Scopri il mondo Touring

Cisalpino. Un fiasco che fa male all’Italia

di 
Renato Scialpi
28 Settembre 2009

La qualità delle relazioni ferroviarie internazionali, nel traffico viaggiatori sugli assi Nord–Sud tra la Svizzera e l’Italia, non corrisponde più da tempo alle aspettative dei clienti né alle potenzialità che FFS e Trenitalia hanno dimostrato di saper esprimere sul proprio territorio, con i rispettivi servizi”.


È la formula, in burocratese, scelta da Trenitalia e Ferrovie Federali Svizzere per annunciare la cessazione dell’attività di Cisalpino, società di proprietà al 50% tra le due aziende che dal 2005 aveva preso in carico la gestione di tutto il traffico ferroviario internazionale tra Italia e Svizzera.


Per molti passeggeri – come sottolineano trionfalmente i media elvetici - è di certo la fine di un incubo ferroviario: negli ultimi anni lo standard dei servizi offerto da Cisalpino era arrivato ai minimi termini, visto che spesso sugli ETR470 non c’era una sola toilette funzionante. E i ritardi nella consegna dei nuovi convogli  ETR610 avevano trasformato in un calvario di trasbordi e navette i collegamenti Italia-Svizzera.


Il fiasco di Cisalpino, peraltro, getta una luce inquietante su quelli che, in teoria, per un Paese orientato al turismo come l’Italia sarebbero dei servizi fondamentali qualis i collegamenti ferroviari internazionali. Mentre suonava la fanfara sull’alta velocità, infatti, Trenitalia negli ultimi anni ha silenziosamente “fatto il funerale” a un gran numero dei convogli che varcavano la frontiera, di giorno come di notte.


Al di fuori del servizio TGV per Parigi - tre relazioni quotidiane con Milano gestite con elettrotreni che ormai appartengono alla categoria modernariato rispetto a quelli che circolano in Francia - non esistono di fatto più treni diretti veloci per Francoforte, Monaco o Vienna in partenza da Milano o Roma, giusto per fare degli esempi. E anche i convogli notturni (più prossimi alla tradotta in termini di velocità) sono ridotti ai minimi termini per numero e coincidenze, con servizi cuccetta e wagon lit non sempre al passo coi tempi.


 

È un vero e proprio paradosso. Dall’altro lato delle Alpi le reti ferroviarie ad alta velocità, e comunque di standard elevato, mietono successi di traffico sempre più significativi (basti pensare al Parigi-Londra o al Francoforte-Berlino), tali addirittura da mettere in difficoltà la concorrenza delle compagnie aeree: Air France ha di fatto quasi cancellato i voli Parigi-Marsiglia, battuti in affidabilità dal TGV. L’Italia dei treni appare invece sempre più isolata, incapace di reagire all’offensiva di servizi aerei charter e low cost.


Basti pensare a ciò che avrebbero potuto rappresentare (e per qualche anno hanno rappresentato) per i turisti diretti in Italia due tra i collegamenti proposti da Cisalpino, in partenza dall’aeroporto di Ginevra e diretti, attraverso i tunnel alpini, a Venezia e Firenze. Un viaggio di iniziazione, senza rischiare gli ingorghi che le autostrade in tutte le stagioni riservano ai bus graturismo, nel paesaggio delle Alpi prima, e del Bel Paese poi, che avrebbe meritato vetture panoramiche, ciceroni specializzati e, magari, servizi ristorante con prodotti regionali e menu firmati da chef celebri.


Il sogno è naufragato soprattutto per l’incapacità di dialogare tra Trenitalia e Ferrovie Federali Svizzere: chi sulla Milano-Venezia ha avuto l’avventura di salire su un convoglio Cisalpino con un biglietto Eurostar (o viceversa) ha potuto misurare il feroce dissidio che si consumava quotidianamente tra le due compagnie. A tutto danno del turismo italiano.