Nell’ultima settimana di un caldo ottobre, quello del 2018, una enorme depressione meteorologica ha scatenato una tempesta di vento e pioggia che tra Veneto, Trentino e Lombardia ha raso al suolo più di 40.000 ettari di meravigliosi boschi, abeti rossi, bianchi, larici, schiantati e strappati dalla furia degli elementi. Ci ricordiamo tutti le immagini aeree che ritraevano distese di alberi a terra, allineati, inermi. 
Cosa è successo in quasi tre anni da quella che è stata battezzata "Tempesta Vaia"? Chi sta lavorando per recuperare 14 milioni di metri cubi di legname, e quando rivedremo chiudersi le ferite che ancora squarciano il paesaggio di boschi famosi in tutto il mondo?
La persona giusta per fare il punto è Paolo Kovatsch, responsabile tecnico dell’Agenzia provinciale delle foreste demaniali della Provincia autonoma di Trento. È lui che dirige e coordina molto del lavoro che sta impiegando incessantemente uomini e mezzi nei territori delle Dolomiti trentine, nominate dall'Unesco "​Patrimonio dell’Umanità”.
 

La distruzione provocata dalla furia di Vaia / foto Getty Images
Kovastch, dove la tempesta Vaia ha fatto più danni nel vostro territorio?
“Le foreste colpite dalla tempesta Vaia che davano un maggiore contributo alla produzione di legname sono quelle della val di Fiemme e della valle del Primiero, nel settore nord orientale della provincia di Trento, territorio in cui spiccano località come Paneveggio e San Martino di Castrozza, e poi le foreste di Cadino e la valle del Vanoi. Solo nell'ambito di queste Foreste Demaniali, che coprono circa novemila ettari, abbiamo avuto 190.000 metri cubi di schianti. Per dare un’idea del tipo di danno che si è venuto a creare questo vuol dire 18 volte quello che in base ai piani di assestamento tagliavamo ogni anno. In mezz'ora la tempesta Vaia ha abbattuto quello che avremmo venduto in due decenni".
Quali sono state le azioni intraprese per il recupero del legname?
“Per fortuna nel 2018 autunno e inverno non sono stati rigidi e quindi ci siamo potuti attivare subito per ricucire la viabilità e recuperare i primi alberi schiantati. Abbiamo dato incarichi sia a ditte boschive per il recupero, sia vendendo a ditte private direttamente porzioni di bosco (in gergo si dice vendere il legname “in piedi”). Combinando queste due modalità siamo riusciti ad accelerare un lavoro complicatissimo. Abbiamo calcolato che solo in Trentino sono stati atterrati quattro milioni di metri cubi di legname. Anche qui, per dare un’idea della proporzione consideriamo che il complesso delle ditte boschive che operano in Trentino normalmente ne lavorano tra i 400mila e gli 800mila metri cubi all’anno. Per questo motivo ci siamo dovuti rivolgere anche ad imprese d’Oltralpe, soprattutto austriache, una scelta che è stata molto dibattuta".
Avvicendamento nella stazione forestale demaniale di Paneveggio / foto Aprofod
Quali obiettivi avete raggiunto?
Ad oggi, dopo tre anni, siamo riusciti a recuperare e vendere due terzi del legname. Il lavoro, quindi, è quasi completato, visto che una parte del legname dovrà rimanere sul suolo perché staziona in zone montane poco accessibili. Alle difficoltà si è inoltre aggiunta, come previsto, la riproduzione abnorme dall’estate del 2020 del bostrico tipografo (Ips typographus), un coleottero parassita dell’abete rosso. Evitare che si diffonda dal legname abbattuto agli alberi sani è ora una lotta contro il tempo”. 
 
Oltre a modificare il paesaggio, c’è stato un impatto della tempesta Vaia sulla fauna selvatica?
“Sul territorio boschivo ci sono aperture di decine e decine di ettari. Ungulati, avifauna e microfauna hanno subito sconvolgimenti importanti che potremo valutare solo nel medio e lungo termine. Però siamo rimasti molto sorpresi. Monitorando le foreste dopo la tempesta abbiamo trovato davvero pochissimi resti di animali, che evidentemente hanno anticipato la tragedia utilizzando il loro istinto di conservazione”.
Monitoraggio del bostrico nella foresta demaniale di Scanuppia /  foto Aprofod
Come ha impattato la pandemia sul vostro lavoro?
“Durante la primavera del 2020 abbiamo come tutti subito un arresto delle attività di recupero. Poi abbiamo ripreso, ma con molti problemi legati alle norme anti-Covid che contingentavano il numero di persone impegnate sui mezzi di servizio e le richieste di forniture alle imprese, anch’esse bloccate dall’emergenza sanitaria. Oggi per fortuna stiamo recuperando, anche per il fatto che il nostro operato nei boschi non è assimilabile in quanto a rischi sanitari a quello di un cantiere urbano. Purtroppo una conseguenza molto negativa che si sta risolvendo piuttosto lentamente è il deprezzamento del legname, che già dovevamo vendere a importi bassissimi vista la enorme quantità di legno abbattuto dalla furia della tempesta”.
Qual è la filiera del legno recuperato?
“Il legname schiantato da Vaia e quello colpito dal bostrico viene utilizzato dalla logistica per gli imballaggi, il materiale ancora sano nelle sue nervature riusciamo invece a fornirlo alle segherie italiane e straniere. Il materiale irrecuperabile è per fortuna ancora utilizzabile come legname da cippato per le centrali da biomasse. Siamo rimasti colpiti da come il legno abbattuto abbia mantenuto una buona qualità anche dopo oltre un anno che stazionava sul terreno, esposto a qualsiasi fenomeno atmosferico. Nel disastro abbiamo almeno ricavato un dato positivo sulla resistenza di questo materiale straordinario”. 
Alla tempesta hanno resistito solo le piante più giovani e i larici / foto Aprofod
Come sono finanziate le attività di recupero e rimboschimento delle foreste abbattute?
“La Provincia di Trento sta attingendo a un fondo di 1,29 milioni che il Governo ha predisposto per la calamità. A questo si sono aggiunti altri progetti, come il Trentino Tree Agreement. Il primo fine di quest'ultima iniziativa è permettere ad aziende e ditte private di inviare spontaneamente soldi che servono al rimboschimento delle foreste, un risanamento indispensabile per la salute del suolo: pensiamo solo al ruolo degli alberi nella regimazione delle acque e nel contrasto alle valanghe e agli smottamenti. Il secondo obiettivo, e non in ordine di importanza, è quello di approfittare di quello che è successo quasi tre anni fa per stimolare la comunità a comprendere meglio gli equilibri che determinano la vita di una foresta e invitare a comportamenti sempre più virtuosi”. 
Che foresta rivedremo nascere, e quando la rivedremo nella sua interezza?
“Premetto che la tempesta ha sradicato perlopiù abeti rossi, per il motivo che questo albero ha radici molto superficiali. In foreste con molti alberi coetanei, gli schianti hanno riprodotto la meccanica di una immensa caduta di birilli, purtroppo. Invece abeti bianchi, larici e latifoglie, hanno radici fittonanti, cioè che vanno più in profondità. Queste piante hanno resistito senza subire lo sradicamento, ma sotto la forza straordinaria del vento si sono spezzate provocando un danno enorme in ottica della vendita del legname, visto che i tronchi sono rimasti feriti nella loro nervatura, rendendo il materiale prevalentemente inutilizzabile come legname da opera.
Il rimboschimento dipende invece molto dalla variabile dell’altitudine. Salendo di quota i cicli vitali sono più lenti. A 1000 metri di quota un abete rosso cresce il doppio che a 1500 metri. Prendiamo ad esempio gli abeti rossi di risonanza, dal cui legno vengono costruiti strumenti musicali famosi in tutto il mondo. La loro crescita si può dimensionare uno, due millimetri di diametro in più all’anno. A Paneveggio, per rivedere abeti rossi che avevano 60-70 centimetri di diametro dovremo aspettare almeno un secolo e mezzo. In altre zone colpite da Vaia, boschi più eterogenei, composti da latifoglie, faggi, aceri, abeti bianchi, le ferite si chiuderanno più velocemente. Dovremo avere pazienza, molta pazienza”.
Foto Getty Images
INFORMAZIONI UTILI
Scopri di più su Trentino Tree Agreement, vai al sito www.trentinotreeagreement.it
Scopri le attività delle Foreste Demaniali trentine sul sito www.forestedemaniali.provincia.tn.it
NEWS CORRELATE
Della tempesta Vaia e delle sue conseguenze abbiamo parlato anche in un'altra news dedicata