Alle volte per emozionarsi basta dare un occhio in cielo. Succede così, quando non te l’aspetti, e non hai bene in mente come possa essere davvero un’aurora boreale. Che sarà mai? Al massimo sarà una luce distante, piccola e poco evidente, tipo una fiammella del gas che scoppietta in lontananza. E invece. 

E invece in una sera di settembre sull’isola norvegese di Senja, nel minuscolo porticciolo di Hamn, appena oltre il Circolo Polare Artico, ti trovi come un bambino con il naso all’insù a lanciare urli di gioia e “oohhh” di stupore per lo spettacolo celeste di un’inaspettata aurora boreale. Un balletto di luce verde che capricciosa danza tra le stelle in una notte senza luna, stringendosi e allargandosi quasi fosse una ballerina della scala che gioca con l’abito lungo: ora copre tutto il cielo da un capo all’altro come un immenso cappello, ora sembra esaurirsi quasi avesse perso energia, ora cade in mare e si nasconde dietro il profilo dei monti sopra il minuscolo porticciolo di Hamn. Poi invece torna, disegna greche nel cielo, sembra un serpente di cartapesta, un ciclone maestoso, una scia che indica l’orizzonte. E gli «ooohhh», «uuuhhh» ed altre espressioni di stupore si sprecano perché a uno spettacolo così maestoso è difficile restare indifferenti.

LA STAGIONE DELLE AURORE
Con l’arrivo dell’autunno è iniziata formalmente la stagione feconda delle aurore boreali. La luce a quelle latitudini cala progressivamente e dunque si realizzano le condizioni ideali per godere di quella che gli scandinavi chiamano Northern Lights: forte buio in cielo e in terra, assenza di nuvole, tempesta solare in corso. Dalla Norvegia al Canada, dalla Finlandia alla Groenlandia basta essere molto a Nord e avere un po’ di fortuna con il meteo: che non ci siano nuvole è il prerequisito essenziale perché lo spettacolo abbia inizio. 

Ma che cosa sono tecnicamente le aurore boreali? Detta letterariamente si potrebbe dire che si tratta di energia in libera uscita. Detta scientificamente sono il risultato dell’interazione tra le particelle solari con l’atmosfera terrestre. Un’interazione tra un vento di pulviscolo solare e atmosfera che avviene a un’altezza di oltre 100 chilometri di altitudine rispetto alla superficie terrestre. Quando i due elementi entrano in contatto l’impatto genera dei gas che bruciando creano una rifrazione luminosa che l’occhio percepisce solitamente come verde. Ma esistono anche rosse e azzurre, a seconda dell’altezza cui accade l’incontro/scontro. 

UNA DANZA POLARE
Ma perché proprio ai poli? Le particelle solari in realtà cadono lungo tutto il globo, ma vengono attratte dal magnetismo dei poli e qui si concentrano per via della geometria del campo magnetico terrestre, rendendosi visibili in una porzione di cielo detta ovale aurorale.

In occasione di tempeste solari particolarmente potenti l’aurora boreale (ma anche quella australe, visto che lo stesso fenomeno si registra specularmente nell’emisfero Sud) può essere visibile a latitudini molto inferiori rispetto a quelle usuali. Nel 1859 vennero viste particolarmente brillanti e nitide fino a Parigi. 

LEGGENDE BOREALI
Ci sono varie leggende più o meno poetiche riguardo le aurore boreali. Ogni popolo ha le sue. La più bella - ma senza fonte accreditata - dice che siano le lacrime delle donne che non possono avere figli. Secondo i cinesi sarebbe il soffio vitale dei dragoni. Per i Sami che vivono tra Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia sarebbero le luci emanate dalle anime degli antenati deceduti, per cui vengono trattate con immenso rispetto, al punto che tradizionalmente i Sami rimanevano al chiuso durante le aurore. Per i finlandesi sono le code delle volpi artiche in fuga

La leggenda più surreale vuole che i giapponesi credano che concepire un figlio sotto un’aurora boreale porti particolarmente bene e doni al nascituro particolari doti soprannaturali. Al punto che alcuni hotel avrebbero allestito camere con grandi vetrate sul tetto, per sfruttare al meglio le occasioni propizie. Ma questa - confermano dall’ente del turismo norvegese - è appunto è una leggenda. Nessun albergo ha delle stanze particolari dedicate ai giapponesi in amore.

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