Il Castello di Miramare è uno dei simboli di Trieste, città di confine, cosmopolita e storica che oggi guarda lontano, oltreoceano, fino al Messico. Le scuderie del Castello ospitano, infatti, la straordinaria mostra collettiva Messico circa 2000 con protagonisti 81 artisti messicani provenienti dalla collezione Josè Pinto Mazal. Le opere, realizzate tra il 1980 e il 2013, offrono uno spaccato del Paese centroamericano nelle sue contraddizioni e storie. Opere quindi molto diverse fra loro, con linguaggi artistici vari, tra scultura, pittura, fotografia e video, che offrono una visione molto originale del Messico. Molti degli artisti protagonisti hanno frequentato la Scuola nazionale d'arte Esmeralda di Città del Messico, ulteriore dimostrazione dell'alto livello che ciascuno di loro ha raggiunto, per poi viaggiare alla scoperta del mondo cogliendone cambiamenti e rivoluzioni estetiche per trasformarle poi in qualcosa di molto personale e legato in qualche modo alla tradizione delle proprie origini.
 
MA CHE BEL CASTELLO
La mostra è organizzata e promossa dal Gruppo78, un collettivo artistico e creativo che, proprio dal 1978, è impegnato nella valorizzazione e nella conoscenza dell'arte contemporanea sul territorio triestino e non solo. La scelta di puntare sul Messico dipende dall'imprevisto legame tra Trieste e quello Stato apparentemente lontano, ma in verità legato da 140 anni di relazioni diplomatiche con l'Italia. La connessione diventa evidente osservando il Castello di Miramare e le immagini del Castello di Chapultepec che si trova nella capitale messicana. Due luoghi molto simili voluti in questa forma dall'imperatore Massimiliano d'Austria. Un bel lascito per entrambe le città.
 
UN PONTE D'ARTE
La mostra Messico circa 2000 è l'occasione per scoprire straordinari talenti come quello di Demian Flores, di Eric Perez, del surrealista Julio Galan, della celebre fotografa Graciela Iturbide, di Gustavo Monroy, della giovane Xochitl Rivera, di Alexandro Santiago, di Raymundo Sesma, visto anche alla Biennale di Venezia, di Jerman Venegas, di Barry Wolfryd, di Mena Pacheco, di Irma Palacios, di Augustin Perillo, di Francys Alys e Daniel Lezama. In tutti emerge la contemporaneità che si intreccia con un retaggio autoctono unico, che ha nelle civiltà precolombiane il suo legame imprescindibile, ma senza cadere in nessun tipo di cliché, anzi, provocando intense elaborazioni ed emozioni.
 
IL PERCORSO VERSO LA MOSTRA
«Siamo di fronte a una collezione che racconta ciòche è successo a Città del Messico durante l’ultimo quarto di secolo e agli inizi del XXI, però con il gusto e la curiosità di un collezionista particolare, indipendente che decide sensibilità e piena conoscenza dei concetti e degli orientamenti dell’arte contemporanea. Un anno fa ci siamo incontrati con la curatrice triestina Maria Campitelli, con il dr. Pinto, suo figlio Eduardo Pinto, gallerista e collezionista pure lui, l’artista Manolo Cocho, che sono coinvolti nel progetto, ed io stesso che curo la collezione Pinto e sono co-curatore del’esposizione, tutti con il grande sogno di dare forma a questo progetto. Abbiamo cominciato visitando la collezione ed abbiamo fatto una prima selezione congiunta. A partire da quel momento tutti abbiamo lavorato intensamente per far sì che la mostra divenisse realtà. le autorità locali hanno messo un grande impegno perché ci fossero le condizioni per cui trieste divenisse la prima anfitriona del progetto, così come le autorità centrali del Messico hanno dato il loro appoggio fondamentale per concretizzarlo». Queste le parole di Gerardo Traeger della Galleria Traeger e Pinto nel raccontare la mostra. Ma prima di tutto questo ecco nelle parole di una delle curatrici Maria Campitelli la cronistoria del legame tra Trieste e il Messico: «Il progetto nasce da una mostra personale dell’artista messicano, figlio di una triestina trapiantata in messico, Manolo Cocho, al Museo Carà di Muggia (Ts), dal titolo “Geografica/ arte de la tierra”, promossa dal Gruppo78 e curata da Maria Campitelli in collaborazione con l’assessorato alla Cultura del Comune di Muggia. La mostra, in chiave land-art, con visioni straordinarie di paesaggi desertici messicani, tuttavia modificati dall’intervento dell’artista, ha riscosso un grande successo e ha entusiasmato l’artista al punto da far nascere l’idea di un Ponte d’arte tra Italia e Messico, per promuovere uno scambio culturale sul terreno dell’arte contemporanea, tra i due Paesi. Ciò che è accaduto puntualmente con altre mostre di artisti messicani tra il museo Carà di Muggia e spazi espositivi a Trieste, tra cui quella di due giovani messicane, Luciana Esqueda, con l’attualissimo tema della violenza nel mondo, perpetrata dall’umanità contro se stessa e contro l’ambiente che la circonda, e Selma Guisande, raffinata artista concettuale che insiste sul concetto del “frammento” staccato dall’unità inteso un po’ come il segnale del nostro tempo postmoderno. e poi ci sono stati Yardley e Aldo Flores, padre e figlia, due generazioni contrapposte, la prima giovanilmente (24 anni!) perentoria nelle sue affermazioni “If you don’t use it, die” (riferendosi al cervello che rischia di soccombere travolto dalla tecnologia) il secondo con “la mostra vietata”, titolo stupefacente che ha messo in atto una provocazione con degli interrogativi sul perché e come nascano e maturino i divieti sulle cose. I suoi “tornado” del deserto infatti erano integralmente costituiti di foglie di marjuana. Nel contempo in Messico ci si stava organizzando per una grande mostra di artisti del Gruppo78, con il proficuo contatto di curatori, galleristi, e soprattutto straordinari collezionisti come Luis Vazquez, patron del “salon des aztecas” e soprattutto Josè Pinto mazal con la collezione “Circa 2000” di cui parte è approdata alle scuderie del Castello di Miramare. Le cose dunque nel tempo si ingrandivano. Infatti nel 2013 sono approdati prima a Oaxaca, la città dell’arte, e dopo a Torreon, curiosa città industriale in mezzo al deserto nel nord del Messico, ben 36 artisti del Gruppo 78. Un’accoglienza eccezionale, intensamente messicana, prima a la Telarana, espacio escultorico del grande artista Alejandro Santiago, e poi a la Calera, ex cementificio dismesso, trasformato in spazio espositivo. Né da meno è stata l’accoglienza nel bellissimo museo arocena, a Torreon, sostenuto appunto dal magnate, appassionato d’arte, Josè Pinto Mazal, dove abbiamo riscontrato uno straordinario rigore operativo reso da uno staff efficientissimo che ha messo a punto la mostra con una museografia particolarmente attenta e puntigliosa. Adesso tocca a Trieste con Mex Pro, con la grande mostra alle scuderie di Miramare (mai prima d’ora è approdata in Italia tanta arte messicana tutta in una volta), con la mega installazione di 2501 statue di migrantes, con i 10 eventi collaterali. In questa prospettiva non va dimenticato che a rafforzare lo scambio tra le due diverse realtà, triestina e messicana, un ineludibile anello di congiunzione è ancor sempre costituito dalla vicenda di Massimiliano d’Austria che costruì a Chapultepec, nel cuore di Città del Messico, un altro nido d’amore, ancor più suntuoso e vasto di quello di miramare, in qualche modo evocativo del modello triestino, ora museo della storia».

 
GLI ARTISTI PRESENTI
Ecco l'elenco completo degli artisti presenti, con le loro opere, alle Scuderie del Castello di Miramare di Trieste: 

Fernando Aceves Humana • Miguel Angel Alamilla • Daniel Alcalá • Francis Alys • Carlos Aguirre • Alejandro Arango • Marco Arce • Andrés Basurto Fernanda Brunet • Estrella Carmona • Boris Viskin Tomás Casademunt • Mónica Castillo • Pablo Castillo • Marcos Castro • Alberto Castro Leñero • Francisco Castro Leñero • José Castro Leñero • Miguel Castro Leñero• Agustín Castro López • José Ignacio Cervantes • Paolo Cervi Kervicher • Manolo Cocho Roberto Cortázar • Javier De La Garza • Gabriel De La Mora • Liber De Pablo • Juan Carlos Del Valle • Zed Desideraja • Dr. Lakra • Irene Dubrovsky • Alejandro Echeverría • Sofia Echeverri • Luciana Esqueda • Luigi Fantini • Demián Flores Julio Galán • Rafael Gaytán • Victor Guadalajara • Erika Harrsch • Pablo Helguera • Sergio Hernandez • Graciela Iturbide • Cisco Jiménez • Perla Krauze • Magali Lara • Francisco Larios • Daniel Lezama • Hugo Lugo • Ricardo Mazal • Alfonso Mena Pacheco • Jorge Méndez Blake • Gustavo Monroy • Alfredo De Stefano • Fernando Moreno • Gabriel Orozco • Irma Palacios • Roberto Parodi • Alicia Paz • Eric Pérez • Patrick Pettersson • Alejandro Pintado • Fernando Pizarro • Agustin Portillo • Georgina Quintana • Roberto Rébora • Carla Rippey • Xochitl Rivera • Victor Rodríguez • Betsabé Romero • Emilio Said • Alejandro Santiago • Carlos Santos • Raymundo Sesma • Ray Smith • Gerardo Suter • Jesús Urbieta • Germán Venegas • Barry Wolfryd • Tania Ximena • Nahum B. Zenil
 
UN LAVORO DI SQUADRA
Messico Circa 2000 è un'esposizione con la medaglia del Presidente della Repubblica patrocinata dal Comune di Trieste e la Provincia di Trieste. La promozione è a cura di Soprintendenza per i Beni storici artistici ed etnoantropologici del Friuli Venezia Giulia, Fondazione Crtrieste, regione autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di muggia. I Partner dell'iniziativa dal Messico sono: FonCa ConaCUlta, la Sre, la Secretaria de Cultura de oaxaca, la Secretaria de Cultura de SLP, Museo de la Mascara, Ambasciata del Messico a Roma, Laboratorio de la Huella Grafica, el Espacio scultorico de la Telarana de Oaxaca, il Museo MUPo de Oaxaca, il Museo Arocena di Torreon, la Galleria Traeger & Pinto di Città del Messico.

 
Info: tel. 342.8671017; www.messicocirca2000.mx, www.gruppo78.it.