Porthos era il terrore delle tavole imbandite nei Tre Moschettieri di Dumas. Forte come una montagna, la sua fame era leggendaria. Chissà se i seri e compiti ingegneri dei porti di Rotterdam, Anversa e Gent ci hanno pensato quando hanno battezzato con un nome romanzesco il progetto per “mangiarsi” e abbattere i livelli di CO2 che inquina le aree dei tre scali marittimi più grandi d’Europa.
 
Il progetto Porthos ambisce a ottenere fondi europei per realizzare un sistema di stoccaggio sotterraneo di anidride carbonica (CO2), una delle tecniche che secondo molti scienziati sarà fondamentale per ridurre la presenza di gas serra nell’atmosfera. L’obiettivo dichiarato è che entro il 2030 vengano eliminati ogni anno 10 dei 60 milioni di tonnellate di CO2 prodotti nelle aree dei tre porti di Rotterdam, Anversa e Gent responsabili da soli di un terzo delle emissioni inquinanti dell’area del Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo. Dove andranno questi gas? In un gasdotto posato sotto il mare del Nord.
COS’È IL SISTEMA CCS
Il sistema CCS (Carbon Capture and Storage) consiste nella cattura della Co2 dall’atmosfera con delle grosse ventole che aspirano l’aria, nella trasformazione della CO2 con un processo chimico e in uno stoccaggio o in un riuso. Il primo impianto CCS fu realizzato nel 1996 al largo della Norvegia, mentre il più grande sistema di CCS è invece in funzione dal 2017 in Texas, con una capacità di abbattimento di 1,4 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.
L'impianto di aspirazione della Climeworks, nel Canton Zurigo / foto Climeworks 

COME SI PUÒ RIVENDERE LA CO2

Cristoph Gebald e Jan Wurzbacher, imprenditori tedeschi e vecchi compagni di università al Politecnico di Zurigo, hanno fondato nel 2017 Climeworks proprio per sviluppare un sistema di raccolta e redistribuzione della CO2 catturata nell’atmosfera. L’impianto più recente della Climeworks è stato avviato dal 2017 a Hinwil, comune svizzero del canton Zurigo, si trova sul tetto di un termovalorizzatore, che brucia rifiuti per produrre energia elettrica, e sfrutta le capacità di dodici sistemi di “cattura diretta dell’aria”. Questi grandi aspiratori convogliano l’aria verso una sostanza cui la CO2 si lega per reazione chimica.
 
In fasi successive la sostanza assorbente viene riscaldata dal sistema, in modo che rilasci l’anidride carbonica, che viene poi immagazzinata in contenitori in pressione. Qui inizia il riutilizzo di parte della CO2, che Climeworks sta rivendendo ad esempio per la produzione di bibite gasate. Vi dice niente Coca Cola?
Un impianto di produzione per Coca Cola / foto Fanpage.it
Qualcuno si chiederà se nel sistema CCS - che molti vedono come imprescindibile in futuro per tutte le attività industriali ad alta emissione di carbonio - ci siano dei rischi. In realtà, non molti se la pianificazione viene fatta adeguatamente: i problemi maggiori potrebbero derivare da rilasci imprevisti di massicci quantitativi di CO2 in seguito a eventi geologici (terremoti) o altre modificazioni delle strutture contenitive; oppure da una graduale fuoriuscita nel tempo. Più che altro, sarà la politica di efficientamento dell'industria a dover affrontare la sfida più grande.