- Gli eventi di Expo a ottobre

Da sempre la storia delle diverse Esposizioni universali è strettamente connessa con la progettazione di padiglioni, ma anche di elementi che poi sono rimasti a rivoluzionare l'estetica di intere città. L'esempio più noto è quello della torre Eiffel, ovviamente. Ma quali sono i padiglioni che meritano in questa edizione un'osservazione più attenta per essere riusciti a coniugare estetica, tecnologia e aderenza ai temi dell'Expo? Ne abbiamo scelti dieci da cercare lungo cardo e decumano - ve li presentiamo senza un ordine di classifica.

1. PADIGLIONE ZERO. Progetto di Michele De Lucchi, curato da Davide Rampello
Arrivando in metropolitana o in treno è il primo padiglione che si incontra. L'impatto è immediato fin dall'esterno che, in qualche modo, ricorda un agglomerato di trulli giganti in legno. “Il Padiglione Zero riproduce un pezzo della crosta terrestre, sollevata dal terreno e posta in una posizione di preminenza. I colli Euganei, tra Padova e Vicenza, sono il riferimento più diretto”, spiega De Lucchi, autore, tra le altre cose, anche del nuovo allestimento al Castello Sforzesco della Pietà Rondanini di Michelangelo e dello spazio Agorà che, per mesi prima dell'inizio di Expo, ha ospitato le iniziative per bambini sempre al Castello, e prosegue, “I visitatori entrano letteralmente all'interno della terra e guardarla dall'interno è certamente un'esperienza insolita”. In effetti il risultato è stupefacente e anche l'allestimento all'interno è, in alcuni momenti, particolarmente ben riuscito.
Info: aperto fino alle 21, code all’entrata, visita libera; tempo di visita attenta: almeno mezzora, meglio cinquanta minuti.
2. REPUBBLICA CECA. Progetto Chybik+Kristof Associated Architects
Inconfondibile per la piscina che ha davanti sulla quale imperversa un inquitante uccello azzurro gigante. È una struttura semplice, ma è uno dei padiglioni a più elevata tecnologia. L'edificio modulare è stato costruito in sole sei settimane ed è pensato per essere riutilizzato in altre occasioni una volta finito l'Expo di Milano. Uno dei più azzeccati rispetto al tema Nutrire il pianeta, energia per la vita che interpreta all'interno mettendo in mostra la ricerca scientifica e lo stretto legame che il Paese ha con l'acqua. I giovani architetti hanno voluto rendere omaggio ai tre grandi fiume della Repubblica Ceca, nonché alla tradizione delle piscine termali che, negli anni Trenta, ispirò gli architetti Funzionalisti ai quali si sono ispirati.
Info: aperto fino alle 21, non ci sono quasi mai code all'entrata.
3. EMIRATI ARABI UNITI. Progetto Foster+Partners
È sicuramente uno dei padiglioni più sorprendenti dal punto di vista architettonico. Con pareti alte 12 metri che evocano sia le stradine mezze in ombra degli insediamenti storici degli Emirati, sia le dune di sabbia del deserto, sarà smantellato e rimontato a Masdar City, città a basse emissioni di carbonio. Da osservare con attenzione le pareti dove sono riprodotte sulle superfici le scansioni in 3d delle dune. Anche all'interno non mancano le sorprese, compreso un cinema che nasconde una macchina scenica che coniuga tecnologia tridimensionale e strutture reali. L'architetto britannico Norman Foster ha realizzato, in passato, alcune delle architetture più tecnologiche del mondo. Qualche esempio? Il Millennium Bridge di Londra e il Municipio sempre nella capitale inglese.
Info: padiglione aperto fino alle 21 (ma ci si può mettere in coda fino alle 20), visita guidata, con spiegazioni; code anche molto lunghe all’entrata, consigliabile recarsi subito all’apertura o verso le 18 (anche se da agosto si attende sempre molto a lungo); tempo di visita consigliata: 40 minuti circa.
 
4. REGNO UNITO DI GRAN BRETAGNA E IRLANDA DEL NORD. Da un'idea di Wolfgang Buttress con la consulenza di Martin Bencsik
Nato dall'idea di un artista, il padiglione del Regno Unito è uno di quelli di maggiore impatto visivo. Si tratta di una grande struttura d'acciaio che vuole ricordare la forma degli alveari costruiti in natura dalle api mellifere, ovvero quello che producono il miele. Per realizzarla sono stati utilizzati 170mila pezzi assemblati in Italia in una sorta di enorme meccano. La realizzazione è frutto dello studio del fisico ed esperto di alveari Bencsik che per anni ha monitorato il comportamento delle api partendo proprio dalle loro case, gli alveari. C'è di più: gli snodi della struttura sono collegate a un alveare di Nottingham: se le api sono all'interno delle cellette, gli snodi si illuminano! Intorno un prato verde fiorito completa l'esperienza insieme al rumore delle api. Entrare nell'alveare è una delle esperienze più affascinanti di Expo e il padiglione, la sera è ancora più bello.
Info: padiglione aperto fino alle 21 (ma l'alveare è visibile sempre, anche dall'esterno); visita libera, code all'entrata ma mai troppo lunghe.
5. KUWAIT. Concept di Italo Rota, realizzazione italiana con Progetto CMR
Le vele del padiglione del Kuwait sono tra le più fotografate di tutto l'Expo. Sono ispirate alla tradizionale imbarcazione locale, il sambuco o dhow, in uso nel Golfo Arabico per la raccolta delle perle. La suggestione racconta anche una storia legata alla sostenibilità, all'acqua potabile, alla sfida dell'agricoltura e a quella dell'energia. Interessante, all'interno, la gestione dello spazio legata alle coltivazioni idroponiche tipiche del deserto. Poesia e pragmatismo da un'idea tutta italiana di uno dei designer e architetti di più grande esperienza. Suoi gli allestimenti del Triennale Design Museum e del Museo del Novecento, entrambi a Milano.
Info: padiglione aperto fino alle 21; spesso code all'entrata.
6. AUSTRIA. Progetto Klaus K. Loenhart per team Terrain
Un viaggio esperienziale. Così in molti hanno definito la visita del padiglione austriaco, senza dubbio uno dei più riusciti di tutta l'Esposizione per la fusione perfetta tra architettura, natura, cultura e ricerca e la concordanza piena con il tema della manifestazione (si mangia anche l'aria, no?). All'esterno la struttura non è di grande impatto, ma all'interno la riproduzione in scala ridotta di una foresta austriaca che fornisce 62,5 chilogrammi di ossigeno fresco ogni ora senza filtri né condizionatori è una vera sorpresa. Tutta da respirare. E, in estate, è il posto ideale per prendere aria visto che, senza impianti di condizionamento, ci sono comunque cinque gradi in meno che all'esterno. Il team di realizzazione è interdisciplinare e nasce nell'ambito delle attività di didattica del Politecnico di Graz.
Info: padiglione aperto fino alle 21; spesso code all'entrata.
7. ESTONIA. Progetto Kadarik Tüür Arhitektid
Tre piani di blocchi di legno accatastati e tante altalene. Un concept semplice, ma efficace che coinvolge i visitatori a mettersi in gioco. Letteralmente. Perché in questo caso l'altalena produce energia cinetica che diventa elettrica. Il meccanismo oltre a essere divertente e praticamente sport nazionale in Estonia, rende chiaro quanta energia serve anche solo per caricare un cellulare. Al termine di Expo il padiglione sarà smantellato e riutilizzato in un parco giochi.
Info: padiglione aperto fino alle 23, visita libera; tempo di visita: 30 minuti. Non ci sono code all'entrata.
8. SLOW FOOD. Progetto dello studio Herzog & De Meuron
Una struttura semplice e leggera, di basso impatto ambientale e destinata a durare nel tempo, in linea con i principi di Slow Food. Tre edifici modulari che richiamano i cascinali rurali della Lombardia dove vedere mostre, partecipare a convegni e workshop, nonché passeggiare nell'orto agroecologico allestito con alcune varietà orticole tradizionali della regione, tra le quali la cipolla rossa di Breme e le piante officinali. Il concept è Salva la biodiversità, salva il pianeta, ma la caratteristica per ora principale è la quiete. In pochi arrivano in fondo al Decumano per scoprirlo ed è un vero peccato. I progettisti sono svizzeri e tra i loro progetti più noti c'è il riallestimento e recupero della vecchia centrale termoelettrica Bankside di Londra che oggi ospita la Tate Modern.
Info: padiglione aperto fino alle 21, visita libera; nessuna coda; tempo di visita consigliata: almeno 30 minuti.
9. VANKE. Progetto di Daniel Libeskind
A Expo ci sono anche le aziende e non solo i Paesi. Meglio ricordarlo. Il padiglione Vanke rappresenta la più grande realtà immobiliare residenziaòe cinese con un fatturato stellare. Grazie a questo fatturato sono riusciti a coinvolgere una delle archistar più quotate del mondo, quel Daniel Libeskind che ha cambiato anche lo skyline di Manhattan con la Freedom Tower. Per Expo si è ispirato a una serie di evocazioni che passano da Confucio a Lao Tze, fino al Rinascimento e all'arte contemporanea. Il risultato è senza dubbio di impatto, sia per la forma sinuosa sia per il colore rosso. Manca inerenza al tema, ma forse alle aziende non era richiesto.
Info: padiglione aperto fino alle 21, visite a scaglioni; poche code. Si entra dal basso e si esce dalla scalinata.

 
10. PALAZZO ITALIA. Progetto Nemesi & Partners
Un concorso internazionale e un progetto vincitore che ha puntato sull'innovazione tecnologica unita a un approccio sostenibile. È un edificio imponente, come da prassi per il Paese ospitante, concepito a energia quasi zero grazie al vetro fotovoltaico in copertura e alla proprietà fotocatalitiche del nuovo cemento utilizzato per l'involucro esterno. Sono 900 i pannelli che, a contatto con la luce del sole, catturano alcuni inquinanti presenti nell'aria trasformandoli in sali inerti. La malta utilizzata deriva, per l'80 per cento, da aggregati di riciclo che in buona parte provengono da materiali di scarto del marmo di Carrara che rendono la struttura molto luminosa e bianca. L'effetto scenico non manca. Più debole il concept interno, ma questa è tutta un'altra storia.
Info: padiglione aperto fino alle 21, code anche molto lunghe all'entrata. Tempo di visita: almeno 30 minuti. Leggete anche la nostra notizia dove si parla del cemento utilizzato a Palazzo Italia. 

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