Un silenzio lungo oltre vent’anni: ha riaperto l'11 luglio la collezione Magna Grecia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Chiusa dal 1996, la collezione, per ricchezza ed antichità del patrimonio archeologico rappresenta un unicum nel panorama museale internazionale: oltre 400 opere, infatti, testimoniano le caratteristiche insediative, le strutture sociopolitiche, il retroterra religioso ed artistico nella Campania di epoca preromana. L'alllestimento è stato progettato dall’archeologo Enzo Lippolis (Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Antichità/Università “La Sapienza” di Roma, scomparso prematuramente l’anno scorso), a cui è dedicata la prima sala della nuova sezione del Museo.

Diversi nuclei tematici, dunque, con un significativo filo conduttore: la complessità della coesistenza tra le comunità radicate nel Sud della penisola. “Restituiamo oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli una parte fondamentale della sua identità - ha dichiarato il Direttore Paolo Giulierini - il riallestimento dopo 20 anni della collezione Magna Grecia, tra le più ricche e celebri al mondo, è l’esito di un vasto piano di interventi per il riassetto dell’ala occidentale dell’edificio destinata ad accogliere le testimonianze dell’epoca preromana. Nelle sale del primo piano che ospitano il percorso espositivo, un’esperienza unica attende il visitatore, che potrà letteralmente ‘passeggiare nella storia’. Lo farà camminando, con le opportune precauzioni, sui magnifici pavimenti a mosaico provenienti da Villa dei Papiri di Ercolano, da edifici di Pompei, Stabiae, dalla villa imperiale di Capri, finalmente recuperati e riportanti alla loro magnificenza. La storia dei greci in Occidente, e quella dei popoli italici con i quali vennero a contatto, torna quindi a passare per il MANN, e mi piace immaginare questa ‘nuova’ sezione come un affascinante ‘portale della conoscenza’ che da Napoli conduca, e sempre più invogli, alla scoperta degli antichi tesori del Mezzogiorno d’Italia’’.

LE NUOVE SALE DELLA COLLEZIONE
In un viaggio a ritroso nella storia, dall’VIII sec. a. C. sino alla conquista romana, è così ricostruito il suggestivo mosaico che definì l’identità culturale della Magna Grecia: si parte con alcune sepolture da Pithekoussai (Ischia) e Cuma (databili tra la seconda metà dell’VIII e gli inizi del VII sec. a. C.) per testimoniare le fasi più remote della “colonizzazione” greca del Sud Italia. Procedendo nelle due sale successive, si descrive l’universo mitico e religioso delle città della Magna Grecia. Tra i capolavori presentati ai visitatori spiccano la suggestiva e coloratissima opera d’arte del fregio in terracotta con lotta tra Eracle e il mostro marino Nereo e le Tavole di Eraclea. Si tratta di una grandiosa iscrizione (rinvenuta nel 1732), che segnò una tappa fondamentale nella scoperta della Magna Grecia, affascinando il Settecento riformatore e illuminista per aver fissato nel bronzo il dettagliato resoconto dei lavori pubblici legati al riordino di alcuni terreni di proprietà religiosa.

Nella terza sala, si affronta il tema del significato ideologico del banchetto, tra dimensione individuale e sociale, nella cultura greca e magnogreca di epoca arcaica e classica. È ricostruito, così, un convivio tra VI e V sec. a.C.: i vasi attici figurati riflettono un rituale consolidato per cui ogni recipiente (crateri, anfore, coppe, vasellame in bronzo) assumeva una funzione specifica. Spiccano poi, nella collezione, le celebri lastre dipinte rinvenute nella Tomba delle Danzatrici, scoperta a Ruvo il 15 novembre 1833: la scena di danza funebre, che si snoda sulle pareti della tomba (datazione tra fine del V e inizi del IV sec. a.C), costituisce a tutt’oggi una delle più alte attestazioni della pittura antica nel Sud Italia. Ancora, tra i maggiori acquisti che il governo borbonico riuscì ad assicurare al Museo, spiccano le coppie di frontali e pettorali per cavalli, provenienti da una sepoltura ruvestina di un cavaliere di rango principesco, così come i due crateri a mascheroni apuli dall’Ipogeo del Vaso di Dario di Canosa, vasi colossali la cui unica funzione doveva essere quella di costosissimi status symbol.

Tomba delle Danzatrici, lastra dipinta - Tufo e intonaco dipinto; alt. cm 56, largh. cm 77 Ruvo - Fine del V – inizi del IV sec. a.C. - Napoli, Museo Archeologico Nazionale © Ministero per i Beni e le Attività Culturali MANN

Raffinate testimonianze della moda del tempo sono le oreficerie esposte nella sala CXXXV: collane, bracciali, orecchini e altri gioielli documentano così i preziosi ornamenti indossati per ostentare la propria appartenenza sociale.


Coppia di orecchini - Oro; alt. cm 10, largh. cm 5 - Taranto - Seconda metà del IV sec. a.C. - Napoli, Museo Archeologico Nazionale © Ministero per i Beni e le Attività Culturali MANN​

In questa stessa sala si trova lo straordinario Cratere di Altamura (metà IV sec. a.C.), uno dei più monumentali vasi apuli pervenuti dall’antichità. L’opera, recentemente restaurata dallo staff del Getty Museum, è decorata da una rara ed emblematica raffigurazione del mondo degli Inferi con la dimora di Ade e Persefone, insieme a numerosi personaggi mitologici legati all’aldilà.

Cratere a volute apulo a figure rosse - Terracotta; alt. cm 150, diam. orlo cm 68 - Altamura 350 a.C. (Bottega del Pittore di Licurgo) - Napoli, Museo Archeologico Nazionale © Ministero per i Beni e le Attività Culturali - MANN

La collezione Magna Grecia trova il suo culmine ideale nello sguardo proteso alla Campania interna e ai contesti più significativi da Nola a Cales (l’odierna Calvi Risorta nel casertano). Tra le opere inserite nel percorso espositivo, basti ricordare l, uno dei vasi più celebri che il mondo antico ci abbia restituito. Acquistata nel 1818 per l’allora incredibile cifra di 10.000 ducati (una quantità d’oro corrispondente a circa 170.000 euro), l’opera è attribuita al Pittore di Kleophrades (490-480 a.C.). Sulla spalla del vaso si succedono in circolo scene della presa di Troia (tra cui lo stupro di Cassandra e la sanguinosa morte di Priamo), capaci di affascinare i moderni per il contrasto tra l’armonia compositiva e la violenza nella resa dei dettagli. 


Hydria Vivenzio © Ministero per i Beni e le Attività Culturali - MANN​

Meraviglia nelle meraviglie sono le 14 sale del Museo attigue al salone della Meridiana in cuiè ospitata la collezione: tali sale sono caratterizzate da pregiati sectilia a motivi geometrici e mosaici di età romana, messi in opera nella prima metà dell’800, sottoposti in questi anni ad un intervento di manutenzione e pulizia, che ha restituito alle superfici la vivacità dei colori delle diverse qualità di marmo. Spicca, tra tutti, il pavimento circolare in opus sectile proveniente dal Belvedere della Villa dei Papiri di Ercolano (sala CXXXIX), dal modernissimo gioco di illusionismo prospettico.


Rhyton a forma di testa d’asino - Terracotta; alt. cm 23,5, diam. cm 20 - Ruvo 480-470 a.C. - Napoli, Museo Archeologico Nazionale © Ministero per i Beni e le Attività Culturali - MANN​
INFORMAZIONI
Collezione Magna Grecia del MANN, Museo Archeologico di Napoli
Aperto tutti i giorni tranne martedì dalle 9 alle 19.30 (ultimo ingresso alle 19)
Sito web: www.museoarcheologiconapoli.it

Si specifica che la pavimentazione a mosaico delle sale che ospitano la collezione necessita di alcune precauzioni nella fruizione, tra cui l’utilizzo di apposite calzature (al costo di 1,50 euro) e l’ingresso regolamentato negli spazi espositivi. La collezione è stata la prima, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ad essere concepita come accessibile a qualsiasi tipo di pubblico, anche con esigenze speciali.