Trentofilmfestival: anno 62°. Un grande evento anche quest'anno. È stato battuto il record di pubblico dell'anno scorso. Che sembrava imbattibile... Merito certo della nuova sala aggiunta alle tre storiche del Multisala Modena, il cinema Vittoria, 460 posti sempre occupati. Che dire quindi, se non che il pubblico continua a premiare un evento che macina un successo dopo l'altro? La protagonista è la montagna, ovviamente. La conferma viene dalle serate evento. In particolare quella sull'alpinismo al femminile, con Reinhold Messner; sul palco: Junko Tabei, la giapponese prima salitrice dell'Everest nel 1975, Marianne Chapuisat, Vitty Frismon moglie di Heinz Steinkotter (col quale ha formato una bella coppia di arrampicatori negli anni Sessanta), Luisa Iovane, la russa Maryna Kopteva, la sudcoreana Oh Eun Sun, che ha salito tutti i 14 ottomila, e la bolzanina Angelika Rainer. Ma anche la serata strepitosa con l'arrampicatore americano Alex Honnold (nella foto), campione di free solo (scala senza assicurarsi!), interrotto da scroscianti applausi, e la stessa rassegna Montagnalibri che raccoglie edizioni “montane” da ogni angolo sono tutti eventi che testimoniano come Trento è davvero solo “montagna”.

Montagna a tutto campo. E chi è appassionato di una qualsiasi delle attività che sui monti si svolge – dall'alpinismo al trekking, dallo sci alpinismo alla speleologia – a Trento trova di che divertirsi. Non mancano poi incontri per le presentazioni di libri (formidabile quella sul nuovissimo Tutti gli uomini del K2 di Mirella Tenderini, edizioni Corbaccio), tavole rotonde, i salotti letterari. Insomma, Trento per dieci giorni è la capitale mondiale della montagna. Un ruolo universalmente conosciuto.

C'è però qualcuno che non la pensa proprio così. Sapete chi è? Sembra incredibile ma è la giuria del medesimo Festival. La cosa curiosa è che i componenti cambiano ogni anno, ma il risultato (salvo rare eccezioni) non cambia mai. La giuria non riconosce il ruolo preminente della montagna al festival e si comporta di conseguenza. La controprova viene ovviamente dai film premiati anche quest'anno. Il massimo premio, la Genziana d'oro Città di Trento è stato assegnato a Metamorphosen del tedesco Sebastian Mez, un documentario in bianco-nero assai crudo che riprende una desolata landa di pianura ai piedi degli Urali del sud dove un incidente nucleare del 1957 ha reso l'area radioattiva e pericolosissima, ma è tale la povertà degli abitanti che si continua a vivere su quelle terre rischiando la morte di cancro. La montagna ovviamente qui non c'entra nulla, ma nell'albo d'oro del Festival sarà questo il film che caratterizzerà l'edizione 2014.

Lo stesso secondo premio assoluto, che è la Genziana d'oro del Cai ed è dedicato al miglior film di alpinismo, non smentisce quanto finora detto: il premiato è Sati, un'opera del polacco Bartek Swiderski. Il film è tutto incentrato sull'intervista alla vedova di Piotr Morawski, un famoso alpinista polacco caduto in alta quota durante una spedizione extraeuropea e fa partecipe lo spettatore del dramma famigliare e umano che ha colpito la donna. Al di là del dolore e della tragedia personale, anche qui la montagna non è certo la protagonista. Le altre genziane che premiano il miglior film di esplorazione, la miglior realizzazione tecnico-artistica e il miglior cortometraggio sono andate rispettivamente a: Love on a bike, di James Newton e Tom Allen, reportage di un lungo viaggio attorno al mondo in bicicletta, The creator of the jungle, di Jordi Morató, ritratto di un tarzan dei nostri tempi, e La lampe au beurre de yak di Hu Wei, piccolo contributo su come sta mutando il Tibet.

Per apprezzare film di montagna e di alpinismo occorre sfogliare i verbali delle giurie minori; qui finalmente si trova l'anima del Festival che la giuria internazionale non è in grado di far emergere. Il premio Mario Bello del Centro di cinematografia del Cai è andato a De Balans, di Mark Ram, un filmato mozzafiato e di grande effetto che coinvolge emotivamente lo spettatore durante un incidente in parete. Il premio Città di Imola è stato assegnato a Verso dove di Luca Bich, che ripercorre la vita del mitico alpinista austriaco (vivente) Kurt Diemberger. Anche il Museo usi e costumi della gente trentina ha premiato un film di montagna. Quella montagna che ovviamente non è solo alpinismo o sci, ma è anche tradizione, pastorizia, costumi. Il film premiato è infatti Still di Matti Bauer, che racconta le vicende umane e professionali di una giovane contadina che conduce con i genitori una fattoria sulle Alpi.

Un cenno speciale, infine, tra le opere premiate, va al film che ha vinto il premio del pubblico. MI riferisco a Chiedilo a Keinwunder, di Carlo Cenini ed Enrico Tavernini. Questo è un film speciale. Attraverso la testimonianza del figlio, la pellicola presenta un personaggio, definito un grande, ancorché sconosciuto alpinista trentino, autore di grandiosi exploit (commentati seriosamente da autorevoli critici), ma assai schivo al punto che non si è mai messo in mostra. In realtà è tutta una fiction: Keinwunder non è mai esistito, ma lo spettatore fino quasi alla fine ci crede! Solo un improbabile incontro filmato con lo yeti, fa capire che tutto è una gran presa in giro... Film geniale.

Da segnalare, tra i numerosissimi eventi, i tradizionali Premi Sat, per le categorie: alpinismo, impegno sociale e scienza e letteratura. Per l'alpinismo ha vinto un grandissimo atleta polacco, salitore di tutti i 14 Ottomila negli anni Ottanta-Novanta: Krzysztof Wielicki. Un premio alla carriera che di fatto riconosce il grande valore di un'intera generazione di alpinisti polacchi che vent'anni fa erano tra i migliori al mondo. Per l'impegno sociale il Premio Sat è andato alla Scuola di roccia Alpiteam, capitanata da Angelo Pozzi, guida alpina della Brianza che da sempre si occupa di accompagnare in montagna (facendo fare anche roccia) gli ospiti di una comunità di recupero di tossicodipendenti. Il Premio Sat per la letteratura è andato a Marco Armiero, autore del volume Le montagne della Patria, un testo di grande valore e interesse per chi segue la storia dell'alpinismo e delle montagne italiane. Alla conclusione dell'evento, cui ha presenziato il biellese Ugo Angelino, unico superstite insieme a Erich Abram della compagine italiana che vinse il K2 nel 1954, il coro della Sat ha deliziato il pubblico con alcuni strepitosi canti.

La serata finale del Trentofilmfestival ha proposto invece un'anteprima: la visione di La montagna silenziosa, di Ernst Gossner; un inno contro la guerra, dedicato al centenario del primo conflitto mondiale, girato completamente sulle Dolomiti. Una storia romanzata e d'amore ambientata in Alto Adige dove la vita dei protagonisti, di lingua tedesca lei e di lingua italiana lui, si deve confrontare con il dramma de conflitto. Una parte, minore, è stata affidata all'intramontabile Claudia Cardinale.