Sono passati cinquant’anni dalla notte del 4 novembre del 1966, quando l’Arno ruppe gli argini e allagò Firenze e parte della Toscana con il suo getto d acqua, fango, liquami e gasolio. In quelle stesse ore, le strade di Trento erano invase dalle acque del fiume Adige (nella foto sotto). Ovunque caos e distruzione, come se su queste due bellissime città fosse calato un esercito invasore. Se è vero che la storia è maestra, allora bisognerà ammettere che siamo stati pessimi discepoli. Proprio in queste ore infatti assistiamo alla drammatica piena del Tanaro e di altri fiumi che sta mettendo in ginocchio Piemonte e Liguria. Sono notizie di cronaca preoccupanti, che fanno comprendere quanto in Italia sia spesso sottovalutato il rischio idrogeologico.
ALCUNI DATI SUL RISCHIO ALLUVIONI IN ITALIA
L’Italia è caratterizzata per natura da un elevato rischio di frane e alluvioni per via della sua conformazione, ma questi fenomeni naturali possono trasformarsi in dramma a causa dell’intervento antropico. Gli italiani, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta, hanno drammaticamente sottovalutato il problema attuando comportamenti irresponsabili. Abbandono della montagna, disboscamento, urbanizzazione fuori controllo e soprattutto abusivismo hanno fatto sì che fenomeni naturali con cui l’uomo ha sempre convissuto evolvessero in tragedie.
Nel nostro Paese oltre 7 milioni di abitanti vivono in zone a rischio frana o alluvione, il 77% dei comuni italiani ha case, scuole, ospedali in zone a rischio idrogeologico e in alcune zone dell’Italia meridionale l’abusivismo edilizio raggiunge quote del 60%. In tutti questi anni sono stati sottratti spazi a fiumi e torrenti che adesso se li stanno riprendendo.
Gli esperti concordano sull'impossibilità di una soluzione definitiva per scongiurare il rischio di frane e alluvioni, ma affermano anche che è possibile ridurne le conseguenze. Proprio al MUSE di Trento, il 24 novembre è stato presentato LIFE FRANCA, un progetto europeo che punta a sensibilizzare i cittadini circa il rischio alluvionale, favorendo la crescita di una cultura dell’anticipazione e prevenzione di questi fenomeni.
LIFE FRANCA è l’acronimo di “Flood Risk Anticipation and Communication in the Alps” e vede tra i partner le università di Padova e Trento, il Servizio Bacini Montani della Provinvia di Trento, l’Autorità di Bacino del fiume Adige, l’azienda Trilogis e il MUSE, l’innovativo museo delle scienze di Trento.
 
IL PROGETTO LIFE FRANCA
Il progetto è focalizzato sull’ambiente alpino e i casi studio sono individuati nella Provincia di Trento, mentre alcune azioni interessano l’intero bacino dell’Alto Adriatico. Trattandosi di un progetto pilota, il modello può essere applicato anche in altre zone d’Italia. Si basa su tre pilastri: anticipazione, prevenzione e comunicazione. Il fatto più interessante è che coinvolge professionalità trasversali: ingegneri, giornalisti, geologi, comunicatori scientifici, sociologi e amministrazioni pubbliche, tutti uniti da un unico obiettivo, quello di migliorare gli strumenti per la comunicazione del rischio idrogeologico ai cittadini e creare in loro consapevolezza in modo che possano agire di conseguenza.
L’anticipazione si basa sullo studio di possibili scenari futuri per definire strategie da adottare nel presente in caso di rischio. La prevenzione è basata invece sull’adozione di comportamenti e strumenti che minimizzino gli effetti di un alluvione o di una frana: il progetto prevede infatti la realizzazione di un geo-portale web che darà informazioni aggiornate sulla situazione idrogeologica della Provincia di Trento, attraverso l’uso di mappe tematiche e in modo che il cittadino possa informarsi circa il rischio presente nella sua zona.
La cosa più complessa però sembra essere la comunicazione. Non è facile tradurre dati tecnici in un linguaggio comprensibile a tutti. Sarà questa la vera sfida di LIFE FRANCA, che può essere vinta solo grazie all’impegno di tutti: ci piaccia o no, è il momento di fare i conti con la natura e conoscerla è il primo passo per rispettarla.