A Milano si parla in italiano. Tra le grandi città italiane il capoluogo lombardo è forse l’unico dove il dialetto, anche solo la parlata, è relegata in un angolo assai remoto, destinato a scomparire come l’acqua dei navigli nei mesi di secca. Eppure il dialetto milanese con i suoi detti ed espressioni idiomatiche è una ricchezza che sarebbe un peccato perdere. Anche perché spesso rende la conversazione più salace e di certo colorita.
Partendo da questo assunto Flavio Maestrini ha pensato di raccoglie oltre un centinaio di detti milanesi all'interno del libro Per i milanes... anca arios pubblicato da Edizioni Selecta. Detti che non sono solo la tradizione in dialetto di proverbi antichi e universali, ma che invece affondano la proprie radici e il proprio significato a Milano. Così “anda’ a Bagg a sonà l’orghen” è un detto milanese che più milanese non si può, anche perché fa espressamente rimando a un quartiere periferico della città e una storia ben precisa.
L'INCONTRO
Di Milano, del suo dialetto e delle sue storie si parlerà mercoledì 26 ottobre dalle 18.30 al Punto Touring di Milano in corso Italia 10 nell’ambito di Compagni di viaggio, la rassegna di libri di viaggio del Touring Club Italiano. Flavio Maestrini dialogherà con il giornalista Andrea Bassoli, esplorando il significato di motti e detti milanesi, raccontandone l’origine storica per capirne meglio i riferimenti e il contesto in cui hanno avuto origine. Se non volete fare la fine di Totò l’incontro con Flavio Maestrini è l’occasione buona per imparare quel che serve del dialetto milanese.
I PROSSIMI APPUNTAMENTI DI COMPAGNI DI VIAGGIO
lunedì 7 novembre, ore 18.30, nell’ambito di JazzMi
«Charles Mingus, peggio di un bastardo» pubblicato da Edizioni Sur
con Stefano Zenni
mercoledì 9 novembre, ore 18.30
«Portami oltre il buio. Viaggio nell'Italia che non ha paura»
con Giorgio Boatti e Massimiliano Vavassori, direttore del Centro Studi Tci
venerdì 11 novembre, ore 18.30 nell’ambito di JazzMi
«Inner Sounds. Nell’orbita del jazz e della musica libera»
con Claudio Fasoli e Marc Tibaldi