È una valle inusuale, la Valsesia. Vicina alla pianura e alle sue città, eppure ancora poco conosciuta se non dagli appassionati di luoghi ancora poco contaminati. Percorsa dal fiume Sesia, s'incunea tra la fascia prealpina e le Alpi, fino ai piedi del Monte Rosa: un territorio a tutti gli effetti piemontese, rinserrato a ovest tra il Biellese e la Valle d'Aosta (la valle di Gressoney) e a est tra il Lago d'Orta e l'Ossola, ma storicamente legato a Milano perché fu dominio degli Sforza fino al 1700.

Che cosa vedere in Valsesia e perché andarci in un weekend d'estate? Chi ama la montagna troverà un luogo selvaggio e ancora autentico, grazie alle alte quote e alle tradizioni mantenute nel tempo; chi predilige escursioni e pedalate avrà pane per i suoi denti; ma anche chi preferisce visite culturali non mancherà di stupirsi, di fronte alle meraviglie di Alagna e di Varallo. Ecco perché andare in Valsesia, anche senza la neve.


La Valsesia a Varallo - foto Stefano Brambilla

1. ALAGNA VALSESIA E I WALSER
Partiamo dal fondo, ovvero dal punto dove finisce la strada della Valsesia. Qui sorgono vari borghi e frazioni: i due principali sono Alagna e Riva Valdobbia, da sempre comunità legate e rivali che un tempo costituivano un nucleo unico, conosciuto come "Pietre Gemelle". La storia di Alagna - uno dei 241 Comuni italiani certificati dal Touring con la Bandiera arancione per le sue qualità turistiche e ambientali - è strettamente legata a quella dei Walser, un popolo di origine germanica che in epoca medievale arrivò sulle Alpi tra Piemonte e Valle d'Aosta. Lingua, tradizioni, costumi, architetture non si sono perse nel tempo e ancora oggi rimangono vive in tutta la valle: un elemento davvero caratterizzante del borgo e delle sue tante frazioni.


Alagna Valsesia - foto M. Beltrame/Wikipedia Commons

L'aspetto più tipico e riconoscibile della cultura Walser è rappresentato dalle case, realizzate in pietra (il basamento) e in legno (la parte superiore). In tutte le frazioni di Alagna è bellissimo camminare al cospetto delle grandi balconate (utilizzate per asciugare il fieno), tra piccole piazze, fontane, scalette di pietra. Spesso anche le vie tra una casa e l'altra sono coperte dalle falde dei tetti, che si toccavano l'uno con l'altro, nella logica della comunità. Per approfondire, da non perdere il museo Walser, inaugurato già nel 1976, una casa di tre piani perfettamente conservata e datata 1628: si scopre così la peculiare struttura, con la stalla e la cucina al piano terreno, le stanze da letto al piano superiore; e si apprendono varie tradizioni, come l'utilizzo della canapa - con cui si produceva un vero tessuto tecnico ante litteram, idrorepellente e caldo. 

Da visitare anche il piccolo, delizioso teatro dell'Unione Alagnese, a Pedelegno, con le decorazioni dipinte a mano, dove ancora si riunisce la comunità; e poi la chiesa di Alagna e i vecchi mulino di Uterio, uno dei quali ancora utilizzato a scopo dimostrativo. 


Il Teatro dell’Unione Alagnese, a Pedelegno, inaugurato il 30 dicembre 1900​ - foto di Jacopo Zurlo

2. L'ISTITUTO MOSSO (A 2901 METRI DI QUOTA!)
In Valsesia si può salire fino a quasi 3000 metri di quota anche d'estate. E senza scarpinare! Per arrivare in quota, basta prendere la funivia, attiva pure nella bella stagione, che da Alagna porta al passo dei Salati: a 2980 metri il panorama è stupendo, naturalmente, e basterebbe per giustificare l'ascesa insieme ai branchi di stambecchi che pascolano vicino. Ma c'è un motivo in più per arrivare così in alto. A poca distanza dalla stazione d'arrivo (e qualche metro più in basso) si trova l’Istituto Angelo Mosso, un centro di ricerca dedicato a un professore di fisiologia dell’Università di Torino a cavallo tra Ottocento e Novecento. Le sue stanze sono ora adibite a museo, dove studenti dell'Università di Torino conducono visite guidate gratuite tutti i giorni fino all'inizio di settembre.


L'Istituto Angelo Mosso a fine giugno 2019 - foto di Jacopo Zurlo

La Valsesia, d'altronde, fu pioniera nel salire in alto: sul monte Rosa si trova la Capanna Regina Margherita, il più alto rifugio alpino d'Europa e uno dei più alti osservatori fissi al mondo, a quota 4554 metri. E l'Istituto Mosso fu inaugurato nel 1907 proprio con l'obiettivo di affiancare le attività della "sorella maggiore": gli studiosi potevano fare ricerca in quota, approfondendo gli studi di fisiologia, oltre che di geologia e glaciologia. Addirittura, c'era una linea telefonica che collegava le due strutture, grazie a un lunghissimo cavo steso sul ghiacciaio. Nel 2000 un fulmine incendiò l'Istituto, ricostruito poi fortunatamente in pochi anni. Una storia estremamente interessante, che prende vita grazie agli studenti e che peraltro oggi si arricchisce di altri spunti di riflessione (il riscaldamento globale, lo scioglimento dei ghiacci). Non mancatela. 


Il panorama dall'Istituto Angelo Mosso - foto di Jacopo Zurlo

3. VARALLO SESIA E IL SACRO MONTE
Non si creda che Alagna sia la cittadina più grande della Valsesia. A detenere il primato è Varallo - oltre 7.000 abitanti contro i 400 di Alagna - che si presenta con un bel centro storico ricco di palazzotti storici, piazzette e vie selciate, gradevoli negozi storici e botteghe artigianali interessanti. Anche a Varallo sventola la Bandiera arancione del Touring Club Italiano.

La perla di Varallo è in ogni caso il sovrastante Sacro Monte; una straordinaria cittadella di cappelle accoccolata su un ripiano di una montagna che sovrasta il borgo. Le oltre 40 piccole strutture costituiscono, insieme alla Basilica posta nella piazza centrale, il Santuario voluto da Padre Caimi nel Quattrocento con l'obiettivo di costruire in montagna la Nuova Gerusalemme. Il luogo, patrimonio dell'Umanità Unesco e raggiungibile anche con una funivia che parte dal centro cittadino (pare sia la più ripida d'Europa), è di grande fascino: le cappelle sono inserite armoniosamente nel paesaggio, tra boschi e radure, e conservano al loro interno preziosi affreschi e numerose statue cinque-seicentesche firmate fra l'altro anche da Gaudenzio Ferrari. 


Varallo, una parte del Sacro Monte - foto Stefano Brambilla

Dopo la visita al Sacro Monte si può restare ancora qualche ora a Varallo per visitare il centro storico passeggiando tra le vie medievali (la contrà dal bur, la contrada del burro, per esempio su cui si affacciamo numerose botteghe), la Pinacoteca, che conserva altre opere di Gaudenzio Ferrari e dei fratelli d'Enrico,  e diverse chiese. Tra queste, Santa Maria delle Grazie conserva un lavoro stupefacente: il tramezzo interamente affrescato da Ferrari nel 1513 con scene della Vita di Cristo. È un'opera enorme, di quelle che lasciano a bocca aperta per ampiezza, vivacità, complessità narrativa. Da non perdere.


Varallo, l'opera di Gaudenzio Ferrari in Santa Maria delle Grazie (allestimento 2018; nel 2019 la si ammira dalla navata) - foto Stefano Brambilla

4. L'ALPE DI MERA (MAGARI IN BICICLETTA)
In Valsesia naturalmente si può (e si deve) camminare: le possibilità per gli escursionisti sono davvero molte e gli scenari magnifici. Ma da qualche tempo è stata anche approntata un'offerta specifica per chi ama pedalare. Vari gli itinerari, diversi per dislivello, sviluppo e punti di interesse: adatti quindi sia alle famiglie sia ai biker più esperti. E non mancano punti di noleggio sia di biciclette "classiche" sia di bici a mobilità assistita, anche in forma mountain bike, che permettono di coprire con facilità anche percorsi non così facili. 

Tra i quattro percorsi detti PCV, acronimo di Percorsi Ciclopedonali della Valsesia, che in totale danno accesso a 114 chilometri di tracciati, uno dei più belli è quello che parte dall'Alpe di Mera, un gruppo di case a 1500 metri di quota, sopra Scopello, raggiungibile anche in seggiovia. È lo spunto ideale per scoprire uno di quei luoghi alpini dove l'aria che si respira è ancora quella di una montagna vera, ben conservata, accessibile e piacevole nello stesso tempo. Di fronte, la grandiosa parete sud del Monte Rosa; a poca distanza, rododendtri e camosci. Trovate tutte le info e il racconto del percorso, testato per voi, nel nostro articolo dedicato


Lungo il percorso dall'Alpe di Mera a Scopello - foto Jacopo Zurlo

5. LE VALLI LATERALI DELLA VALSESIA
Sono moltissime le vallate laterali della Valsesia, che spesso vedono solo pochi visitatori attratti da mete alternative e quasi sperdute. Da Varallo, per esempio, si può imboccare la laterale che risale il corso del torrente Mastallone: se si percorre la strada provinciale fino in cima dove si biforca, si raggiungono nelle due rispettive testate i paesini di Fobello e Rimella. Fobello, paesetto lindo con eleganti case in pietra, pastria di Vincenzo Lancia, fondatore della casa automobilistica, si distingue per la tranquillità, per il clima fresco, per i suoi boschi e per le numerose frazioni arroccate sulla montagna (anche Fobello è uno dei 241 borghi certificati con la Bandiera arancione). Rimella, borgata d'origine walser, pure divisa in varie frazioni (d'obbligo la visita del borgo di S. Gottardo), è aggrappata alla montagna con le sue chiesette bianche al margine di verdi praterie e boschetti di betulle.

Un'altra meta, raggiungibile dalla provinciale tra Varallo e Alagna, è la valle del torrente Sermenza, che porta, biforcandosi, ai paesi di Carcoforo e Rima. Anche qui l'etnia walser ha lasciato chiaro il segno: permane inalterato, per tutta la valle, il tessuto medievale e poi settecentesco degli abitati. Vuoi perché sono località appartate, vuoi per la strada carrozzabile proprio non larghissima, sono località frequentate da chi sa apprezzare la genuinità del paesaggio alpestre; rarissimi i condomini e le case nuove. Le sorprese maggiori si provano poi se si ha tempo di percorrere a piedi le diverse mulattiere che partono dai centri abitati. Spesso basta salire per dieci-venti minuti per raggiungere borghi ancora splendidamente isolati e circondati dai boschi.

In ultimo, raggiunta nuovamente Varallo, consigliamo, se si ha tempo, di abbandonare la provinciale della Valsesia che corre verso la pianura e puntare, oltre la chiesetta di Loreto, verso il valico della Colma, che permette di portarsi nel bacino del Lago d'Orta. Poco sopra Varallo un'altra sorpresa vi aspetta: il borgo appartato di Civiasco. Parcheggiate l'auto e inoltratevi tra le case. Troverete un edificio più aggraziato dell'altro, stucchi, affreschi, stradine selciate e quant'altro. E forse avrete voglia di prolungare il weeek-end.


Alpe Campo, Rimasco - foto Getty Images

INFORMAZIONI
- Info sulla Valsesia sul sito di Atl Valsesia Vercelli, www.atlvalsesiavercelli.it, che ci ha ospitati per realizzare quest'articolo. Arrivare in Valsesia da Milano è molto comodo: in mezz'ora di autostrada si è alle sue porte, al casello di Romagnano-Ghemme sulla A26; e da qui in un'altra mezz'ora abbondante, superata la fascia prealpina, si è già nel cuore della valle, a Varallo.
- Per saperne di più su Alagna Valsesia: sito web www.visitmonterosa.comscheda del borgo sul sito Bandiere arancioni.  
- Per saperne di più su Varallo Sesia: sito web www.comune.varallo.vc.it; www.sacromontedivarallo.comscheda del borgo sul sito Bandiere arancioni. 
- Per conoscere gli orari delle visite guidate all'Istituto Mosso: sito web www.visitmonterosa.com