibile sulla 500) e MultiAir a benzina e gasolio.

Da non perdere, nel momento in cui Peugeot a Ginevra dà il via alle vendite della crossover 3008 in versione diesel-ibrida, gli annunci di versioni analoghe, anche con batterie “plug-in” di Volvo V60 e Range Rover. Sempre che non di decida di tacitare la propria coscienza ambientalista con una Rolls Royce Phantom elettrica: il prezzo è indefinito ma Emily, la Flyng Lady sulla calandra, è in vetro Lalique, illuminata di azzurro dall’interno, in omaggio al pianeta e alla sua tutela…