Nel 1981 ricordo che durante un sopralluogo per il Touring Club Italiano in occasione della verifica di alcuni itinerari escursionistici conobbi a Rhêmes Notre Dame un ornitologo che passava le giornate a scrutare il cielo per capire se i gipeti già avvistati oltre confine, nel parco della Vanoise, erano sconfinati nel settore valdostano del parco nazionale del Gran Paradiso.
Purtroppo allora le ricerche furono vane. Anni dopo, però, la situazione è cambiata: grazie a un grande progetto di reintroduzione, che ha interessato buona parte dell'arco alpino, i grandi avvoltoi hanno fatto il loro ritorno. E sono tornati anche nel parco nazionale del Gran Paradiso, da dove erano scomparsi nel 1913 quando fu abbattuto l'ultimo esemplare proprio in val di Rhêmes.
LAIKA E ARVINE, I NUOVI NATI
La situazione, peraltro, è davvero cambiata non sono per il gipeto, ma anche per molti altri animali, in generale sul fronte faunistico e su tutte le Alpi. Sono ricomparsi i lupi e gli orsi (la notizia dell'orso in Trentino è un fatto di cronaca odierno), si sono moltiplicati camosci, caprioli e stambecchi. Per non parlare dei cinghiali...
E naturalmente il gipeto si è ripreso quell'habitat dal quale era stato sterminato proprio un secolo fa. La notizia di questi giorni è quella che i due pulcini di gipeto nati lo scorso marzo del Gran Paradiso, ribattezzati dai guardaparco Laika e Arvine, hanno preso il volo dal loro nido in Valnontey. I piccoli rimarranno per alcuni mesi nel territorio dei genitori e insieme continueranno ad essere costantemente osservati dal personale di sorveglianza dell’Ente Parco.
MONITORAGGIO COSTANTE
Il monitoraggio del gipeto da parte del corpo di sorveglianza è stato costante. Il controllo dei siti di nidificazione, in particolare durante la cova e la schiusa dell’uovo, e prima dell’involo del pullo (il piccolo di gipeto) viene fatto dai guardaparco, insieme ai tradizionali strumenti, con mezzi tecnologici particolarmente avanzati, al fine di assicurare un’adeguata protezione ai “tesori” del vero e proprio scrigno della biodiversità che è il Parco.
Da dicembre 2016 alla data dell’involo sono stati effettuati nelle due valli interessate 125 giornate di osservazione per un totale di oltre 900 ore, 1.660 km percorsi a piedi per il controllo con un dislivello complessivo tra i 30.000 e i 37.000 km. Un bell'impegno per tutelare una specie simbolo della biodiversità alpina, importantissima anche per la sua posizione nella catena alimentare: i gipeti, infatti, si cibano soltanto di ossa di animali morti, facendo la funzione di veri e propri "spazzini" della montagna. 

Se dunque quest'estate fate un'escursione nel parco del Gran Paradiso, provate a scorgere la sagoma dei nuovi nati e dei loro genitori! I gipeti sono più grandi delle aquile reali, con una grande apertura alare e soprattutto una coda fatta a forma di rombo, che ne permette un facile riconoscimento. Buoni avvistamenti!