Si è conclusa da pochi giorni la prima campagna di scavo presso il sito di Via Appia Antica n. 39, nel cuore del Parco Archeologico e del Parco Regionale dell’Appia Antica, a pochi passi dal Sepolcro di Geta.
Il cantiere archeologico ha interessato un’area a poche centinaia di metri fuori le Mura Aureliane, un luogo al momento critico e in stato di degrado e mai indagato da uno scavo archeologico con finalità di ricerca, nonostante la sua forte valenza storica e culturale. Lo spazio in cui l’Appia Antica supera la valle dell’Almone rappresentava il confine della città di Roma e questo suo carattere critico, di passaggio, si riflette nella carica che quest’area acquisisce in ambito religioso, dalla ninfa Egeria al santuario di Marte Gradivo, fino all’incontro di San Pietro con Cristo.
La campagna di scavo è stata dedicata essenzialmente alla riscoperta delle architetture antiche presenti sul sito, ma si è raggiunto l’obiettivo di restituire il sito alla comunità tramite un progetto culturale che andrà sviluppato negli anni. “Dopo 7 anni dalla pubblicazione dello studio sul paesaggio antico della valle dell’Almone è stato finalmente possibile aprire non solo uno scavo archeologico ma un laboratorio in cui sperimentare nuove metodologie della ricerca archeologica e rappresentare, per questo luogo così critico, una scintilla del cambiamento” spiega Rachele Dubbini, titolare della Cattedra di Archeologia Classica dell’Università di Ferrara, che sottolinea come questo risultato sia stato raggiunto “attraverso una forte sinergia tra Università degli Studi di Ferrara e le Istituzioni presenti sul territorio, il Ministero della Cultura, l’Ente Parco Regionale Appia Antica e il Comune di Roma, senza dimenticare il contributo fondamentale dei cittadini, delle associazioni e dei comitati presenti nell’area, come il Comitato per il Parco della Caffarella”. 
La prima campagna di scavo presso il sito di Via Appia Antica n. 39
LE SCOPERTE IN "VIA APPIA ANTICA 39"
Un primo bilancio dei risultati ottenuti è delineato dal direttore dello scavo, Fabio Turchetta: “A poco più di un metro di profondità dal piano di calpestio moderno, sono state intercettate le murature di un ampio complesso funerario. Dell’intera superficie del saggio, pari a circa 80 mq, il 33% è occupato da ambienti organizzati in due piccole strutture verosimilmente pertinenti a singole famiglie o piccoli gruppi familiari. Oltre a queste, molto interessante risulta essere un colombario in opera laterizia di eccezionale fattura”.
Il complesso funerario nel suo insieme, secondo Turchetta, potrebbe coprire verosimilmente un arco cronologico compreso tra la prima e la media età imperiale. In età tarda, legate all’abbandono e alla conseguente perdita di utilizzo dei colombari, si possono invece collocare alcune tombe a inumazione realizzate in uno spazio esterno agli edifici: “si tratta - spiega l’archeologo - di tombe singole, con deposizioni supine e in un caso i resti ossei mettevano in evidenza l’uso di un sudario”. Per quanto riguarda l’età anagrafica degli individui, invece, “una prima valutazione porta all’identificazione di tre adulti e di un ragazzo tra i 10 e i 18 anni, tre maschi e una femmina”.
Il progetto di ricerca “Via Appia Antica 39”, focalizzato sullo studio e la ricostruzione di tre tipi di paesaggi antichi - di confine, sacro e funerario - in un luogo critico dalle forti contraddizioni tra gli interessi pubblici e privati, rappresenta un’attività pilota del laboratorio ECeC – Eredità Culturali e Comunità. La partecipazione di ventisette professionisti e sette studenti dell’Università di Ferrara conferisce all’iniziativa una forte impronta interdisciplinare e internazionale, richieste dalla complessità del contesto archeologico.
La prima campagna di scavo presso il sito di Via Appia Antica n. 39
UN PROGETTO DI ARCHEOLOGIA PARTECIPATA
Con l’intenzione, infine, di incentivare l’archeologia partecipata divulgando i risultati dello scavo, avvicinando la cittadinanza a questa nuova realtà culturale e, in senso più ampio, creando un processo di sensibilizzazione nei confronti del paesaggio storico-archeologico del II miglio dell'Appia Antica, è nato il ciclo di visite "PASS. Paesaggi e passaggi al II miglio dell'Appia Antica" curato dall’archeologa Chiara Maria Marchetti.
Sono stati quasi 300 i partecipanti alle giornate di apertura del cantiere, tutte gratuite e rivolte sia agli adulti che agli studenti della Scuola Secondaria di primo e secondo grado. “Uno degli strumenti che l'archeologia utilizza per aprirsi al grande pubblico e avvicinare alla conoscenza i non addetti ai lavori, è proprio la visita guidata” afferma Marchetti, che prosegue: “attraverso le visite è possibile mostrare da vicino il contesto originario e spiegarlo veicolando i concetti scientifici in modo chiaro e comprensibile a tutti”.
La prima campagna di scavo presso il sito di Via Appia Antica n. 39
NUOVE POLITICHE DI TURISMO LENTO
All’entusiasmo dei cittadini si è unito quello delle Istituzioni locali, in visita al cantiere il 7 ottobre. Amedeo Ciaccheri, Presidente del Municipio VIII, ha parlato di “un banco di prova per scrivere nuove politiche di turismo lento e di condivisione sul territorio del nostro patrimonio storico e archeologico come bene comune”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Francesco Laddaga, Presidente del Municipio VII, il quale ha offerto “disponibilità e supporto istituzionale per le prossime campagne, anche per fare in modo che sempre più persone possano godere, in fase di scavo, di un’esperienza straordinaria e della possibilità di conoscere i nuovi resti venuti alla luce”.
La ripresa delle indagini archeologiche, prevista per maggio 2023, non rappresenta che una tappa di un lungo percorso di iniziative culturali pensate per accompagnare la comunità alla riscoperta della propria eredità culturale.
La prima campagna di scavo presso il sito di Via Appia Antica n. 39
INFORMAZIONI UTILI
Scopri di più sulle attività scientifiche al sito www.ecec.unife.it