Le vicende degli ultimi mesi e il recentissimo attacco terroristico all’aeroporto di Istanbul rendono estremamente fluida la situazione del turismo nel Mediterraneo soprattutto perché, a stagione estiva ormai avviata, si rischia un effetto “cancellazione” che può danneggiare molte destinazioni con ripercussioni per l’economia non trascurabili.

Ci sembra perciò utile capire, con i dati a disposizione, come sta cambiando il settore in una delle aree più frequentate al mondo: sono più di 300 milioni, infatti, gli arrivi internazionali che ogni anno il bacino del Mediterraneo attrae, ovvero oltre un quarto del movimento totale dei viaggiatori.

IL TURISMO NEL MEDITERRANEO
Facciamo, però, un passo indietro: l’egemonia turistica nel Mare nostrum si è costruita e consolidata negli anni. Da una parte, sulla sponda nord, si trovano aree tradizionalmente molto vocate all’accoglienza che sono da sempre leader mondiali (Francia, Spagna e Italia) insieme a Paesi cresciuti rapidamente in scia (Croazia e Grecia ma, perlopiù, posizionati sul prodotto mare); dall’altra, a sud e a est, destinazioni emerse più recentemente (Egitto, Marocco, Tunisia e soprattutto Turchia) che hanno saputo competere molto bene focalizzandosi su un’offerta balneare “esotica” accessibile a tutti.

Qualche dato per capire i trend: se negli ultimi vent’anni (1995-2015) i Paesi top – Francia, Italia e Spagna – sono cresciuti tra il 20 e il 40% in termini di arrivi, il Marocco ha registrato un +170%, la Croazia +270%, quasi +500% la Turchia che, non a caso, con 40 milioni di viaggiatori (non arrivavano a 7 nel 1995) è oggi il sesto Paese più visitato al mondo dopo l’Italia. Discorso a parte merita l’Egitto che ora è tornato ai livelli di dieci anni fa (circa 9 milioni di arrivi), declino inesorabilmente iniziato a partire dalla “primavera araba”: nel 2010, infatti, registrò il dato più importante della sua storia turistica (oltre 14 milioni di arrivi, +210% sul 1995).

GLI EQUILIBRI NEGLI ULTIMI MESI
Come sono cambiati gli equilibri negli ultimi mesi? Una recente indagine della Commissione europea ha messo in evidenza che i cittadini dell’Unione – che rappresentano una percentuale molto significativa dei turisti che scelgono il Mediterraneo – nel 2015 non si erano fatti particolarmente influenzare nelle loro scelte di viaggio dalla situazione internazionale: l’86% dei rispondenti, infatti, aveva affermato di non aver cambiato piani di viaggio. Solo il 10% si sentiva in qualche modo condizionato dagli attentati avvenuti o dalle minacce terroristiche.

Per il 2016 i dati dell’Organizzazione Mondiale del Turismo sembrano in parte smentire quanto rilevato appena pochi mesi fa: il quadro, infatti, è quello di un Mediterraneo a due velocità.

La sponda sud si presenta in grande difficoltà: soffrono soprattutto Tunisia (-19% nel periodo gennaio-marzo 2016 rispetto agli stessi mesi del 2015) ed Egitto (-46% gennaio-febbraio). Male, inevitabilmente, la Turchia (-10% nel primo trimestre 2016) ma anche Grecia (-11% gennaio-febbraio 2016) e Francia (-8% gennaio 2016 su gennaio 2015): in questi due ultimi casi, a incidere sono molto probabilmente l’emergenza migranti e le conseguenze “a caldo” degli attacchi terroristici a Parigi.

Dalla situazione attuale sembrano aver tratto vantaggio Cipro (+32% nel primo trimestre 2016), Croazia (+17% nel periodo gennaio-febbraio 2016), Spagna e Malta (rispettivamente +14% e + 13% sempre nel primo trimestre 2016). L’Italia cresce (+3% tra gennaio e marzo) ma lentamente.