Quando dici che stai per andare in Val Gardena a dicembre la prima reazione che susciti è sempre la stessa. «Ma che bello, vai a sciare? Lì ci sono piste bellissime. Tra le migliori che abbia mai provato» E poi tutti a consigliare che discesa fare, dove salire, come affrontare questo o quel muro neanche fossero tutti esperti del circo bianco: «Dunque fai il SellaRonda? È l’unico posto dove scii per giorni e non fai mai la stessa pista. È come fare un lungo viaggio di oltre 500 chilometri, ma sugli sci». Quando aggiungi che no, non vai per sciare, e anzi non solo non ti piace sciare, ma proprio è qualcosa che non sopporti ecco che le risposte cambiano. Ma tutte sono una variazione sul tema: «E allora che ci vai a fare, scusa?». Come se in montagna d’inverno non ci fosse altro da fare che prendere freddo sulle piste.
Si vede che tutte queste persone non ci sono mai state. Perché se c’è un posto tra le vallate alpine italiane che offre alternative interessanti a chi proprio non vuole sapere di inforcare gli sci questa è la Val Gardena. Soprattutto se uno ha una certa inclinazione per l’antropologia e un interesse per la storia delle tradizioni locali, che qui sono ricche come non mai. Basterebbe decidere di scoprire le radici della cultura ladina che contraddistingue questa valle (e altre 4 tutto intorno al massiccio del Sella, alcune in Alto Adige, come la Val Badia e la valle tributaria di Marebbe, altre in Trentino, la val di Fassa, o in Veneto, Livinallongo e Cortina d’Ampezzo) per passare tre giorni intensi come un viaggio in un lontanissimo altrove. Imparando come e perché i ladini si sono distinti e sono riusciti a mantenere viva una lingua antichissima che un tempo era parlata lungo tutto l’arco alpino. Volendo si potrebbe prendere qualche lezione di ladino, o semplicemente passare il tempo a orecchiare quel che si riesce a capire di questa lingua che alle volte sembra un portoghese di montagna e altre un tedesco assai dolce.
MUSEO DI CULTURA LADINA
Per apprendere qualcosa di più della cultura ladina a Ortisei c’è il Museum de Gherdëina, ospitato nei due piani della Cësa di Ladins. Il posto ideale per avere una prima infarinatura della cultura ladina e della specificità della val Gardena. È qui che per esempio ti raccontano perché nella valle è tutto un fiorire di atelier di scultura in legno. Ed è sempre qui che ti spiegano qualcosa dell’antica tradizione gardenese nell’ambito dei giocattoli. Un’intera sala è occupata da una raccolta di bellissime bambole di legno e figurine da presepe che per decenni hanno costituito una delle basi dell’economia locale. Durante i lunghi inverni di queste vallate i gardenesi si sono specializzati nella realizzazione di bambole e altri giochi di legno che poi venivano venduti ovunque nel mondo. Un’attività oramai scomparsa che andava di pari passo con l’altra particolarità gardenese: la scultura.

LA VALLE DEGLI SCULTORI
«Per questa valle la scultura da almeno tre secoli è una risorsa economica fondamentale» spiega Aron Demetz, il più famoso tra gli scultori altoatesini, capace di innovare gli stili di questa tradizione gardenese. «All’inizio era un’attività dei contadini nel lungo tempo libero invernale. Si intagliava il legno come si faceva in tante altre vallate alpine, ma qui invece che costruire arnesi per la campagna o orologio a cucù ci si è piano piano specializzati nella scultura in legno di opere sacre al punto che a fine Ottocento era un’attività fondamentale per molti» aggiunge.

Un’attività che ha portato ricchezza e ha aperto una valle remota come questa al resto del mondo ben prima dell’avvento del turismo. «Da qui partivano venditori che arrivavano ovunque a piazzare le statue che venivano intagliate dai nostri artisti» racconta Demetz. E ovunque è letterale: ci sono testimonianze di gardenesi a piazzare statue in Sudamerica. Adesso in Sudamerica arrivano gli artisti coma Demetz che rappresentano la nuova generazione della scultura gardenese, quella che si è staccata dalla rappresentazione tradizionale, ha innovato andando fuori dalla valle a studiare ed è poi tornata portando nuovi gusti e nuove idee.

Idee i cui frutti si possono vedere da Unika, un atelier condiviso creato anni fa da diversi sculturi gardenesi tra cui lo stesso Demetz per dare visibilità a tutti gli artisti della valle. Tra di loro c’è chi ha esposto alla Biennale di Venezia e chi in gallerie negli Stati Uniti. Chi si dedica all’arte sacra e chi a quella astratta, chi lavora sempre e solo legno e chi invece prova anche altri materiali. Tutti però sono accomunati da un forte radicamento culturale nella propria valle e dall’amore per un mestiere che è a cavallo tra l’artigianato e l’arte contemporanea.

BAMBOLE DI MONTAGNA
E a cavallo tra arte e artigianato sono anche i lavori di Judith Sotriffer, che riproduce a regola d’arte le antiche bambole di legno della Val Gardena. Una tradizione che fino al 1930 ha trasformato i masi di tutta la valle in fabbriche stile cinese, dove venivano prodotte circa 100mila bambole a settimana. «Ai tempi nelle stube gardenesi tutta la famiglia, donne e bambini inclusi, era intenta a intagliare le piccole bambole di legno con tutti gli arti mobili. All’epoca erano bambole povere, che dovevano sostituire nel più ricercate bambole di porcellana che andavano di moda nelle famiglie borghesi».

Erano oggetti così economici che in Inghilterra venivano chiamate Penny Doll, le bambole da un penny. Anche se in tutto il mondo sono più conosciute come Dutch doll, le bambole olandesi, visto che è proprio attraverso i porto olandesi che questi oggetti di artigianato seriale arrivavano in tutto il mondo. Oggi l’unica che produce ancora le bambole gardenesi è Judith Sotriffer, che ha un laboratorio casalingo in centro a Ortisei. Gote rosse, occhi azzurri e capelli nero corvino (ma non erano tutte bionde la bambine altoatesine), ogni bambola intagliata nel legno di cirmolo viene toccata cento volte prima di essere considerata finita. Ma Judith non intaglia solo bambole: nel suo studio si trovano splendidi cavallucci e anche qualche pinocchio. Per comprarli si può andare al mercatino di Natale di Ortisei, dove ha uno stand, oppure fare un salto al negozio di giocattoli di sua madre. Che sembra un salto nel passato, quando la Val Gardena doveva la sua ricchezza ai giocattoli. Altro che sci.
INFORMAZIONI PRATICHE
Ufficio del turismo della Val Gardena, www.valgardena.it.
Dormire
Hotel Sporting, a Selva Val Gardena. Quattro stelle con 21 camere, una spa interna e un ottimo ristorante; www.hotelsporting.bz/it.
Mangiare
Chalet gerard, salendo verso passo Gardena un hotel/ristorante appena ristrutturato che offre cucina locale ma anche ottimo dolci per uno spuntino lungo il percorso; www.chalet-gerard.com.
Baita ciampac, all'inizio della Vallunga una baita dove fermarsi dopo una camminate nel cuore del Parco Naturale Puez-Odle assaggiando cucina locale; www.baitaciampac.com.
Costamula un maso con 400 anni di storia, ristutturato finemente dove assaggiare cucina casalinga e tradizionale. Vale la passeggiata; www.costamula.com.