Credete di sapere tutto di Valencia - in valenciano scritto València? Magari perché ci siete già stati almeno tre volte, una a vedere il Gran premio di Moto Gp, un'altra a mangiare la paella di fronte al mare, un'altra ancora a girare fra gli stupefacenti quattro padiglioni della Città delle arti e delle scienze, a firma Santiago Calatrava? Beh, se davvero ritenete che Valencia ormai per voi non abbia più segreti, forse è l'ora di ricredervi.
Perché la terza città spagnola ha un portfolio di proposte (culturali, artistiche, sportive, religiose, gastronomiche, folcloristiche, per i bambini...) talmente ampio che, a volte, neppure i residenti le hanno sperimentate tutte. Ecco dunque 12 suggerimenti per vivere a fondo una città che, favorita dal mite clima mediterraneo e dall'eccezionale luminosità, nella sua storia è stata romana, araba e cristiana, e oggi è semplicemente una delle più vivaci città d'Europa (perdonateci se questa volta non vi parleremo dell'agua de València, della Lonja de la Seda, delle architetture moderniste, degli edifici firmati da mostri sacri tipo Norman Foster o David Chipperfield, della trentina di musei che da soli varrebbero il viaggio, dei Jardines de Monforte, degli aranceti sterminati, del glorioso stadio Estalla, del quartiere emergente di Ruzafa, della Marina Real Juan Carlos I, del Tribunale delle acque, della torre del Micalet, della Estación del Norte, della leggenda per cui il rat penat ovvero il pipistrello è il simbolo della città, ecc. ecc. ecc.).

Foto Roberto Copello
1. NON BRUCIATE QUEI NINOTS!
Inserito dall'Unesco nel Patrimonio culturale immateriale dell'umanità, il Festival de Las Fallas (anche se il paragone desterebbe orrore nei valenciani) sta a Valencia come il Carnevale di Rio sta alla metropoli brasiliana. In comune c'è anche l'appassionato lavoro con cui i cittadini lo preparano per mesi e mesi. Dal 15 al 19 marzo le vie e le piazze di Valencia si riempiono di enormi sculture in cartapesta o legno, le fallas appunto, che saranno bruciate alla mezzanotte del giorno di san Giuseppe, il 19 marzo, dopo due giorni di concerti, spettacoli folcloristici, fuochi d'artificio, sfilate e altri eventi. I 700 ninots, i pupazzi che compongono le scene dei monumenti delle Fallas, sono visibili alla Exposición del Ninot allestita fino al 15 marzo presso la Città delle arti e delle scienze, dove il pubblico può votare per scegliere le due figure da salvare dalle fiamme della Cremà: andranno ad arricchire la collezione del Museo Fallero, che nel 2017 ha avuto 103mila visitatori (www.fallas.com).
Las Fallas però per i Valenciani, oltre che un'occasione di satira ai fatti dell'anno, è anche una festa religiosa, che culmina nella Ofrenda, l’offerta dei fiori alla Virgen de los Desamparados (la Madonna degli abbandonati), patrona della città: il 17 e 18 marzo la statua della Vergine è ricoperta di garofani rossi, bianchi e rosa offerti da 100mila “falleros” e “falleras”, vestiti con i loro ricchi costumi di seta.
Foto Roberto Copello
2. I GIARDINI CHE FURONO UN FIUME 
Un fiume che non è (più) un fiume. Immaginate che l'Arno, dopo l'alluvione del 1966 che devastò Firenze, fosse stato deviato fuori città, e che il suo letto oggi sia un enorme e lunghissimo giardino, dove passeggiare, correre, pedalare, andare in Segway, pattinare, e dove ci sono laghetti, campi da calcio e da rugby, musei, teatri, un acquario, un giardino zoologico... Ecco, è quanto accaduto a Valencia con il fiume Turia, il cui corso fu prosciugato dopo la terribile alluvione del 1957. Il generalísimo Francisco Franco voleva farci passare una tangenziale a otto corsie. Per fortuna non fece in tempo, e mancarono anche i soldi. Così, morto nel 1975 il caudillo, si fece la scelta giusta, quella su cui si sono costruite le fortune turistiche di Valencia: ricavare il parco urbano più grande della Spagna, che corre per 9 chilometri attorno al centro storico. Difficile essere pigri o depressi, in una città che conta su un'oasi verde, tranquilla e divertente come quella dei giardini del Turia...

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3. IL SANTO GRAAL ABITA QUI
Non fatelo sapere a Indiana Jones, a Dan Brown, e neppure ai genovesi che nella cattedrale di San Lorenzo conservano gelosamente il Sacro Catino, ma parrebbe proprio che il vero, unico, originale Santo Graal, o Grial come si dice in spagnolo, sia a Valencia. Dove? In una cappella della Seu, la cattedrale cittadina. In alto, dentro la teca di un altare, sta il calice che Gesù avrebbe usato nell'Ultima Cena. La tradizione aragonese vuole che da Gerusalemme sia arrivato a Roma dove, durante le persecuzioni di Valeriano, san Lorenzo (che era spagnolo) lo mise in salvo inviandolo ai suoi genitori, nella penisola iberica. Comunque la pensiate, i papi Wojtyla e Ratzinger hanno celebrato con questo calice, e Papa Francesco ha approvato un Giubileo del Santo Calice da celebrarsi ogni cinque anni.
4. LA MUSICA DEGLI ANGELI 
Per oltre trecento anni erano rimasti nascosti, ricoperti dalla boveda barocca che ricopriva la volta sopra l'altare maggiore della Cattedrale. Poi, nel 2004, il restauro della struttura seicentesca ha permesso l’eccezionale scoperta, riportando alla luce gli Angeli musicanti affrescati tra il 1472 e 1478 da Paolo di San Leocadio e Francesco Pagano, due pittori italiani che il cardinal Rodrigo Borgia (il futuro papa Alessandro VI, padre di Lucrezia Borgia) aveva portato con sé a Valencia. Restaurati dall’Institut Valencià de Conservació, sono diventati uno dei capolavori più ammirati della città. Ed è impossibile non restare incantati, cervicale permettendo, a contemplare la delicata fisionomia degli angeli musicanti, i loro costumi e gli strumenti musicali che stanno suonando.
Foto Roberto Copello

5. UNO SCRIGNO DI AFFRESCHI 
Paragonarla alla Cappella Sistina, come spesso fanno qui, è di sicuro eccessivo. Anche perché né il pittore Dionis Vidal né il suo maestro Antonio Palomino reggono il confronto con Michelangelo. Però i duemila metri quadrati di affreschi barocchi che tappezzano le pareti e le volte della gotica chiesa di San Nicolás impressionano comunque. Dipinti fra il 1697 e il 1700, erano stati quasi dimenticati, anneriti dal fumo delle candele e rovinati dall'umidità, finché un sofisticato restauro fra il 2013 e 2016 li ha riportati alla luce. E subito sono diventati una delle attrattive artistiche immancabili per chi visita Valencia.

Foto Roberto Copello

6. ORZATA, HORCHATA, ORXATA 
Forse la parola “orzata” vi fa pensare a una bibita dolciastra che decine d' estati fa vi propinava la nonna, in alternativa al tamarindo. Oppure a quelle poco invitanti bottiglie di liquido biancastro che avete visto al supermercato. Ma dite la verità: sapete con che cosa è fatta l'orzata? Con l'orzo? Ma neanche per idea! Per conoscere l'origine autentica e il gusto vero di questa rinfrescante bibita dovete venire a Valencia. Dove è chiamata “horchata” ed è posta al centro di un culto quasi religioso.
Alla base della horchata, che va degustata fredda, inzuppandovi i lunghi panini glassati detti fartóns, c'è la chufa, il tubercolo di una pianta simile al papiro (il Cyperus esculetus) che gli arabi portarono a València dall'Egitto. Oggi si coltiva quasi solo a nord di Valencia e la sua capitale è il paesino di Alboraya, che allinea una serie di horchaterie sulla via principale e ha persino un Museo de la Horchata e de la Chufa, la Alquería El Machistre (www.elmachistre.es). Ma anche in centro a València si può degustare la vera horchata in luoghi tipici come la bellissima Horchatería Santa Catalina, oppure Daniel, Bertal o la Casa de l’Orxata. Garantito: chi assaggia l'orzata di Valencia, la desidera per tutta la vita. E non solo perché il salutismo imperante ha trovato che possiede ottime proprietà salutari.
7. BOMBAS GENS, ARTE E IMPEGNO SOCIALE 
Ricavato da un vecchio edificio industriale, è l'ultimo centro d’arte aperto in città. Il Bombas Gens, con la sua facciata Art Déco, ha trovato spazio in una fabbrica del 1930 chiusa dal 1991 e che nel 2014 era stata devastata da un incendio. Dopo il restauro, ora qui sono esposte 1500 opere della collezione di arte contemporanea della Fundació Per Amor a l’Art, una fondazione privata molto impegnata anche con bambini e adolescenti disagiati. E non è un caso dunque se il Bombas Gens, sorto in uno dei quartieri più popolari della città, comprende sia un centro di accoglienza dove sono seguiti 36 bambini e ragazzi a rischio di esclusione sociale, sia un centro studi sul raro morbo di Wilson. Il centro d'arte sarà anche, dalla primavera 2018, la nuova sede del ristorante stellato di Ricard Camarena, il più famoso chef locale (vedi al punto successivo).
Bombas Gens - foto www.selldorf.com
8. NON C'È SOLO LA PAELLA
Magari siete fra chi a Milano chiede il risotto allo zafferano, a Roma pretende un'amatriciana, e a Napoli non può rinunciare alla pizza. A Valencia, però, per una volta cercate di fare a meno della paella e godetevi le creazioni degli chef più innovativi, in ristoranti che si chiamano Riff, Seu Xerea, Vertical, Casa Montana. O nei locali dello stellato Ricard Camarena, nato nel 1974 in un vicino villaggio di montagna, le cui parole d'ordine sono: sapore, rispetto per il prodotto, cucina creativa senza stridori, impegno per la tradizione, mediterraneità e stagionalità ma anche influenze asiatiche. Ricard è uno chef inquieto, che fra l'altro ha portato in cucina la sua passione per la musica e in particolare per la tromba. Se non potete permettervi una cena al Ricard Camarena Restaurant, nello spazio culturale del Bombas Gens, avrete facilmente modo di apprezzare il tocco dello chef nei locali più informali che gestisce in città: l'eclettico Canalla Bistro, nel quartiere di Ruzafa; il Central Bar, nel Mercado Central; Habitual, nella parte inferiore del Mercado de Colón. Garantito: una volta assaggiato il suo “pane al vapore e pancia di maiale pechinese”, della paella non sentirete più il bisogno.
Ricard Camarena - foto ricardcamarena.com​
9. LA CITTÀ DEL RUNNING
València si è affermata negli ultimi anni come un paradiso per i runner, tanto da presentarsi ormai senza esitazioni come “ciudad del running”. Il clima favorevole e i percorsi lungo il mare e lungo il letto del Turia invogliano a correre tutto l'anno, tanto che ogni weekend circa 50mila uomini e donne popolano strade e parchi con le scarpette da corsa ai piedi. Ma il successo si deve anche alla perfetta organizzazione e al clima festoso delle competizioni che attirano un numero crescente di atleti professionisti e amatoriali. In città si organizzano più di 50 corse su strada all'anno: tutte con migliaia di iscritti, alcune di livello internazionale.
La più popolare e importante è la Maratona di València, impostasi in pochi anni come una delle più prestigiose e più veloci, grazie al percorso assolutamente pianeggiante. Partenza e arrivo avvengono fra gli iconici edifici della Ciudad de las Artes y las Ciencias, con il rettilineo finale ricavato su una piattaforma di 150 metri lanciata sui laghi, dove sembra di volare sull'acqua. Nel novembre 2017 sulla linea di partenza c'erano ben 30mila atleti: metà erano spagnoli, ma poi seguivano gli italiani, con quasi duemila iscritti. Sotto gli occhi di 200mila spettatori distribuiti lungo il percorso cittadino, il keniano Kitwara ha vinto in 2:05.15, il tempo più veloce mai ottenuto in una maratona in Spagna. Chissà se nell'edizione 2018 si farà meglio, quando el Maratòn si correrà il 2 dicembre (come sempre insieme a un'altra gara ormai classica, la 10 km Trinidad Alfonso). Popolarissima è poi la Mezza Maratona (sarà il 28 ottobre). Infine quest'anno Valencia è stata designata a organizzare, il 24 marzo, anche il 23° Campionato mondiale Iaaf di mezza maratona (l'olimpionico Stefano Baldini fu nel 1996 l'ultimo atleta non africano a imporsi).

Foto Roberto Copello

10. MUSICHE, MAESTRO
Il Palau de les Arts Reina Sofía non è solo un teatro dell'opera sensazionale per le complesse linee architettoniche pensate da Santiago Calatrava. È anche un vero tempio della creatività musicale. Bello da vedere e “da ascoltare”, insomma. Grazie alla sala principale da 1412 posti e ai tre auditorium, può offrire quattro diversi spettacoli musicali, dall'opera al balletto, dalla musica contemporanea alla zarzuela (il più tipico genere lirico-drammatico spagnolo). E il suo programma è di un livello tale che offre spunti di “turismo culturale” validi tutto l'anno. Per l'orgoglio del direttore artistico di Les Arts, il cantante e regista torinese Davide Livermore, fermamente convinto della vocazione internazionale del teatro lirico Valènciano. Nell'attuale stagione, per esempio, inaugurata da un “Don Carlo” verdiano con Plácido Domingo, spiccano un “Peter Grimes” di Britten con Gregory Kunde e due produzioni tutte nuove: in aprile “Il Corsaro” di Verdi diretto da Fabio Biondi, per la regia di Nicola Raab, e in giugno “La dannazione di Faust” di Berlioz diretta da Roberto Abbado, per la regia di Damiano Michieletto.
11. UN PARADISO PER I BAMBINI
Nel 2017 l’Osservatorio di Bimboinviaggio.com, portale italiano leader nelle vacanze delle famiglie, ha assegnato a Valencia la palma della città europea con più attrattive per i bambini. Non a caso. Qui le attività adatte ai piccoli turisti sono davvero tante e, cosa non da poco, piacevoli anche per i genitori. Cuore della València a misura di bambino sono i giardini del Turia, con le loro attività all'aria aperta (gettonatissimo è il Gulliver di 70 metri che i bambini scalano per lasciarsi scivolare lungo le sue dita e le sue gambe) ma anche con le strutture da visitare: il Museo delle scienze Principe Felipe, dove si può costruire case con le gru giocattolo e fare tanti esperimenti educativi e divertenti; il Bioparc, giardino zoologico “ambientalisticamente corretto”, che con gorilla e savane ricrea la flora e la fauna africane; l'Oceanogràfic, il più grande acquario d’Europa, dove i bambini possono dormire davanti alla vasca degli squali, e dove attualmente una grande attrazione è il piccolo beluga che sfreccia in una grande vasca senza mai lasciare la scia della madre.
Foto Roberto Copello

12. L'ALBUFERA: UCCELLI, PESCI E RISO
Che ci crediate o no, questo Parco naturale di 21mila ettari, che comprende il lago più grande di Spagna e una delle zone umide più importanti della penisola iberica, si può raggiungere con un autobus urbano, prendendo la linea 25 dal centro di València e pagando solo un euro e 50. Nella laguna si pesca, nei 223 kmq di risaie circostanti si coltiva riso (cosa pensavate, che la paella Valènciana si facesse con il riso importato dalla Lomellina?), e allora è normale che il piatto tipico da degustare in loco sia... no, non la paella, ma l'arròs a banda (“riso a parte”, in quanto va mangiato separatamente rispetto allo stufato di pesce poco pregiato con cui è cucinato). Prima, però, non si può mancare una gita sulle albuferencs, le barche dei pescatori, o una pedalata sino alle dune della Dehesa, la lingua di terra che separa il lago della Albufera dal Mediterraneo. “Obbligatorio” portare con sé binocolo e teleobiettivi: l'Albufera è infatti un vero paradiso ornitologico, dove svernano e si riproducono decine di migliaia di uccelli acquatici.
INFORMAZIONI UTILI
Come arrivare. 
Ryanair ha voli diretti a Valencia dalle principali città italiane: Torino, Milano Malpensa, Orio al Serio, Trieste, Venezia, Bologna, Pisa, Roma, Napoli, Bari. Sono, inoltre, attivi i voli operati da Vueling da Roma Fiumicino (tutto l’anno) e con Alitalia da marzo 2018.