Non abbiamo statistiche che possano confermarlo, ma siamo discretamente sicuri che se vi chiedissimo di citare la prima cosa che vi viene in mente pensando a Venezia riceveremmo come risposte "San Marco", "il canal Grande", "Rialto", eccetera. Qualcuno senz'altro nominerebbe la Biennale, altri il Carnevale e il vetro di Murano, altri ancora - a seconda dei gusti, delle passioni - le tele di Tiziano ai Frari o qualche capolavoro all'Accademia. Ecco, dubitiamo che qualcuno citerebbe il campo Santi Giovanni e Paolo.

Eppure, questa piazza qualche passo a nord di San Marco è semplicemente un piccolo capolavoro - non a caso Zanipolo i veneziani l'hanno soprannominato il Campo delle Meraviglie. Prima di tutto perché è ampia, inaspettatamente arieggiata, con il rio dei Mendicanti che la fiancheggia da un lato. Poi perché lo scorcio che si apre dal ponte del Cavallo lascia senza parole: basta guardare la foto qui sopra. A sinistra, le sagome scintillanti ed armoniche della Scuola Grande di San Marco; a destra, ad angolo retto con la Scuola, la Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, altissima e rossa di mattoni, quasi a contrasto con il marmo della prima. Un angolo favoloso, impreziosito ancor più dalla statua equestre del Colleoni in mezzo al campo. 

Avvicinadosi, lo sguardo inevitabilmente si posa sui trompe l'oeil alla base della Scuola, con quei leoni che sembrano fare capolino da dietro la porta e osservare, mansueti e sospettosi come gatti, i bambini appena usciti dalle lezioni che si rincorrono e tirano la palla tra le tombe dei dogi. Una visione quasi inconsueta, a Venezia: un campo risuonante di grida infantili, uno spaccato di vita veneziana tanto normale quanto autentico e bellissimo, agli occhi del turista. Insomma, già qualche minuto in questo campo suscita un sorriso. Ma ovviamente c'è di più. Molto di più. Perché questi due monumenti racchiudono, forse più di tanti altri, molta della illustre storia di Venezia: sono punti focali per conoscere la civiltà della Serenessima, indispensabili per capire qualcosa di più di quella Repubblica che per secoli fu uno dei capisaldi della cultura europea. 


All'esterno della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, davanti alla Scuola Grande di San Marco, Venezia - foto Stefano Brambilla
 
All'esterno della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, davanti alla Scuola Grande di San Marco, Venezia - foto Stefano Brambilla
 
Basta entrare nella Basilica per iniziare a capire. Lo spazio è incredibilmente vasto, alto, vuoto: sembra di essere entrati in una Cattedrale. Decine di tombe, cenotafi, sculture tappezzano le pareti laterali: sono quelli dei Dogi e delle loro famiglie, gli illustrissimi condottieri della Repubblica, che sembra quasi abbiano fatto a gara per conquistarsi lo spazio più bello e farsi erigere il mausoleo più raffinato. Ben 25 sono sepolti qui, in quello che non a caso è definito il loro Pantheon, insieme ad altre glorie della Serenissima.

Ci sono nomi noti: subito, a destra, il monumento a Marcantonio Bragadin, l'eroe per antonomasia della gloriosa storia veneziana, colui che nel 1571 strenuamente difese Famagosta - ultima roccaforte dell'isola di Cipro - contro l'assedio degli ottomani; nella controfacciata il gigantesco mausoleo dei Mocenigo, una famiglia che diede a Venezia ben sette dogi e un numero imprecisato di politici, militari, scrittori, ecclesiastici. Possiamo solo immaginare il fasto, la folla, la pompa magna delle celebrazioni e dei funerali, che qui furono tenuti per tutti i dogi della Repubblica, anche quelli sepolti altrove.


L'interno della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, Venezia


L'interno della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, Venezia - foto Stefano Brambilla

D'altronde, fu proprio un doge, Jacopo Tiepolo, a sognare nel 1234 di costruire una chiesa laddove c'era solo un acquitrino e un piccolo oratorio. Come racconta un dipinto custodito nella Sacrestia, la vide come luogo di gioia, danza, fiori e colombe: un luogo di gloria, insomma. Da subito il doge affidò l'edificio ai Domenicani, un ordine mendicante nuovo, fondato sulla predicazione, la preghiera e lo studio: il fondatore Domenico Guzmán, morto da soli 13 anni, veniva consacrato santo proprio in quell'anno e l'ordine dei frati predicatori si stava spargendo in tutta Europa - il grande Tommaso d'Aquino sarebbe arrivato da lì a poco.

Ecco allora la grande e sontuosa cappella dedicata a San Domenico, impreziosita da rilievi di bronzo neri e da un bellissimo trompe l'oeil sul soffitto, realizzato dal Piazzetta; e, in fondo alla navata sinistra, la ricchissima cappella della Santissima Vergine del Rosario, un altro tema caro all'ordine, qui dedicata alla vittoriosa battaglia di Lepanto (1571) di cui un altro doge, Sebastiano Venier, fu l'eroe. Una cappella ancor più ricca in passato, visto che nel 1867 un incendio la privò di alcuni capolavori assoluti. 


La cappella di San Domenico all'interno della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, Venezia - foto Stefano Brambilla

Ma tutto ciò acquisisce un significato ancor più pregnante perché i Domenicani ci sono ancora oggi, a distanza di 800 anni, quasi ad aver voluto rimanere a custodire i "loro" capolavori e a testimoniare in prima persona quello che è anche un pezzo della loro storia. Non si sono arresi neppure a Napoleone, che (come ovunque) trasformò la Basilica in edificio civile: la parrocchia riuscì a risorgere poco dopo (1810), i frati predicatori a rimanere in città. Oggi amministrano la Basilica con rinnovata passione e, nonostante i ranghi ridotti, sono una fucina di idee per il suo futuro. Perché una grande, imponente Basilica come questa ha bisogno di stimoli, di attività e anche di fondi, per poter sopravvivere alle sfide del nuovo Millennio. 

È Padre Michele, il Superiore della comunità, a raccontarci dei nuovi progetti. Innanzitutto, percorsi tematici proposti ai turisti e prenotabili anche sul sito web; poi visite guidate serali, cacce al tesoro, "passeggiate per l'anima" tra arte e fede guidate da Padre Daniele e da guide volontarie. "Ci rivolgiamo a un pubblico interessato e sensibile alle tematiche culturali" speiga il Superiore "prima di tutto per evitare che la bellezza del campo e, soprattutto, l’autenticità dell’atmosfera, data dalla presenza dei veneziani, non venga alterata e deturpata dalle orde di turisti che popolano Piazza San Marco, rendendola un non-luogo".

Mentre queste attività prendono piede, Padre Michele ci mostra con orgoglio altre due meraviglie della Basilica. La prima, dopo anni di restauro, è finalmente accessibile a tutti: è la vetrata del transetto destro, forse l'opera più mirabolante uscita dalle fucine di Murano, un caleidoscopio di storie, colori, volti che non si finirebbe mai di ammirare. Abbiamo la fortuna di vederla da vicino, prima che le impalcature vengano smontate: è una rivelazione che fa gridare al miracolo per la bellezza dei colori e la raffinatezza dei dettagli. Tutto è vetro alla massima potenza: non c'è niente di dipinto, a dispetto delle apparenze, anche i volti sono realizzati con polveri contenenti ossalati e poi cotti nei forni. Grazie al Ministero per i Beni Culturali, ora questo capolavoro del 1510, realizzato sui cartoni del Vivarini, è al sicuro: un vetro esterno protegge dal vento, le saldature sono rinforzate, le lastre ricomposte. 

Particolare della vetrata del transetto, Basilica Santi Giovanni e Paolo, Venezia - foto Stefano Brambilla

Particolare della vetrata del transetto, Basilica Santi Giovanni e Paolo, Venezia - foto Stefano Brambilla


Particolare della vetrata del transetto, Basilica Santi Giovanni e Paolo, Venezia - foto Stefano Brambilla

E poi c'è l'ultima chicca della Basilica, la ciliegina sulla torta. Padre Michele ci porta laddove solo lui e pochi eletti possono arrivare: lo seguiamo arrampicandoci sulle scale interne all'abside fin sopra la navata centrale, dove un infinito labirinto di assi sorregge il tetto; e poi ancora più in alto, all'aria aperta, in cima alla cupola. Venezia è sempre Venezia, ma ogni volta pare di vederla per la prima volta. Dall'alto dei 55 metri di quota, la vista spazia sul campo dove i bambini ancora giocano a palla, sui canali, sui mille campanili, sulla laguna. Laggiù, le cupole di San Marco spuntano tra i tetti di tegole rosse. La meraviglia è sovrana. Il silenzio è rotto solo dal vento, dai gabbiani, da campane lontane. Padre Michele ci confessa che un giorno sarebbe bello che il percorso fosse messo in sicurezza e aperto al pubblico, almeno a piccoli gruppi. Per la gioia di condividere la bellezza. 


Il soffitto ligneo sopra la navata, Basilica Santi Giovanni e Paolo, Venezia - foto Stefano Brambilla


Vista dalla cupola, Basilica Santi Giovanni e Paolo, Venezia - foto Stefano Brambilla


Vista dalla cupola, Basilica Santi Giovanni e Paolo, Venezia - foto Stefano Brambilla

Tra gli obiettivi dei Domenicani c'è anche la volontà di costruire qualcosa di nuovo insieme alla Scuola Grande di San Marco, l'illustre "vicina di campo". Anche perché le due strutture sono strettamente legate e collegate: dietro la stupenda facciata marmorea della Scuola si estende l'ex convento dei Domenicani, adibito fin dall'Ottocento a ospedale civile. Il Convento, tra l'altro, si rivelò essere strategico per l’incontro culturale tra Oriente e Occidente, grazie alla sua biblioteca e all'opera di alcuni frati domenicani umanisti, bibliofili, filosofi: lo testimonia, lungo un corridoio dove un tempo c'erano le celle dei frati, l'antica biblioteca del convento, ricostruita alla fine del Seicento dal Longhena per ospitare la ricchissima collezione di manoscritti e codici (oggi visibile in occasione di eventi, vedi sotto). 

La concezione della stanza è interessantissima. Le pareti, oggi perdute, erano rivestite da armadi in cui venivano riposti i libri e i codici, intervallati da telamoni scolpiti che rappresentavano i maggiori eretici del tempo, incatenati e urlanti; sul soffitto, sopravvissuto alle razzie napoleoniche, vi sono i ritratti dei maggiori pensatori e teologi Domenicani e tre dipinti che rappresentano la Sapienza, la Prudenza e il Timore. Un complesso decorativo che simboleggiava la missione dei Domenicani: la lotta all'eresia per la difesa della fede cattolica.

E, come per un altro miracolo, nella storia ecco che compare anche un altro figlio veneziano tra i più famosi al mondo. Una recente scoperta di studiosi dell’Università Ca’ Foscari ha messo in luce lo strettissimo e inedito rapporto tra Marco Polo e i domenicani dei Santi Giovanni e Paolo, i quali per lui avrebbero tradotto (dal volgare al latino) “Il Milione”, per agevolarne la diffusione e renderlo una sorta di "guida turistica all’Oriente". Una storia nella storia, presentata proprio in questi giorni con un convegno aperto a tutti (vedi sotto).


La Biblioteca dell'ex convento della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, oggi all'interno dell'Ospedale civile, Venezia

Naturalmente, una volta che si visita la Basilica non si può tralasciare anche la Scuola Grande di San Marco, vero “santuario identitario” della Serenissima. Così come la facciata marmorea, anche il soffitto dorato e luccicante della Sala Capitolare racconta una storia di orgoglio e di potere da parte di quella che era era la più grande organizzazione laica di Venezia, quasi uno stato nello stato, una "cattedra morale" della Repubblica - tanto da essere intitolata, appunto, al suo santo più grande. La memoria dei miti marciani rivive nelle tele del Tintoretto e di tanti altri (gli originali sono all'Accademia e a Brera), che adornavano le pareti in un ciclo esemplare per intenti e obiettivi. Qui la confraternita esercitava, seguendo il lascito di San Marco, la cura delle persone, la sussidarietà, la carità. È un'altra storia fondamentale per Venezia, alla pari di quella dei dogi e dei loro sepolcri, dei domenicani e dei loro codici. Un'altra storia del Campo delle Meraviglie.


La Sala Capitolare nella Scuola Grande di San Marco, Venezia - foto Stefano Brambilla

INFORMAZIONI

- Basilica dei Santi Giovanni e Paolo: giorni feriali 9-18; festivi 12-18. Per l’ingresso alla Basilica è richiesta un’oblazione volontaria che viene destinata alle attività di restauro e manutenzione ordinaria, per la sorveglianza e la preservazione delle opere e della Basilica. Altre informazioni, aggiornamenti e calendario delle iniziative speciali sul sito www.santigiovanniepaolo.it.
Museo della Scuola Grande di San Marco e Biblioteca dell'Impossibile, da martedì a venerdì 9.30-17.30; il sabato e la prima domenica del mese accesso consentito solo con prenotazione obbligatoria telefonicamente allo 041-5294323 o via mail all'indirizzo scuolagrandesanmarco@aulss3.veneto.it. 
- Prossime iniziative:
martedì 14 settembre, ore 16, Sala San Domenico-Biblioteca dell'ex convento domenicano, all'interno dell'ospedale civile: presentazione del volume «Ad consolationem legentium. Il Marco Polo dei Domenicani» (anche via Zoom);
mercoledì 15 settembre, ore 16, Sala San Domenico-Biblioteca dell'ex convento domenicano, all'interno dell'ospedale civile: incontro "Marco Polo testimone dei domenicani" (Marco Polo si presenta al pubblico, raccontando sè stesso e la sua vita tra Venezia ed il Catai; a seguire, il Prof. Antonio Montefusco e Marcello Bolognari, autori del ritrovamento della pergamena inedita su Marco Polo presso l’Archivio di Stato di Venezia, presentano e raccontano al pubblico l’eccezionale scoperta; al termine, verrà offerto un rinfresco ai partecipanti nel Giardino delle Absidi, con passaggio e breve visita della Basilica dei SS. Giovanni e Paolo e dei suoi tesori, accompagnati da Padre Michele, Superiore della comunità domenicana, e dalle guide volontarie);
sabato 9 ottobre, ore 15: visita guidata congiunta alla Basilica dei Santi Giovanni e Paolo e alla Scuola Grande di San Marco. Prenotazioni sul sito web della Basilica.