Da che il governo di Ankara a inizio ottobre ha deciso di entrare nel Rojava, la zona della Siria in mano ai curdi, i curdi sono tornati a fare, loro malgrado, notizia. Anzi sono la notizia stessa. Ma aldilà delle simpatie politiche e degli schieramenti: chi sono e quanti sono i curdi? Perché non hanno mai avuto un loro Stato indipendente? Dove vivono nei Paesi del Medio Oriente? Proviamo a fare luce a queste domande.
1) Chi sono i Curdi e quanti sono?
I Curdi sono un popolo che abita le regioni dell’antica Mesopotamia. Gli storici non sono concordi nell'individuare la loro origine: potrebbero essere gli eredi dei Kardukhoi di cui parla Senofonte nell'Anabasi, ma anche – è più probabile – sarebbero i discendenti dei Cyrtii citati da Strabone, tribù di montanari dedite al saccheggio.

Non esiste un censimento che dica quanti sono i Curdi: secondo le stime attualmente oscillerebbero tra i 35 e i 45 milioni, sparsi tra diversi paesi del Medio Oriente e con nutrite comunità emigrate, specie in Germania. Non parlano una lingua unica, ma una serie di dialetti/parlate che fanno capo alla famiglia delle lingue iraniche. La maggioranza dei Curdi è musulmana sunnita, ma in Persia e in alcune vallate dell’Anatolia vivono anche Curdi sciiti. Sono noti per una visione della religione musulmana assai aperta e tollerante, spesso simbolicamente incarnata dalle formazioni di sole donne che nel recente conflitto siriano hanno combattuto contro le milizie dell’Isis nelle fila dell’Unità di Protezione delle Donne (YPJ).

2) Qual è geograficamente il territorio abitato dai Curdi?
Il Kurdistan, ovvero il Paese dei Curdi, laddove Stan è un suffisso di origine persiana che vuol dire “Paese di”, secondo la Treccani è una regione geografica dell’Asia sud-occidentale che occupa all’incirca la porzione orientale dell’altipiano anatolico compresa tra il Tauro Armeno a Nord e i monti Zagros a sud, al cui interno ricade il bacino superiore dei fiumi Tigri ed Eufrate, oltre ai laghi Van e Urmia. La superficie totale di questa regione geografica è di circa 200.000 chilometri quadrati. Si tratta di una regione per lo più montuosa, con un’altezza media oltre i mille metri.
3) In quali Stati vivono oggi i Curdi?
Oggi i Curdi del Medio Oriente vivono divisi principalmente tra cinque Stati: Turchia, Iraq, Iran, Siria e in misura molto minore in Armenia. In Turchia rappresentano intorno al 20% della popolazione, e sono concentrati nei distretti occidentali intorno al lago Van e al confine con la Siria e l’Iran. In Siria vivono nelle zone del Nord e rappresentavano, prima della guerra, circa il 10% della popolazione. Anche in Iraq vivono nell’estremo Nord del Paese, e sono circa il 15%. In tutti questi tre Paesi rappresentano il secondo gruppo etnico, mentre in Iran sono una minoranza che comunque copre circa il 10% della popolazione. In Armenia sono poche decine di migliaia. Sono invece circa 2 milioni quelli emigrati in Germania, dove si trovano le comunità diasporiche più numerose.
4) Perché non hanno mai avuto uno Stato autonomo?
Alla conclusione delle Prima Guerra Mondiale il trattato di Sèvres firmato nell’agosto del 1920 per regolare le questioni territoriali riguardanti l’ex Impero Ottomano prevedeva un referendum per la creazione di un Kurdistan indipendente che mai si tenne. Tre anni dopo il trattato di Losanna definì le frontiere della Turchia e la possibilità di uno Stato autonomo sfumò, anche se nell’Iraq britannico era previsto un «territorio amministrativamente autonomo» dei Curdi che mai vide la luce. Da allora sia in Turchia che in Iraq che in Siria sono stati diversi i tentavi di creare una entità statuale autonoma dei Curdi, tutti senza esito.
5) Come è la situazione oggi nella zona abitata dai Curdi?
Attualmente la situazione delle minoranze curde varia da Stato a Stato, anche in considerazione della particolare instabilità della regione che rende le cose oggettivamente fluide. Da circa 40 anni la regione è attraversata da conflitti di ogni sorta, che di volta in volta hanno interessato la Turchia, l’Iraq, l’Iran e adesso anche la Siria. In tutte queste situazioni i curdi, che costituiscono la più numerosa minoranza di questi Paesi, sono sempre stati coinvolti.
Per quel che riguarda la Turchia dopo decenni di scontri a bassa intensità tra la minoranza curda e il governo centrale, che hanno portato a dislocazioni forzate e (negli anni Trenta) ad aperte persecuzioni della minoranza curda, nel 1978 il comandante Abdullah Ocalan ha costituito il PKK, partito dei lavoratori curdi, che tra il 1984 e il 1995 ha ingaggiato un conflitto aperto con il governo di Ankara per l’autodeterminazione della regione e del popolo curdo. Da metà degli anni Novanta il Pkk è passato a chiedere una maggiore autonomia all’interno della Turchia, piuttosto che l’indipendenza tout court, arrivando nel 2013 a firmare un cessate il fuoco e intavolare una trattativa. Nel 2015 un attentato suicida ha portato alla fine del periodo di pace e al riacutizzarsi della tensione. Il governo di Ankara considera i miliziani del Pkk alla stregua di una formazione terroristica.
In Siria il regime di Assad in passato ha negato ai curdi il riconoscimento dei loro diritti elementari, ma non c’è mai stata una rivendicazione territoriale di autonomia, anche perché i curdi siriani vivevano un po’ nelle due città principali, Damasco e Aleppo, e in parte nelle zone (non contigue) di Kobane, Afrin e Qamishli. Questo fino allo scoppio delle rivolte nel 2011 quando i curdi si sono unite alle rivolte contro il regime e nel gennaio del 2014 hanno creato una zona di amministrazione autonoma intorno ai tre cantoni di Afrin, Kobane e Jazira, nella zona a nord-est della Siria, conosciuta come Rojava, una contrazione di Rojava Kurdistan, ovvero Kurdistan occidentale.

Bandiere curde in Iraq nei giorni del referendum​
In Iraq la minoranza curda ha goduto per alcuni periodi di diritti maggiori rispetto ai curdi degli altri Paesi vicini. Ciò non di meno durante il regime di Saddam Hussein la situazione è peggiorata, prima con l’insediamento di arabi nelle aree a maggioranza curda, poi con una violenta repressione seguita al conflitto tra Iran e Iraq, culminata negli attacchi con armi chimiche intorno a Halabja. A seguito della seconda invasione americana dell’Iraq i curdi del Nord sono riusciti a creare una zona di amministrazione autonoma intorno a Erbil, Dohul e nelle province di Sulaimaniya. Nel 2017 si è tenuto un referendum per l’indipendenza del Kurdistan iracheno. Il 90% dei cittadini ha votato per l’indipendenza ma i negoziati con il governo centrale di Bagdhad non sono mai partiti, e anzi il governo centrale ha riconquistato una parte dei territori che i peshmerga – le forze armate della regione del Kurdistan iracheno – avevano conquistato negli anni precedenti.