Quest'anno alla 65a edizione del Trentofilmfestival – che tra l'altro ha battuto il record di spettatori già eccezionale dello scorso anno: 18mila presenze (mille in più) – sono saliti sul palco tanti importanti protagonisti del mondo della montagna: da Messner all'alpinista Thomas Huber, dalla campionessa di ultratrail Mira Rai all'attore Fabio Volo, da Lynn Hill ad Adam Ondra.
A tutti questi però, visto il verdetto delle varie giurie, va aggiunto un altro protagonista, Samuel, l'interprete del film Samuel in the clouds, del belga Pieter Van Eecke, che ha fatto man bassa di premi. Si è aggiudicato infatti il massimo trofeo, il Gran Premio città di Trento, poi il premio della Rai di Trento, il premio Luigi Vittorio Bertarelli assegnato dal Tci per valorizzare la montagna sostenibile e infine una menzione speciale dalla giuria della Fondazione Dolomiti Unesco.
UNA DENUNCIA CHIARA SUL CAMBIAMENTO CLIMATICO
Samuel è l'anziano gestore della stazione sciistica del monte Chacaltaya, in Bolivia, oggi dismessa a causa della scomparsa della neve dovuta al riscaldamento globale del pianeta e al cambio climatico; ebbene Samuel nonostante i pareri dei climatologi non si dispera, crede nel ritorno della neve e accoglie con simpatia i turisti in arrivo da tutto il mondo.
Questa in sintesi la prima notizia da sottolineare su questa nuova formidabile edizione di un festival che nonostante l'età non si dimostra affatto stanco, anzi trova ogni anno nuova vitalità ed entusiasmo, grazie a uno staff di grande valore capitanato dal presidente Roberto De Martin, già presidente del Cai, e dal direttore Luana Bisesti affiancata dal critico cinematografico Sergio Fant.
Gli oltre cento film in proiezione tra quelli in concorso e fuori concorso, le decine di eventi, incontri, presentazioni, tavole rotonde e mostre hanno animato i dieci giorni – dal 27 aprile al 7 maggio – della manifestazione, fiore all'occhiello del Comune di Trento e del Club alpino italiano, rappresentato per l'occasione dal massimo vertice il presidente Vincenzo Torti.
65 ANNI DI FILM DI ALPINISMO
Il festival di Trento è nato nel 1952 come rassegna prevalente di film di alpinismo e la sua anima originaria resta ancora uno dei momenti trainanti della manifestazione, tanto che riesce ad attirare nelle sale appassionati da tutta Italia che non restano mai delusi. In questa sezione cinematografica si è distinto quest'anno l'argentino Dhaulagiri, ascenso a la montana blanca di Christian Harbaruk e Guillermo Glass, per l'umiltà, la sobrietà e la correttezza etica con cui il regista ha ricostruito una drammatica spedizione.
Fuori concorso e per questo non premiato dalle giurie, ma di grande impatto emozionale, il film firmato da Reinhold Messner Still alive – Dramma sul monte Kenya, che ripercorre una storia vera quando nel 1970 un alpinista austriaco precipitato in parete fu soccorso dopo dieci giorni e miracolosamente tratto in salvo da una squadra del Soccorso alpino tirolese catapultata dalle Alpi al l'Africa Orientale. Da vedere assolutamente.
Tra i tanti film sul tema ci piace citare subito anche Oltre il confine di Andrea Azzetti e Federico Massa, incentrato sulla figura di Ettore Castiglioni, che ha vinto il Premio Città di Imola. Accademico del Cai degli anni Trenta, alpinista di punta dell'epoca, fu autore tra i più apprezzati in assoluto della celeberrima collana di guide alpinistiche edite da Tci e Cai per la quale scrisse memorabili volumi come Dolomiti di Brenta, Pale di S. Martino e Alpi Carniche. Il film, con la partecipazione di Marco Albino Ferrari, giornalista di alpinismo, traccia la sua storia, anche di antifascista, fino al suo misterioso e tragico epilogo sui monti di Chiareggio, in alta Valtellina, in fuga dalla prigione svizzera del Maloja.
Il premio Mario Bello del Cai assegnato come sempre al film che meglio rispecchia i valori e gli ideali del Club alpino è andato invece a The White maze di Matthias Mayr, che racconta una grandiosa spedizione sci alpinistica al monte Pobeda, cima più alta della Siberia orientale. Degni comunque di menzione Senza possibilità di errore, di Mario Barberi, sull'attività del Soccorso alpino, Ragni di Filippo Salvioni e Il senso della libertà di Paola Nessi, sulla figura di Gigi Alippi, celebre alpinista lecchese.
MONTAGNA A TUTTO CAMPO
La rassegna trentina però non si ferma all'alpinismo, ma tratta la montagna a tutto campo, come dimostra, per esempio, il premio della Giuria andato a Gulistan, land of roses di Zayné Akyol, girato sulle tracce di un'amica della regista, emigrata in Canada, successivamente diventata guerrigliera nelle file del Pkk, pronta a difendere il territorio curdo dalla minaccia dell'Isis.
Tra i tanti film visti, da non perdere Blank lands di Federico Petiti (e altri) che presenta la vita professionale di Zhuang Xueben, un fotografo cinese di Shangai, primo a documentare con immagini negli anni Trenta le regioni occidentali del Paese, soprattutto le popolazioni e le diverse etnie. L'avvento del maoismo e la conseguente Rivoluzione culturale ha cancellato la sua opera davvero preziosa di ricerca e solo oggi i giovani studiosi cinesi stanno riscoprendo il valore del professionista, anche se migliaia delle sue foto sono andate distrutte.
MIRA RAI GRANDE PROTAGONISTA
Molti i protagonisti che sono saliti sul palco: ognuno ha calamitato l'attenzione degli spettatori, da Messner a Stephan Siegrist, da Umberto Guidoni a Fabio Volo, da Paolo Cognetti a Teresa Mannino. Ma chi ha impressionato di più è stata Mira Rai. Gli appassionati di ultratrail la conoscevano di fama, molti altri no eppure è stata una delle più significative presenze a Trento.
Nepalese, ventottenne, cresciuta poverissima in un villaggio di tre case, si è fatta le gambe “buone” andando con i secchi, già all'età di sette anni, a prendere l'acqua al fiume. Poi notata dall'esercito maoista ha iniziato a fare gare interne fino a diventare una vera campionessa. Tanto che oggi è la numero 2 al mondo come campionessa di corsa in montagna. Una serata della settimana è stata dedicata al lei con la proiezione del film Mira di Lloyd Belcher, appassionante, emozionante, commovente. La delicatezza, gentilezza, dolcezza e gioventù, insieme al positivismo disarmante espresso da un eterno sorriso, nonostante una vita tutt'altro che facile, hanno affascinato il pubblico, che di fatto l'ha eletta la reginetta del Trentofilmfestival.
DOPOFESTIVAL A MILANO
La Cineteca italiana, che collabora da anni con il festival trentino, propone anche quest'anno una selezione di film presentati a Trento allo Spazio Oberdan di MIlano. Si comincia lunedì 15 maggio e si continua per tutta la settimana fino a domenica 21. In programma ben 29 film. Tra cui molti di quelli appena citati in questo articolo come Still alive (lunedì 15 maggio alle 21), Dhaulagiri (martedì 16 alle 17), The White maze (mercoledi 17 alle 17.30), Mira (sabato 20 alle 17 e domenica 21 alle 21).
Da segnalare anche, in memoria dell'alpinista Ueli Steck, recentemente scomparso in Himalaya, la proiezione di Swiss machine (17 maggio, ore 19).