«Fossimo in Toscana, questa città sarebbe celebre e conosciuta come Siena. Ma noi siamo marchigiani, abbiamo l'understatement nel sangue.» La battuta, provocatoria, è di un amico marchigiano. E parla di Ascoli. E in effetti, davanti allo spettacolo notturno di piazza del Popolo, una delle piazze più scenografiche e belle d'Italia, mi stavo chiedendo perché la "cosa" ascolana più nota in Italia è l'oliva. Buona finché volete, anche bella in fondo, ma non credo valga un viaggio in città. Che poi Ascoli è città per rango e per ruolo, non certo per dimensioni o popolazione: 50mila abitanti, una provincia piccina, un centro storico che si gira comodamente a piedi, il mare a 30 km, l'Appennino anche a meno.

L'insediamento è di origine preistorica, mentre il mito fa risalire la fondazione della città a un gruppo di Sabini guidati da un picchio, uccello sacro a Marte. Da allora Ascoli ne ha fatta di strada, e di guerre: a volte per Roma, a volte contro Roma. Il fatto che la strada che oggi la collega al mare sia la Salaria la dice lunga su chi abbia avuto la meglio (ma non sempre).
E' però nel medioevo che la città inizia ad assumere quell'impianto architettonico urbanistico che si può ammirare ancora oggi, mirabile per eleganza e omogeneità. Merito anche del travertino, la pietra chiara utilizzata per la maggior parte dei suoi palazzi storici. Il centro storico si sviluppa lungo l'asse di corso Mazzini e il quasi parallelo corso Vittorio Emanuele, poi (o prima, a seconda della direzione) via Angelini. In poche centinaia di metri la città regala un susseguirsi di chiese, palazzi, musei (quello archeologico, ma anche la Pinacoteca civica, la più importante e ricca della regione), e poi il teatro romano, la loggia dei Mercanti.
Guardo l'amico, e protesto: ma perché non mi ci hai portato prima, sotto questo loggiato, in questa piazza rettangolare dove a ogni passo si coglie una prospettiva nuova, una visione d'insieme più ampia, più bella? E pensare che la chiesa che si affaccia sulla piazza, ovvero S. Francesco… in realtà le volge (quasi) le spalle. Il Duomo è altrove, naturalmente vicino: accanto al battistero medievale di S. Giovanni, in piazza Arringo, la più antica della città, si trova infatti la cattedrale di S. Emidio. Al suo interno, la cripta dedicata al Santo patrono e il grande polittico di Carlo Crivelli, artista simbolo di Ascoli.
 

 
Secondo le cronache medievali, questa era la città delle duecento torri. Oggi è chiamata più modestamente città delle cento torri, e in effetti non siamo lontani da quel numero. Una delle più belle è la Torre degli Ercolani, sul Palazzetto Longobardo. E' il fiume Tronto che abbraccia il centro storico con una doppia s, scorrendo sotto il ponte Maggiore e il Ponte Romano, o di Solestà.
Gli appuntamenti più importanti nel corso dell'anno sono il Carnevale di Ascoli Piceno, la manifestazione gastronomica Fritto Misto all’italiana (aprile-maggio), e soprattutto il Torneo cavalleresco della Quintana (agosto). Molto sentito e partecipato, il carnevale ascolano ha tre date: il giovedì grasso, la domenica di carnevale e il martedì grasso. In queste date si svolge tra l'altro il concorso dei gruppi mascherati, che ha ormai superato le 50 edizioni. «Andiamo a mangiare le olive?» chiede l'amico. «Mia madre le prepara con il ripieno di pesce anziché di carne, sentirai che bontà...». Lo seguo. Vi saprò dire.
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