Chiedo a un amico chi glielo fa fare, di partecipare al Tor des Géants. Mi guarda con occhi brillanti e un po' spiritati, di quelli che trasudano passione, emozione, voglia di farcela. La risposta mi basta.

Io le alte vie valdostane le ho battute spesso, da ragazzino insieme ai miei, da adulto con gli amici. La uno, che percorre tutte le valli a nord della Dora Baltea, dalla val Ferret a quella di Gressoney. La due, che attraversa il versante sud della valle d'Aosta, da Courmayeur a Champorcher, all'interno del parco nazionale del Gran Paradiso. Sono scenari bellissimi, ambienti d'alta quota ineguagliabili, valle solitarie e boschi profumati, al cospetto di montagne imponenti, i giganti del tour, appunto, i grandi cinque delle Alpi Valdostane: Cervino, Monte Bianco, Grand Combin, Monte Rosa, Gran Paradiso. Però, inutile dirlo, l'ho fatto camminando lentamente, guardandomi attorno, assaporando la montagna fiore dopo fiore, sasso dopo sasso. Una tappa alla volta, nel giro di parecchie estati. Loro, quelli del Tor, invece no. Loro le fanno correndo, tutte e due le vie unite in un anello, di seguito, Courmayeur-Courmayeur attraversando tutta la regione. Passando colli, valichi, pietraie, gole. Giorno e notte. Senza fermarsi (quasi) mai.

Trecentotrenta chilometri, 24mila metri di dislivello positivo, 150 ore di tempo massimo: sono dei folli, degli eroi, degli ultrauomini, questi 550 partecipanti al Tor des Géants che inizieranno la loro fatica domenica 9 settembre, a Courmayeur? No, nient'affatto. C'è qualche professionista, chi lo fa per mestiere, ci sono molti patiti degli endurance trail organizzati con successo in giro per il mondo. Ma c'è anche tanta gente normale, appassionata di montagna, desiderosa di mettersi alla prova, di darsi un obiettivo. Gente che si allena tutto l'anno non tanto per vincere, quanto per arrivare in fondo. Perché questo è lo spirito: farcela entro le 150 ore imposte dall'organizzazione. Poter dire di essere un finisher. Ricevere l'applauso in piazza a Courma. Raccontarlo a se stessi e al mondo.

Non ci sono tappe forzate, nel Tor, ognuno si gestisce come vuole, dormendo o non dormendo, correndo o passeggiando, mangiando pasta o vivendo solo di barrette, correndo da solo o aggregandosi a un compagno di viaggio. Gli unici punti fermi sono il kit obbligatorio da portare con sé, pena squalifica. Le basi vita dove riposare, nutrirsi, farsi curare. E soprattutto l'aiuto e la compagnia degli onnipresenti volontari disseminati lungo il percorso. Milleduecento persone pronte a incitare e ad applaudire, o a soccorrere, ove ce ne sia bisogno. Il Tor des Géants è giunto solo alla terza edizione, ma ha già saputo conquistare l'affetto e la partecipazione di tutti i valdostani: non c'è comune, rifugio, paese, malga che non si mobiliti per l'arrivo dei partecipanti. Ed è riuscito a unire tutta una regione, che non vede l'ora di incitare i magnifici 550.

Per me e per voi, lettori "normali", l'invito è quello di andare su un sentiero ad applaudire, durante la settimana tra il 9 e il 16 settembre. E senz'altro di visitare il sito www.tordesgeants.it, dove si può seguire a distanza tutto l'evento: con i tracciati, le altimetrie, i video, i racconti delle passate edizioni, le classifiche live tappa per tappa grazie a cui seguire il vostro beniamino. A partecipare, in poche parole, a un grande evento di sport e non solo.