Questo è il racconto del nostro inviato Stefano Brambilla in Grecia, lungo il "secondo e terzo dito" del Peloponneso. Il live trip è sfociato poi in un articolo pubblicato sulla rivista Touring e in un video su Monemvasia. Ecco i link delle varie puntate.
Puntata 1 – “Dov’è il Mani? Cos’è il Mani?”
- Puntata 2 – “Anche nel Mani sono arrivati i boutique hotel”
Puntata 3 – “Lungo le coste del Mani, tra miti antichi e mare cristallino”
Puntata 5 – "Monemvasia, un mondo a parte"
- Puntata 6 – "Intorno a Monemvasia: spiagge, grotte e relax"

- Reportage pubblicato su Touring, rivista del Touring Club Italiano
- Video "10 motivi per andare a Monemvasia"

 

PUNTATA 2 - ANCHE NEL MANI SONO ARRIVATI I BOUTIQUE HOTEL
 
Ecco, sono nel Mani, scrivo da Areopoli, il centro più importante. Ho appena scoperto su Wikipedia che il Mani – la penisola centrale del Peloponneso, come dicevamo – ha anche una traduzione italiana, Maina. Suona molto male, sembra un panettone. Preferisco il nome greco. Come da titolo del libro di Fermor, peraltro.
KALAMATA E LE SUE OLIVE
Dunque, per prima cosa ho scoperto che per raggiungere il Mani da Atene ci vuole pazienza. Si passa il canale di Corinto, si arriva a Tripoli con una comoda autostrada e poi si prosegue verso Sparta tra bancarelle stracolme di ciliegie giganti e un mare di ulivi che si inerpicano sui monti del Taigeto. Certo, c’è l’aeroporto di Kalamata più vicino, appena a nord del Mani, per la prossima volta… mi dicono che dopo l’apertura di Costa Navarino, grande resort ulla costa occidentale del Peloponneso, sempre più voli atterrino nella città delle olive. Mi dicono anche che non c’è un ulivo a Kalamata, le famose olive grandi e nere si producono in altre regioni più all’interno, solo che i bastimenti carichi di olive partivano da Kalamata e allora ecco il nome…

 
AREOPOLI E I BOUTIQUE HOTEL
La prima impressione è che molto sia cambiato dai tempi di Paddy Fermor e delle sue esplorazioni maniote. In primis, nell’architettura dei villaggi e nella proposta turistica. Ad Areopoli, la “capitale” del Mani, e poi attorno al vicino porticciolo di Limeni, è tutto un fiorire di boutique hotel raffinati, esclusivi resort con piscina, lounge bar vista mare. Ma è davvero tutto molto ben fatto: le case restaurate com’erano una volta, tutte in pietra, colori omogenei, nessuna stravaganza e nessuna bruttura. Merito anche, mi dice un albergatore, dei fondi stanziati dall’Ue, che hanno permesso la ristrutturazione conservativa di molti edifici cadenti. Prendo un aperitivo nella vietta centrale di Areopoli, un susseguirsi di piacevolissimi locali dove sdraiarsi all’aperto in comodi divani (cosa avrebbe detto Fermor della musica chill out nella storica Aeropoli?!); e ceno sul mare a Limeni, dove i tavoli si affacciano su un’acqua che definire trasparente è davvero poco. Se volete rigenerarvi, dovete venire a Limeni: è uno di quei posti dove si riesce a dimenticare tutto. Io vorrei rimanere qui.

LE CASE-TORRI DEL MANI
Fermor racconta, in una delle sue innumerevoli e lunghissime digressioni, della particolarità delle case-torri del Mani, sorta di abitazioni verticali turrite, da cui le famiglie maniote si facevano… la guerra. Per secoli, fino alla seconda metà dell’Ottocento, ogni villaggio del Mani era teatro di vere e proprie faide: dalle loro case-torri, le famiglie rivali si sparavano le une contro le altre, senza esclusione di colpi, con l’unico obiettivo di sottomettere l’avversario. Oggi di queste case-torri ne rimangono parecchie, alcune delle quali splendidamente restaurate, ad Areopoli per esempio; e molti nuovi edifici prendono le loro sembianze, giacché in alcuni luoghi è tutto un fiorire di case-torri (fin troppe!). Devo dire che me le immaginavo più alte, queste torri, sul modello di Bologna o San Gimignano; ma in fin dei conti siamo nella Grecia rurale, trovare le pietre per costruirle era già una grande fatica.
Ecco, queste sono le prime impressioni del viaggio. Poca gente in giro, peraltro, e clima perfetto... Domani si prosegue verso sud, seguitemi su queste pagine!