Lo diamo per scontato ed è normale. Quando camminiamo, quando respiriamo o compiamo le più banali azioni in una giornata come tante non pensiamo che l’equilibrio che la natura ci ha messo a disposizione sia enormemente fragile.
 
Ma gli ultimi sconvolgimenti climatici e fenomeni di virulenza mai vista prima ci dicono ogni giorno che nell’ultimo secolo abbiamo compromesso il nostro patrimonio di biodiversità. Irrimediabilmente? Forse una partita possiamo ancora giocarla, a patto che riusciamo a darci delle regole stringenti e condivise.
 
In questa direzione va l’ultima risoluzione delle Nazioni Unite in tema ambientale, pubblicata a gennaio in vista della Cop 15 sulla Biodiversità, che si doveva tenere il prossimo ottobre a Kunming, in Cina, e che è stata rimandata a data da destinarsi. La ricordiamo oggi, Giornata Mondiale della Biodiversità.
Nepal / Getty Images 
Nel testo dell'Onu si esprime la necessità di mettere sotto tutela almeno il 30 per cento delle superfici emerse e degli oceani di tutto il mondo per stabilizzare di qui al 2030 il tasso di perdita di biodiversità. Il fine ultimo è consentire agli ecosistemi di rigenerarsi e ritornare a un equilibrio entro il 2050
 
Più che una proposta, quella lanciata dalle Nazioni Unite è una corsa contro il tempo: “La quota pari al 30 per cento è di sicuro ambiziosa – ha ammesso a Le Monde David Ainsworth, portavoce della Convenzione sulla biodiversità delle Nazioni Unite, nonché organizzatore della Cop 15 di Kunming - . Ma non è un azzardo, perché arriva da un anno in cui i nostri esperti hanno analizzato le richieste dei governi, della comunità scientifica e delle associazioni ambientaliste”.
 
C’è di più. Nel testo della risoluzione si legge che addirittura il 10 per cento di queste aree dovrebbe essere sottoposto a “protezione assoluta”, ovvero che “nessuna attività dell’uomo (anche pesca e agricoltura regolamentate) può essere accettata”, ha spiegato lo stesso Ainsworth al quotidiano francese.
Sede delle Nazioni Unite, New York / Getty Images 
LE AREE PROTETTE NEL MONDO
Ad essere sotto tutela è attualmente il 15% delle terre emerse e il 10% degli oceani. I dati si leggono nel rapporto dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn) presentato all’ultimo World Conservation Congress del 2016.

Secondo il rapporto, nel mondo ci sono oltre 202 mila aree protette, che coprono quasi 20 milioni di chilometri quadrati, corrispondenti al 14,7% delle terre emerse, escluso l'Antartide. I paesi in America latina e nei Caraibi proteggono la porzione maggiore di territorio, quasi 5 milioni di chilometri quadrati, metà dei quali in Brasile. Il Medio Oriente ha invece il tasso di protezione più basso, circa il 3% del territorio, con appena 119mila chilometri quadrati.

Ora non resta che sperare negli esiti positivi dagli appuntamenti principali del futuro, a partire dalla Cop 15 di Kunming. Assenti purtroppo annunciati gli Stati Uniti d’America, che lo scorso 4 novembre anno ufficializzato il ritiro formale dagli accordi sul clima di Parigi, cui aveva aderito tre anni fa l’ex presidente Usa, Barak Obama.
Caraibi / Getty Images
 
INFORMAZIONI E AGGIORNAMENTI
- Scopri di più sulla Convention on Biological Diversity sul sito ufficiale cbd.int.
- Notizie, risoluzioni e approfondimenti sul clima sono sull'area del sito delle Nazioni Unite unfccc.int.
- Segui gli aggiornamenti sui social network con #Biodiversity2020.