Chi ancora ha in mente le immagini dei bombardamenti che devastarono città come Dresda, Londra, ma anche Milano e Roma durante la seconda guerra mondiale non rimane indifferente di fronte alle devastazioni delle guerre contemporanee. Già nel 2001 fecero clamore le notizie della distruzione, da parte dei talebani, dei celebri Buddha di Bamiyan in Afghanistan. Più recentemente oggetto di bombardamenti mirati e saccheggi i resti archeologici siriani con il clou a Palmira, antica città semita dove è stato ucciso anche il massimo specialista delle rovine, Khaled Asaad.

A volte non serve nemmeno una guerra per distruggere il patrimonio artistico del mondo. Basta un evento naturale come un'inondazione o un terremoto per capire quanto può essere delicato come ricordano bene gli abitanti del modenese e mantovano vittime di uno sciame sismico nel 2012 (da non dimenticare l'intervento del Touring stesso che, con una raccolta fondi, contribuì, grazie ai suoi volontari, alla riapertura della Basilica di Santa Barbara a Mantova). L'Italia vive da sempre in bilico tra la ricchezza artistica e archeologica e la difficoltà nel mantenerla integra, sia di fronte all'incuria sia al cospetto di madre natura. Per questo l'attuale ministro per i Beni e le attività culturali Dario Franceschini è stato tra i primi promotori della formazione di un corpo di Caschi blu dell'Unesco. Si tratta di un'unità nazionale specializzata, una task force di esperti messa in piedi in Italia su richiesta dell'Unesco.

UN Sì PER ACCLAMAZIONE
La proposta ha avuto ora anche l'avallo del Consiglio esecutivo dell'Unesco, riunito a Parigi, e il sì per acclamazione di 53 Paesi e dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza. Un successo per la diplomazia italiana, ma soprattutto per la storia e la cultura la cui tutela, per la prima volta, diventa prioritaria anche in caso di guerra. Ancora da stabilire gli aspetti operativi di questa task force; quello che è certo è che saranno selezionati e formati esperti in grado poi di intervenire direttamente o formando, a loro volta, esperti locali.

Molto coinvolte le forze dell'ordine italiane già da anni impegnate sul fronte della lotta al traffico di reperti archeologici, uno dei punti chiave della questione. Già, perché anche l'Isis ha colto il potenziale economico della storia e prima di bombardare saccheggia e vende (anche online) pezzi dal valore straordinario per raccogliere fondi che vanno ad alimentare la guerra stessa. Un circolo vizioso che va interrotto a ogni livello e da ogni Paese. L'Italia dà l'esempio, o almeno ci prova.