Padre Carlo Salerio, chi era costui? Missionario per vocazione, etnologo per caso, nel 1852 portò in Italia dalla lontana isola di Woodlark, in Melanesia, una notevole quantità di oggetti d'uso comune, maschere rituali, gioielli. La sua raccolta avrebbe costituito, diversi anni dopo, il nucleo di partenza di quello che oggi è il Museo Popoli e Culture del Pime di Milano, che nel 2010 compie cento anni e si presenta ai suoi visitatori con un nuovo allestimento e una serie di iniziative, incontri, corsi di approfondimento e mostre temporanee.

La collezione permanente vanta reperti provenienti da tutto il mondo, testimonianze di culture asiatiche – soprattutto dalla Cina –, africane, dell'America latina e dell'Oceania. Il nuovo allestimento ha valorizzato criteri trasversali per i reperti esposti, con sezioni dedicate, per esempio, al buddhismo, agli ornamenti o ai riti d'iniziazione. Non si tratta, comunque, semplicemente di opere di indubbio valore storico o artistico, ma anche preziose testimonianze della profonda religiosità di popoli che appartengono a culture antiche e lontane dalla nostra.

Tra gli appuntamenti per celebrare questo centenario, spicca una serie di incontri (i prossimi sono venerdì 12 e giovedì 18 febbraio, sempre alle 18.30) su cultura, arte e società dell'Iran, un Paese sempre più spesso nelle cronache dei giornali eppure profondamente sconosciuto.Il 17 febbraio si inaugura una mostra temporanea di molas, veri e propri quadri di tessuto che fanno parte del corredo dei Kuna, etnia panamense; a maggio sarà la volta degli abiti imperiali della dinastia cinese Qing (1644-1911), tra gli oggetti più scenografici dell'intera collezione. Un'occasione importante per conoscere luoghi lontani nel tempo e nello spazio. Anche questo è turismo.