Quando arriva l’epoca di andare al mare c’è un momento in cui bisogna decidere che cosa portarsi da leggere. Per molti è un momento alquanto difficile. Come fare a scegliere tra tutti i libri ammonticchiati sul comodino? Cosa scartare? Ma soprattutto, supererò il peso consentito del bagaglio da imbarcare?
Una volta risolte queste questioni amletiche c’è chi sceglie i gialli, perenne garanzia di svago a soddisfazione certa. Chi i successi del momento, perché se uno ha vinto lo Strega un motivo ci sarà e allora è il caso di scoprirlo. Chi va in montagna spesso si porta qualche libro a tema, che sia la cronaca di una scalata, o un romanzo ambientato al fresco, tra i boschi. Pochi, stranamente, scelgono invece libri che parlano di fari, isole, marinai e cose di mare. Qui ve ne suggeriamo alcuni molto belli usciti in questi mesi.
1. PIGAFETTA
di Felicitas Hoppe, Del Vecchio editore, pag. 180, 17 €

 
Salire a bordo di una nave portacontainer da passeggeri paganti è un sogno che molti accarezzano. Farlo significa viaggiare per mare da una prospettiva differente – come guardare una città dall’alto di un palazzo di dieci piani e provare a intuirne i rumori – , vivere un’esperienza che ai più può sembrare assai noiosa – giorni e giorni per mare, rinchiusi su un gigante di metallo lungo 163 metri e largo 27, con un equipaggiO di marinai filippini, come unica prospettiva l’acqua – e a qualcuno invece serve per scrivere un romanzo che parla di quell’esperienza e non solo. Non è un libro di viaggio, il Pigafetta della scrittrice tedesca Felicitas Hoppe, anche se il viaggio c’è eccome: un’intera circumnavigazione del globo che l’autrice fece anni fa investendo i soldi in un premio letterario da poco vinto. È un libro di sogni e di osservazioni, meditazioni sul mare, il viaggio, la vita medesima, e domande esistenziali: «Perché gli uomini si ostinano a voler misurare il tempo, anziché limitarsi ad osservarne l’incedere?».
Pensieri che hanno come sfondo e motore giorni e giorni di mare, che diventano un’avventura con personaggi strani che anche loro salgono a bordo di questo cargo che trasporta di tutto nel mistero dei suoi 1.700 container. Un cargo che attraversa l’Atlantico, costeggia gli Stati Uniti, si infila nel canale di Panama, guada il Pacifico facendo scorrere isole mitiche, tocca tutti gli scali commerciali dell’Est Asiatico, sfrutta la scorciatoia del canale di Suez e passato il Mediterraneo torna ad Amburgo. Nel mentre l’autrice racconta quel che vede, dialoga in sogno con il Pigafetta che per primo raccontò la circumnavigazione del globo, e regala riflessioni e frasi belle, di quelle che ti segni a lato con la matita, come questa «da quando avevamo attraversato il canale di Panama, lui portava la camicia non stirata dei suoi ricordi, che sulla schiena riportava le isole dell’epoca più bella della sua vita al servizio delle colonie».
2. ISOLE, CARTOGRAFIA DI UN VIAGGIO
di Gavin Francis, Edt, pag. 246, 20 €
 
Chissà che cosa lega le isole ai sogni. Perché a un certo punto della vita succede che a una parte della popolazione mondiale, non grande ma neanche risibile, viene questa voglia irrefrenabile di viaggiare in cerca di isole. E non isole qualunque, meta di vacanze balneari e ricche di grandi centri urbani, tutt’altro: più piccole, remote, scomode e battute dal vento sono meglio è, almeno per questi sognatori che inseguono il mito di Robinson. Gavin Francis, medico e scrittore, appassionato tanto di viaggio quanto di isole, è tra coloro che bramano le isole e l’isolamento alla ricerca di qualcosa di non ben definito che porti a una maggior chiarezza mentale, a un sentimento di completo appagamento cheevidentemente non trovano altrove. Essendo anche un ottimo scrittore ha composto un libro che cartografa il sogno delle piccole isole, ovvero ha provato a raccontare il come e il perché a taluni venga questa apparente malattia, avvicinabile per effetti e livello di ossessione che scatena – vien da dire – al mal d’Africa, alla passione dei deserti di alcuni o quella dell’alta montagna di altri.
Una malattia che si prende da piccoli, quando si guarda una mappa e si sogna leggendo i nomi di ogni micro frammento di terra emersa che spunta  in mezzo agli oceani o a un passo dalla costa. Una malattia benigna che sembra svilupparsi ancor di più nell’epoca della connessione estrema, momento in cui la discussione legata all’isolamento su di un’isola appare non solo salutare, ma anche necessario. Francis in questo libro si interroga su quel pendolo interiore che lo porta a non sapersi decidere se sia meglio vivere in città, all’interno di una comunità vasta, o su di un’isola con poca gente solitaria, che fa comunità per necessità ma che è capace di godere della ricchezza dell’isolamento. Non trova una risposta, ma ripercorrendo i suoi viaggi che hanno sempre come punto fisso un’isola, spinge chi legge a interrogarsi lui stesso su questa attrazione per le isole e l’isolamento, fornisce tanti spunti di lettura e fa crescere a dismisura l’elenco di isolette dove andare a curiosare. Insomma, non poco per un solo libro.
3. STORIA DELLA CONCHIGLIA PELLEGRINA
di Laurent Chauvaud, Add editore, pag. 162

,16 €
Capasanta è un nome meno affascinante di conchiglia di San Giacomo, ma è quello comunemente usato per chiamare questo mollusco bivalve il cui nome latino è Pecten jacobaeus. Oggetto simbolo del più importante pellegrinaggio della cristianità, quello a San Giacomo di Compostela da cui i pellegrini medievali tornavano appunto con questa grande conchiglia come ricordo, per molti è solo un piatto prelibato. E allora l’unico dubbio quando si parla di capesante è se farle gratinate, con pan grattato e prezzemolo, o in padella o alla veneziana. 
Per Laurent Chauvaud, biologo marino francese, la capasanta invece è la passione di una vita, oggetto di ricerche scientifiche lunghe anni e motore di viaggi che lo hanno portato dalla Normandia alla Nuova Zelanda, fino a immergersi nei mari antartici. In un libro sorprendentemente leggibile e piacevole, Chauvaud racconta l’importanza per la comunità scientifica di questo mollusco che ha fatto la sua comparsa 25 milioni di anni fa sulla costa atlantica europea e che è entrato nelle opere di Aristotele e – quasi in primo piano – nella Venere del Botticelli.
Ma che soprattutto è importante perché negli anni, oltre a essere protagonista dei banchetti delle feste, ha acquisito lo status di strumento per lo studio dell’ambiente. Nei solchi delle sue conchiglie si legge un calendario biologico che racconta la storia del pianeta, del suo clima e dei suoi oceani. Storia che Chauvaud ha il merito di saper rendere leggera, piacevole e appassionante.
4. QUADERNO DEI FARI
di Jazmina Barrera, La nuova frontiera, pag 126, 15 €


Romantici e sublimi, parole passate di moda che pur rendono la fascinazione per i fari di Jazmina Barrera. Scrittrice messicana che nel suo Quaderno dei fari, annota riflessioni e visite ai fari dall’Oregon alla Francia, dal Messico alla costa Est statunitense, ma anche a fari che esistono solo nella pagine dei libri e nella fantasia di chi li ha scritti, come quelli di Virgnia Woolf o di Omero. Dice Robert Luis Stevenson che visitare i fari significa visitare i secoli passati, e nel suo caso anche un’affare di famiglia, considerata la professione del padre. Per Jazmina Barrera visitare i fari significa fare esperienza di fari che ancora ogni notte con il loro alternarsi cadenzato di accensione e spegnimento rischiarano le coste ai naviganti, ma anche solcare il mondo della letteratura alla ricerca di fari crollati secoli fa, o forse mai esistiti se non nella mitologia.
I fari sono strutture tanto simboliche quanto ipnotiche, affascinanti nella loro solitudine estrema, necessari per provare a evitare l’ecatombe di naufragi che per secoli rendevano i mari un buco nero dell’immaginario, e oggi calamite di spiriti romantici, attratti dal rumore del mare e dalla solitudine obbligata, che spinge alla meditazione, che invoglia alla lettura. Per esempio di un libro spurio come questo, evocativo, leggero e piacevole.

5. IL MARE DI MEZZO. UNA STORIA DEL MEDITERRANEO

di John Norwich, Sellerio, pag. 1098, 20 € 

Nella misura in cui la storia è influenzata dalla posizione geografica il Mediterraneo è stato al centro della storia, almeno la nostra storia occidentale. Mastodontico come oggetto con le sue oltre mille pagine, il Mare di mezzo è una affascinante storia del mare nostrum scritta da un elegante signore inglese che nella vita faceva il diplomatico ma si dilettava anche a far lo storico, quasi fosse un personaggio di certi romanzi ambientati alla periferia dell’impero britannico.
E forse proprio per questo essere un cultore della materia fuori dall’accademia John Norwich ha scritto un libro che racconta la storia del Mediterraneo dagli antichi Egizi alla Grande Guerra riuscendo nell’impresa di non essere mai pesanti alla lettura. Forse perché scritto con la mente e la penna di un divulgatore britannico che come tanti britannici sembra sempre voler spiegare agli scrittori italiani come si possano unire sapere e piacevolezza. Dando così vita a un libro dettagliato ma non pedante, di grande respiro e ampiezza di visioni come un saggio di Braudel, ma anche di piacevole lettura, non per forza da portare avanti dalla prima all’ultima pagina, ma da centellinare, di storia in storia.
BONUS - IL LIBRO DEL MARE
di Morten Strøksnes, Iperborea, pag. 330, 17,50 €
Non è una nuova uscita, ma i libri belli non invecchiano, e questo lo è. Il sottotitolo de Il libro del mare, con la sua copertina che uno vorrebbe trasformare in un quadro e appenderselo nella casa delle vacanze, sopra il divano, davanti alla finestra che - si spera – guarda l’acqua, racconta in parte di che cosa parla questo libro: “come andare a pesca di uno squalo gigante con un piccolo gommone sul vasto mare”. E così uno pensa a un’avventura alla Moby Dick e qualcuno storce il naso. No, non è questo, non è una interminabile battuta di caccia, in questo caso al grande squalo della Groenlandia, il vertebrato più longevo del pianeta, anche se i due protagonisti, l’autore e un suo eccentrico amico, il pittore Hugo Aasjord, partono in gommone alla ricerca dell’abitante delle acque al largo delle Isole Lofoten, nel nord della Norvegia.
È un libro che riflette sull’uomo, sulle scoperte, sull’avventura, sulla vita. E lo fa accompagnando le riflessioni, le digressioni – “un galleggiante diventa interessante solo quando si muove”, e via con un racconto della filosofia della pesca –, e le abbondanti divagazioni ai racconti di questa strana avventura di pesca. Rimanendo sempre leggermente, piacevolmente ironico, e sempre sostanzioso nel mostrare il suo sapere enciclopedico che spazia dai classici della letteratura alla mitologia nordica. Sempre raffinato e preciso nelle sue descrizioni del mare del Nord, della natura dura di quelle latitudini, della luce e dell’acqua. Un libro per ricordarsi che il mare non si esaurisce sulla spiaggia, ma è molto di più. «Ancora oggi il mare costituisce più del settanta per cento della superficie terrestre. Qualcuno una volta ha scritto che il nostro pianeta non dovrebbe chiamarsi Terra: dovrebbe semplicemente chiamarsi Mare».