Quanto è cambiato il Piemonte. Quanto è mutata, nell’immaginario comune, la percezione di una regione che oggi ci appare così variegata nei suoi ambienti naturali e ricca di beni culturali? Per capirlo, basterebbe scovare, in qualche cassetto, le vecchie cartoline delle villeggiature anni ’50 e ’60 che ripropongono più o meno costantemente gli stessi luoghi: la montagna pittoresca della val Vigezzo, le tranquille località lacustri con Stresa e le Isole Borromee in prima linea, magari le risaie o qualche casa walser della Valsesia. Il resto? Fabbriche e lavoro, tanto lavoro. 

Oggi è tutto diverso. Ce lo racconta la nuova edizione della Guida Verde Touring dedicata al Piemonte: molte di quelle fabbriche sono diventate spazi urbani deindustrializzati e riconvertiti in ecomusei, luoghi della memoria, location per eventi - un cambio di segno nell’offerta turistica regionale che ha il fiore all’occhiello nel complesso Olivetti di Ivrea, da pochi anni Patrimonio dell’Umanità Unesco. Anche le tante valli alpine hanno preso altre strade: la Guida Verde pone particolare attenzione a quelle che sposano biodiversità e cultura materiale – casi esemplari, la Val d’Ossola e la valle Maira – sotto l’egida di un turismo sostenibile.

Da Torino alle residenze sabaude sulla collina, da Cuneo a Vercelli e alla pianura del riso, dalle Langhe al Monferrato, natura e cultura si danno continuamente il cambio anche fra le pagine della Guida Verde, grazie agli spunti di un nutrito pool di autori impegnati sul campo. Proviamo a scovarne qualche percorso d'autore, qualche chicca imperdibile che accenda la fantasia, recuperi la memoria e ci spinga a scoprirlo con occhi diversi, il Piemonte. E ci facciamo accompagnare da Gino Cervi nel mondo sognante dello scrittore per ragazzi Gianni Rodari, evocandone una storia che si svolge in quello splendido anello azzurro tra la Valsesia e il Lago Maggiore, il lago d'Orta.

Cercando il Barone Lamberto: Gianni Rodari sul lago d’Orta
di Gino Cervi 
«Si è messa a camminare piacevolmente una storia metafisica che si svolge sul lago d’Orta [...], che era in lista d’attesa da vari anni» (lettera a Guido Davico Bonino, 1° giugno 1977). Gianni Rodari annuncia così nel 1977 la nascita del suo ultimo romanzo: C’era due volte il Barone Lamberto. Nato a Omegna il 23 ottobre del 1920, Gianni era figlio di un fornaio. Rimasto orfano a soli 9 anni, insieme alla mamma e al fratello minore, Cesare, lasciò Omegna. Diventò grande, studiò, si diplomò e fece il maestro nelle scuole, e poi anche la Resistenza, e quindi, dopo la guerra, il giornalista e lo scrittore. Diventò uno scrittore famoso, uno dei più famosi al mondo di libri per bambini e ragazzi.
Ma a Omegna, a vivere, non ci tornò mai più. A Omegna, sulla sua casa natale oggi c’è una targa che lo ricorda. C’è anche un parco che lo ricorda, il Parco della Fantasia Gianni Rodari, che contiene tante cose (una biblioteca, una ludoteca, un forum per incontri e mostre) e dove si fanno ancora più cose: laboratori, spettacoli teatrali, giochi animati... tutte ispirate al fantastico mondo delle filastrocche, delle favole e delle storie da lui scritte. L’anno rodariano, inaugurato il 23 ottobre 2019, si concluderà nel centenario della scomparsa.
L'isola di San Giulio, lago d'Orta - foto Getty Images
 
Poco prima di morire – due anni dopo, a Roma – Rodari aveva scelto di raccontare una storia del suo lago, il lago di quando era bambino. Il Barone Lamberto era un vecchio ricchissimo che viveva sull’isola di San Giulio, in mezzo al lago d’Orta (nella foto). Era malatissimo: soffriva di 24 malattie che solo Anselmo, il suo maggiordomo, ricordava perché le aveva scritte su un taccuino in ordine alfabetico, dalla A di asma alla Z di zoppia. Il Barone aveva letto da qualche parte che «colui il cui nome viene sempre pronunciato resta in vita» e per questo aveva al suo servizio una squadra di sei impiegati-servitori che non smettevano mai di ripetere, notte e dì, il suo nome.
Un brutto giorno il dissoluto nipote Ottavio decise di liberarsi dello zio per pagarsi i debiti con l’eredità. Mise un sonnifero nella cena dei servitori, quelli si addormentarono, smisero di pronunciare il nome e il Barone morì. Il giorno del funerale la gente iniziò a mormorare il nome del defunto. Con grande spavento, la bara si aprì e ne uscì di colpo il Barone e più la gente urlava di paura il suo nome, più lui ringiovaniva a vista d’occhio. In poco tempo si ritrovò a essere un ragazzino di 13 anni.
Forse Rodari, nello scrivere questa storia che fa andare il tempo all’incontrario aveva in mente il torrente Nigoglia, che attraversa Omegna e ha l’insolita natura, per i corsi d’acqua dell’arco alpino, di scorrere da sud a nord, ovvero verso le montagne invece che verso il piano (anche se solo per poche centinaia di metri, prima di gettarsi nelle acque dello Strona, un affluente del Toce). Un simbolo geografico di spirito ‘controcorrente’ e anticonvenzionale, che è anche un po’ la cifra stilistica della scrittura e dell’anima poetica di Gianni Rodari.
Le Guide Verdi del Touring Club Italiano possono essere considerate nuovamente pionieristiche, oltre mezzo secolo dopo la loro fondazione. Partendo dal rifiuto di ingabbiare il mondo in una lingua che lo descriva a priori, hanno aperto a un turismo a tutto campo (dall’enogastronomia stellata al cibo di strada, dal trekking al cicloturismo, dalle sagre di paese al grande cinema, alla musica, al teatro) e soprattutto allo storytelling, chiamando giornalisti e autori della narrativa contemporanea a smarcarsi dalle icone, raccontando storie, territori e città, mescolando geografia e immaginazione, autobiografia e fiction.
 
GUIDA VERDE PIEMONTE
Pagine: 360
Anno edizione: 2020