A volte aspettare non è cosa vana, anzi le attese più logoranti spesso si risolvono in esperienze indimenticabili. Questa potrebbe essere la storia di chiunque di noi che si è visto prendere in prestito il tempo negli ultimi mesi di pandemia, e ora il tempo se lo è ripreso per realizzare un progetto che vale una storia e molto di più. 
Francesco Accardo è un trentenne che vive e lavora nella sua Cagliari come operatore culturale, anche se in cascina ha messo una laurea in ingegneria. Dal 5 giugno Francesco ha pedalato per più di 2000 chilomertri, attraversando da solo 11 regioni per realizzare un progetto ambizioso: percorrere l’Italia in e-bike, dalla Sicilia al confine austriaco in provincia di Bolzano, per salire infine simbolicamente sulla Vetta d'Italia, in valle Aurina, meta raggiunta lo scorso 7 luglio.
L’avventura a pedali di Francesco, sostenuta dalla Fondazione Siotto (storico ente dedito alla cultura sarda) e patrocinata dal Mibact, nasce molto prima del Covid e delle sue nefaste conseguenze, anche se il fatto di poterla realizzare solo dopo il lockdown primaverile ha aggiunto significati che vanno al di là della promozione di un turismo lento e sostenibile. Il progetto si chiama Tramonti e abbiamo chiesto di raccontarlo proprio a Francesco, approfittando di qualche giorno di pausa tra l’arrivo al confine austriaco e il ritorno in Sardegna.  

Il logo del progetto "Tramonti" / foto Francesco Accardo
Quando e come è nato il tuo progetto Tramonti?
Già da diverso tempo avevo in mente un viaggio in bicicletta in Italia. Lo avevo pensato per i 150 dell’unità nel 2011 e ancora per le celebrazioni della Grande Guerra tra il 2014 e il 2018. Avrei voluto dare un senso di unione simbolica tra tutte le regioni italiane. Tuttavia per un motivo o per un altro - anzi: per una scusa o per un’altra - non ho mai avuto il coraggio di prendere e partire.
Come hai pensato il viaggio è a che punto sei arrivato in questo momento?
Il progetto prevedeva la partenza da Palermo (sono arrivato lì in traghetto da Cagliari) per poi risalire tutta l’Italia fino al comune di Predoi, il più a nord del Paese, e quindi alla Vetta d’Italia. Sono partito il 5 giugno e sono arrivato alla destinazione il 7 luglio. A quel punto ho poi pensato di tornare utilizzando sia la bicicletta che il treno per imbarcarmi nel traghetto da Civitavecchia a Cagliari il 17 luglio. Ho fatto tappe di 80-90 km ogni giorno. Un itinerario cicloturistico semplice e fattibile per tutti.
Altopiano delle Murge / foto Francesco Accardo
 
Quanto hai aspettato per partire e quali significati si sono aggiunti dopo la pandemia?
Negli ultimi giorni del lockdown ho organizzato tutto abbastanza freneticamente. Ho cercato i partner e stabilito un itinerario di massima. Ho pensato che vedere l’Italia meno affollata fosse una occasione unica. Inoltre mi interessava vedere l’effetto del Covid sulla società. Dunque sono partito subito dopo l'apertura tra regioni diverse. Sono saltato sul primo traghetto disponibile!
 
Sul traghetto tra Cagliari e Palermo, lo scorso 5 giugno / foto Francesco Accardo
La bicicletta permette di entrare in contatto con le persone e i territori più di altri mezzi. Che Italia hai trovato nei tuoi attraversamenti?
La bicicletta permette un inserimento reale nei contesti ambientali in cui si passa. Sia in strada che nelle soste. E sono state davvero tante le persone incuriosite. Questo mi ha permesso di superare lo scoglio del primo impatto con un estraneo e parlare liberamente con tutti. L’Italia è un po’ arrabbiata e frustrata, principalmente per motivi economici, ma tutti sono estremamente rispettosi - nel limite della razionalità - delle norme. L’accoglienza è stata ottima. Ovunque.
 
Tra i tuoi incontri c’è stato qualcuno del Tci, chi ti ha salutato e che rapporto hai con il Touring Club Italiano?
Conoscevo i Consoli del TCI di Cagliari e della Sardegna da tempo, in quanto la sede della Fondazione di cui sono consigliere di amministrazione ospita il locale Club di Territorio. Ho chiesto loro una semplice partnership comunicativa e invece hanno fatto molto di più, attivandosi con i soci su tutto il territorio nazionale. Questo mi ha permesso diversi incontri, in particolare in Calabria e in Abruzzo. Persone splendide che hanno a cuore il proprio territorio e che mi hanno indirizzato in itinerari e luoghi meravigliosi. Da qui in poi, ovviamente come socio, sarò assiduo frequentatore di tutte le attività del TCI e mi piacerebbe contribuire a diffonderne i principi.
 
Antonio Recchia e Elio Torlontano del Tci sul lungomare di Pescara / foto Francesco Accardo
C’è un aneddoto che racconteresti subito?
Ce ne sono molti di aneddoti. Quello più simpatico ha per protagonista un ciclista di 82 anni che ho incontrato tra Spoleto e Assisi. Ha deciso di sua sponte di farmi da guida, altrimenti - a suo dire - mi sarei perso su strada!
Esiste un momento o un panorama che sarà difficile dimenticare?
Rocca Calascio, in Abruzzo. Un tramonto spettacolare che ho ammirato il 21 giugno in un luogo speciale e unico, che definire sacro è dire poco.
Come racconteresti il tuo rapporto con la natura e con il tempo?
Non sono un talebano dell’ambiente, ma ho molto a cuore certi temi. Ho sviluppato una mia teoria sulle masse e su quello che definisco: consumismo della bellezza. Bisognerebbe essere più silenziosi davanti a certi luoghi e panorami. Il fatto di non poterli raggiungere in automobile non è solamente un bene per l’ambiente, ma anche per l’educazione alla bellezza del singolo individuo. E in tal senso il tempo non deve mai essere tiranno. Generalmente io lavoro anche 17 ore consecutive in un giorno per rispettare le scadenze e aumentare la mia personale efficienza lavorativa, ma questo non riguarda gli obiettivi di una vita, a cui si può arrivare in qualsiasi momento. E soprattutto non dobbiamo avere paura del confronto con gli altri...
Il lago di Misurina, Cadore, Dolomiti bellunesi / foto Francesco Accardo
 
Sembra scontato chiedertelo visto che hai scelto di realizzare il tuo di obiettivo più recente pedalando. Qual è il tuo rapporto con la bicicletta?
Non sono mai stato un cicloturista. Per me è la prima volta e non sarà di certo l’ultima! Ho sempre usato la bicicletta in città per semplice comodità di spostamento e di ricerca del parcheggio. Inoltre, adesso che ci sono le e-Bike, varrebbe la pena che tutti riflettessero sui vantaggi del girare così lasciando a casa l’automobile. Ritengo però non bisogna essere dei fanatici. Bisogna sapersi confrontare con il traffico e ricordarsi che si è solo una componente dello stesso in mezzo a una strada. E che il ciclista non ha più diritti o più doveri del camionista o dell’automobilista o del pedone.
L'e-bike utilizzata per il viaggio / foto Francesco Accardo
Cosa ti aspetta nei prossimi giorni e Tramonti avrà un seguito una volta arrivato a casa?
Nei prossimi giorni starò a Roma. Incontrerò qualche amico qui per poi salire a Civitavecchia e da qui prendere la nave per Cagliari. Arriverò sabato mattina a Cagliari. Sicuramente dal viaggio uscirà un piccolo documentario con tutti i video che ho fatto di ogni singola località con il drone. Ci lavorerò in agosto. E parallelamente sistemerò tutte le cose che ho scritto per metterle sotto forma di diario. Spero insomma di realizzare un documento che faccia godere il viaggio anche a chi non mi ha seguito sui social in queste settimane.