Potremo andare al mare? Sarà sicuro sdraiarsi in spiaggia? E fare una passeggiata in montagna? L’estate 2020, inutile dirlo, si annuncia densa di interrogativi a causa dell’emergenza coronavirus. Soprattutto in questi giorni, una volta trascorsa la Pasqua, lo sguardo degli italiani è proiettato in avanti, in attesa delle sospirate vacanze di luglio o di agosto. Anche perché sta girando ovunque in rete un’intervista di RaiNews24 al Sottosegretario al Ministero per i Beni Culturali e per il Turismo - non una persona qualunque, insomma – in cui Lorenza Bonaccorsi ha assicurato che “andremo al mare questa estate, stiamo lavorando perché possa essere così”

Posto che possiamo davvero sperare che il sottosegretario abbia ragione, e che le nostre vacanze dipenderanno in primo luogo dai nostri comportamenti, proviamo a fare qualche ipotesi su che cosa potrebbe succedere fra qualche mese. Ipotesi fatte con il buon senso, senza nessuna sfera di cristallo: non ci chiedete certezze, non ne abbiamo noi così come nessuno, in questa stagione dettata dal pensiero a “breve raggio”. 

La prima cosa certa è che la gran parte di noi rimarrà in Italia. A meno di casi particolari, sarà difficile poter prendere un traghetto per la Grecia, un treno per l’Austria o un aereo per gli Stati Uniti: con ogni probabilità i Paesi esteri imporranno quarantene e blocchi per noi italiani così come per gli altri viaggiatori provenienti dall’estero. Peraltro, anche in Italia non arriveranno milioni di turisti stranieri, come si può leggere nell’analisi del nostro Centro Studi: un’occasione per “sostituirci” a loro e riscoprire il nostro Paese. A questo riguardo settembre potrebbe rivelarsi, più degli anni scorsi, un mese utile per le ferie: sufficientemente distante dal momento del picco dei contagi ma ancora climaticamente "estivo".

Certo, non sarà facile muoversi neanche per noi all’interno del nostro territorio: ci saranno regole di distanziamento e obblighi di protezione su navi, treni, aerei, autobus. È facile pensare che l’automobile rimarrà il mezzo privilegiato, e il turismo sarà più di prossimità.

A proposito di distanziamento: sarà ovunque la parola chiave, quella sulle bocche di tutte. Ci chiederanno (o comunque sarà opportuno) di distanziarci dagli altri in ogni luogo: sulle spiagge, nei parchi, in città. Ora, se in alcuni luoghi – come un sentiero di montagna – sarà più facile tenere una distanza dagli altri turisti, altrove diverrà complicato. Pensate per esempio alla densità di sdraio e ombrelloni su una spiaggia della Versilia o della Romagna. Ecco allora che si sta iniziando a pensare a ombrelloni lontani gli uni dagli altri, ad orari particolari per le fasce protette, alla chiusura delle aree comuni (per esempio i parchi gioco per bambini), a scaglionamenti delle presenze. Non un compito semplice, anche perché dovremo tutti sottostare a disinfezioni costanti e magari anche a controlli della temperatura corporea, come avviene già prima di entrare in un supermercato. Quanto all’ipotesi di essere ingabbiati in una struttura di plexiglas pur di mettere piede in spiaggia (altra notizia di cronaca di queste ore), beh, speriamo che non si debba arrivare a tanto (e nel caso forse è meglio stare a casa?). C’è anche il rischio che alcuni stabilimenti balneari non aprano proprio cabine e lettini, viste le regolamentazioni a cui potrebbero dover sottostare e alla conseguente perdita del fatturato; e che la gente, prima di “rischiare” una contaminazione in spiaggia, preferisca andare altrove. 

Una probabilità che sconfina nella certezza è invece quella che dovremo imparare a convivere a lungo con le mascherine, come già i popoli orientali fanno da tempo (se avete mai fatto un viaggio in Cina o Giappone ve ne siete resi conto). Più le metteremo, anche in spiaggia o su un prato di montagna, più saremo sicuri e daremo sicurezza a chi sta intorno a noi. 

Un'ultima considerazione sulla tipologia di strutture che saranno utilizzate. C’è da scommettere che, quando si potrà tornare a viaggiare, saranno privilegiate agriturismi e residenze rurali, magari con una piscina a disposizione, dove potersi rilassare senza avere l’obbligo di venire a contatto con molte persone. Le seconde case, è ovvio, saranno la “salvezza” di chi ne è in possesso; così come è prevedibile che gli appartamenti in affitto potranno essere privilegiati ad alberghi e villaggi, soprattutto quelli che possono offrire l’utilizzo di un terrazzo o di un giardino.

Moltissime strutture alberghiere e altrettanti villaggi turistici, tuttavia, si stanno attrezzando per garantire la sicurezza sanitaria: all'orizzonte meno camere prenotate, magari, ma più distanziamento nelle aree comuni, diversificazione degli spazi, turni per ridurre “congestioni” nelle sale pranzo e così via. Altrettanto diffuse tra hotel e villaggi anche le possibilità di cancellare il soggiorno o l’affitto senza penali e con pochi giorni di preavviso: sperando che questo non accada e che potremo goderci tutti, lavoratori e turisti, una strana estate.