Il treno non è un semplice mezzo di locomozione. Certo, porta le persone da A a B, in questo fa il suo compito. E anzi, chi lo prende ogni santo giorno quasi lo odia, il treno. E c’è da capirlo. Ma chi viaggia ogni tanto, specie se per percorrere tragitti particolari finisce che il treno lo ama. Lo ama e ne subisce il fascino. Che non è per forza quella dell’Oriente Express, basta la Circumvesuviana.
L'INCONTRO
Di treni, di amori e di viaggi si parlerà giovedì sera 29 settembre al Punto Touring di Milano con Federico Pace, giornalista e scrittore, che ha raccontato i suoi viaggi sui binari d’Italia e d’Europa in La libertà viaggia in treno, edito da Laterza. Nel nuovo appuntamento di Compagni di viaggio, la rassegna di libri di viaggio che si tiene al Touring, Federico Pace dialogherà con Tino Mantarro, della redazione di Touring. L’occasione per riflessioni, storie e divagazioni nate a bordo di un mezzo di trasporto dato per spacciato, ma che invece gode di ottima salute e florido futuro. Qui un assaggio di quello che potrete ascoltare giovedì sera.
 L’INTERVISTA
La libertà viaggia in treno: non era l’auto il mezzo della libertà ?
Per la mia generazione, che ha conosciuto l’Europa grazie all’InterRail, il treno ha rappresentato la libertà di mettersi in viaggio. Una libertà piccola ma per noi nuova, la possibilità di un’avventura improvvisa, di pensare di andare a Nord e invece salire su un treno verso Malaga senza dover prenotare.
Però l’auto permette di muoversi liberi...
Certo, rappresenta una libertà, ma solo se non guidi. Il treno ti concede la libertà dell’attenzione e ha una doppia dimensione: puoi guardare fuori dal finestrino il mondo che passa e puoi guardare nel tuo scompartimento il mondo che viaggia con te.
In effetti il treno è più sociale.
Esatto: il treno è un elemento di incontro e condivisione. Permette il rimescolamento delle genti e stimola il senso di compassione con gli altri, c’è più empatia e contatto umano. Tutti insieme ci si fa portare, poi ognuno sceglie che scenario sfruttare del viaggio: se dietro al finestrino o fuori.
È un viaggio che sta scomparendo?
Non direi: certo molte linee vengono chiuse e molte esperienze come i viaggi notturni quasi non si possono più fare. E infatti racconto della Venezia-Atene attraverso la Iugoslavia, un viaggio che ha avuto un gran significato ma non è più percorribile perché attraversa un Paese che non esiste più.
Ma il treno resiste...
Resiste e si trasforma: ha un grande passato, ma anche un florido futuro. Non ci sono più i treni eleganti e lenti di inizio Novecento, vero, però anche i convogli dell’Alta velocità all’apparenza asettici ti danno quella possibilità di scambio che altri mezzi, come l’aereo, non ti danno. Forse è per questo che sul treno è stata ambientata tanta letteratura, mentre gli aerei sono stati scelti solo per le tragedie.
I racconti del libro sono tutti ambientati in Europa, come mai?
Mi sono limitato a viaggi in Italia e in Europa perché volevo costruire un ventaglio di possibilità che potessero essere replicate dal lettore. Anche se questa non è una guida ai viaggi in treno, piuttosto direi un’evocazione.
Evocazione dove non si parla dell’arrivo.
Esatto, parlo solo del transito, dell’andare da A a B, mai delle destinazioni. Credo che viaggiare non rappresenti l’attesa di arrivare in un luogo, ma un’altra esperienza. Il treno in questo caso rappresenta un luogo a sé in cui ci si sazia di una nuova e diversa esperienza.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

Mercoledì 5 ottobre, ore 18,30
Ricette per la mia famiglia (Guido Tommasi editore), con Mara di Noia che dialoga con Gianluca Biscalchin