Vista dall'alto è uno scoglio di basalto nero e verde in mezzo al blu intenso dell’Atlantico. Un pezzo di roccia disperso tra centinaia e centinaia di chilometri di onde oceaniche. Chi c’è stato, e sono davvero pochi, dice che l’isola sembra emergere dalle acque all’improvviso. Ma lo dice perché è arrivato via nave, perché sull’isola di Sant’Elena non si poteva arrivare altrimenti.
Ma dal 14 ottobre 2017 tutto cambia, finisce l'isolamento secolare e l'isola, dominio di Sua Maestà la Regina Elisabetta, entra nella contemporaneità. Sabato infatti atterrerà il primo volo di linea – della compagnia sudafricana Airlink – con destinazione il nuovo aeroporto di Sant'Elena. L'apertura in realtà era prevista per maggio, ma qualcosa non andava nel progetto, pare a causa dei venti eccessivi, che rendevano pericoloso l’atterraggio e hanno richiesto un supplemento di studi per migliorare le rotte di approccio all’aeroporto.

VOLI DI LINEA DAL SUDAFRICA
L'aeroporto è costato alla fine quasi 300 milioni di sterline, investite da Londra per rendere “autonoma” l’isola isolata e aprirla, forse, al turismo. Sarà servito da un regolare volo di linea che una volta a settimana atterrerà all’aeroporto di Jamestown. A coprire la lunga tratta – sei ore di volo – la compagnia aerea sudafricana Airlink con partenza da Johannesburg e Città del Capo. Per ora sarà ancora un privilegio per pochi, visto che il volo – che prevede uno scalo tecnico all’aeroporto di Windhoek, in Namibia - è un piccolo Embraer E190 con una capienza di 76 posti. E il biglietto costerà abbastanza: circa mille dollari americani.
Se poi questa connessione rappresenti davvero un cambiamento positivo chi può dirlo? Il fascino assoluto dell’isola era proprio nell’essere isolata. Forse la zona abitata più lontana e remota del pianeta. Anche la terra emersa più vicina, l’isola di Ascensione – 730 miglia nautiche più a Nord anch’esso protettorato di Sua Maestà la Regina d’Inghilterra – è più connessa con il resto del mondo perché sede di una base aerea dell’aviazione britannica usata anche dagli Stati Uniti.
IN NAVE SI ARRIVA UNA VOLTA AL MESE
Fino a oggi i 4.255 abitanti di Sant’Elena per muoversi dovevano aspettare che attracchisse la motonave postale Ms Sant’Helena, metà nave passeggeri e metà cargo, da oggi destinata alla pensione. Per decenni, una volta al mese, copriva in 5/6 giorni di navigazione il percorso tra Cape Town e il porto di Jamestown, o meglio: la baia. La nave non attraccava, perché non ci sono moli sufficientemente grandi, a Sant'Elena. Si veniva scaricati con dei gommoni. Nel suo giro la nave toccava Ascension e Tristan da Cunha. Anche se per questi altri due possedimenti britannici la nave non rappresentava l’unica via di uscita, essendoci comunque una pista d'atterraggio. Mentre per Sant’Elena non c’era altro che questa imbarcazione costruita nel 1963 e arruolata per servire come nave postale nel 1980. E tra qualche mese, a febbraio 2018, quando il collegamente andrà finalmente a regime, farà il suo ultimo viaggio.

Prima non esisteva nessun servizio regolare, ma il collegamento era affidato alle navi miste cargo e passeggeri della Union-Castle Line, in servizio tra la Gran Bretagna e il Sudafrica. Un servizio occasionale cessato nel 1977. Da allora il governo di Londra ha dovuto assicurare una specie di continuità territoriale a questo avamposto sperduto nell’Atlantico. Il prezzo? 25 milioni di sterline l’anno per un’isola che non produce nulla. L’unica fonte di reddito è la burocrazia britannica. Il resto sole, vento e salsedine.

L'ESILIO DI NAPOLEONE
Così se qualcuno conosce Sant'Elena la conosce perché è qui che 202 anni fa venne esiliato Napoleone Bonaparte. I nemici inglesi decisero di confinarlo su queste rocce sperdute nel mare per “non disturbare più l’Europa”. E oggi la sua tomba, o meglio, la sua lapide, visto che il corpo venne traslato a Parigi nel 1840, rappresenta una delle poche vere attrazioni dell’isola. Il resto è l’isola in sé, il poter dire di essere arrivato fino a qui.

Del resto non ci sono spiagge di sabbia dove prendere il sole e fare il bagno (le acque sono mediamente agitate e gelide), non ci sono ristoranti stellati e neanche hotel a 5 stelle. Sull’isola non ci sono neanche bancomat, non prendono le carte di credito e tutto costa assai caro perché deve arrivare dal Sud Africa, come la birra. Il centro di aggregazione è rappresentato dal Consulate hotel, uno dei tre dell’isola. Qui tutti vengono a scambiar due chiacchiere, sfruttare una delle rare connessioni internet e vedere le facce degli estranei (rari) che una volta al mese approdano qui. Chi c’è stato, e fino a oggi erano davvero pochi, dice che è un posto da romanzo. Dal 14 ottobre qualcuno in più potrà andare a vedere se è vero.