La Valtellina è una delle grandi vallate longitudinali delle Alpi, come la Val d'Aosta e le valli Venosta e Pusteria, ma a differenza di queste ultime ha due facce completamente diverse sia dal punto di vista naturalistico sia da quello turistico. Il versante retico, ossia quello settentrionale, è il più famoso e frequentato dai turisti, basti pensare alla Val Masino, ma soprattutto alla Val Malenco e poi alla Valle di Poschiavo, che è però già in Svizzera, solcata dalla linea del celebre trenino che sale al passo del Bernina e che poi scende a St. Moritz. È un versante assolato, costellato di paesini anche in quota, la celebre riviera dei Cech, per esempio, dove anche d'inverno la neve resta solo pochi giorni. L'altro versante invece, quello orobico, è ai più sconosciuto, intagliato da tante piccole vallette che ancor oggi non conoscono il turismo, dove la natura e le stesse tradizioni sono ancora quelle di cento e più anni fa. Su 100 turisti che entrano in Valtellina da Colico forse uno sceglie il versante orobico; tutti gli altri puntano sul versante retico, su Bormio, Livigno e Santa Caterina Valfurva.

L'uscita di un recente volume edito dalla Fondazione Luigi Bombardieri di Sondrio dal titolo Alpi Orobie valtellinesi, montagne da conoscere suona quindi come un giusto e doveroso riconoscimento nei confronti di un settore non certo minuscolo della provincia di Sondrio finora dimenticato. E ai soci del Touring sempre così attenti e desiderosi di scoprire angoli meno noti del nostro Paese non può che far piacere apprendere dell'uscita di un volume di questo genere. Il testo, come preannuncia in prefazione Stefano Tirinzoni, presidente della Fondazione che ha per scopo la promozione delle attività culturali in Valtellina, vuole colmare un vuoto, con contributi culturali (sono ben 39 gli autori dei saggi) che descrivono le vare convalli spaziando fra tematiche paesistiche, ambientali, naturalistiche, etnografiche, letterarie e storiche.

In effetti sfogliando la poderosa opera (ben 336 pagine!), curata da Guido Combi, già presidente del Cai di Sondrio, si riesce a entrare appieno in questa realtà poco nota delle vallette orobiche della Valtellina: le più famose sono la Val Gerola e la Valle Tartano, a fronte di tante altre pressoché sconosciute come la Val Belviso, Val Bondone, Val Caronella, Val Malgina, Val d'Arigna, Val Venina, Valle del Livrio (niente a che fare con l'albergo omonimo al passo dello Stelvio!), Val Cervia, Val Madre, Valle del Fabiolo e Val Lesina.

Il volume descrive tutte le vallate citate, una per una, finalmente in un modo organico, ripercorrendo la storia, le tradizioni e gli aspetti naturali, da quelli geografico-morfologici a quelli vegetazionali e faunistici. Particolarmente interessanti i capitoli sugli insediamenti umani (specie sulle dimore rurali medievali), i cenni sui resti delle fortificazioni realizzate durante la prima guerra mondiale, l'attività mineraria e una panoramica sulle antiche credenze e leggende diffuse sul territorio (tra cui quella notissima dell'Homo selvadego, effigiato in un affresco a Sacco in Val Gerola). Il volume è in vendita a 25 euro nelle librerie di Sondrio oppure si può ordinare alla Fondazione Bombardieri (via Trieste 27, Sondrio) anche per mail (info@fondazionebombardieri.it) al costo di 20 euro più spese postali.

Alpi Orobie valtellinesi, montagne da conoscere

a cura di Guido Combi

Fondazione Bombardieri, pagine 336, euro 25