Un luogo per ritrovare o scoprire il nostro immaginario collettivo, dove i visitatori possono conoscere la storia e l’evoluzione dell'arte delle immagini in movimento, l’audiovisivo. Ma soprattutto un viaggio attraverso la sua crescita tecnologica nel Paese, dove da molti secoli l’immagine è al centro dello sviluppo culturale e sociale. 
 
Questo è il presupposto di ciò che vuole raccontare il MIAC – il nuovo Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema, che aprirà al pubblico negli Studi di Cinecittà dal prossimo dicembre. Voluto e finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, il MIAC è realizzato da Istituto Luce-Cinecittà, in partnership con Rai Teche e CSC – Centro Sperimentale di Cinematografia, in collaborazione con molti altri grandi marchi della nostra memoria e dell’immaginario, che insieme rappresentano un patrimonio di archivi visivi di livello mondiale. 
 
Il nuovo museo sorge all’interno degli Studi di Cinecittà su un’area di 1650 metri quadri, nell’edificio un tempo sede del laboratorio di sviluppo e stampa: un luogo dove nei decenni, in milioni di metri di pellicole e pizze, è passata buona parte della storia del cinema italiano. Quello che il MIAC racconterà e farà vivere al pubblico è il percorso del patrimonio audiovisivo italiano dalle origini del Cinema, ai filmati che hanno costituito i grandi archivi del nostro paese fino all’arrivo della Televisione e alla nascita e allo sviluppo della nuova immagine digitale. Un patrimonio visto nelle sue relazioni con la storia, con la nostra vita sociale e culturale e i mutamenti del linguaggio visivo lungo il XX e XXI secolo. 
MIAC - foto Cristina Vatielli - NONE collective

IL PERCORSO DEL MUSEO

Nei 12 ambienti del percorso sono mostrati centinaia di film e filmati d’archivio (degli immensi fondi dell’Istituto Luce e delle Teche Rai, e degli archivi partner), documenti, fotografie, interviste, sigle, backstage, grafiche, radio: materiale reso immersivo ed emozionale grazie a installazioni interattive, videoarte, linguaggi transmediali. Il racconto non è didascalico, non procede per cronologia, ma si sviluppa per aree tematiche trasversali dai nomi suggestivi: potere, musica, commedia, lingua, eros, maestri, giusto per fare qualche esempio.
 
Due elementi formano la spina dorsale del museo: il primo è la Timeline, una parete di oltre trenta metri in cui attraverso un sorprendente graffito animato si possono vedere date ed eventi della storia dell’audiovisivo in Italia, dal pre-cinema a oggi; il secondo elemento è il Nastro trasportatore, il rullo originale di oltre 40 metri che per decenni ha trasportato in queste sale le pellicole per le lavorazioni. E che oggi fa viaggiare i pensieri scritti dai visitatori su schermi luminosi, trasformandoli in piccoli biglietti stampati. 
MIAC - foto Cristina Vatielli - NONE collective

Notevole anche la valorizzazione del complesso originario, realizzato da Gino Peressutti nel 1937 e destinato a laboratorio di sviluppo e stampa, laboratorio meccanico, deposito pellicole. L’opera ha portato ad un intervento che complessivamente ha rigenerato, attraverso opere edili e tecnologiche, oltre 3.000 mq di complesso edilizio esistente. "Il Museo Italiano dell’Audiovisivo e del Cinema è una delle prime due iniziative finanziate con il piano strategico “Grandi Progetti Beni Culturali” previsto dalla legge istitutiva dell’Art bonus e varato all’inizio del 2015" ha dichiarato il Ministero per i Beni Culturali e il Turismo, Dario Franceschini. 
La struttura ospiterà anche mostre temporanee, installazioni, proiezioni, incontri e una bibliomediateca a uso di visitatori e studenti, per approfondire ricerche nell’immenso tesoro dell’Archivio Luce, uno dei fondi visivi più digitalizzati in Europa, con migliaia di filmati e di foto fruibili sul sito archivioluce.com. E ci saranno una sala cinema per proiezioni, e uno spazio conferenze. Un prezioso punto di conoscenza sarà poi lo Spazio Lettura Tullio Kezich, che vivrà della biblioteca personale del grande critico cinematografico, con un fondo librario di oltre 5.000 volumi consegnati al MIAC da Alessandra Levantesi Kezich. 

MIAC - foto Cristina Vatielli - NONE collective
INFORMAZIONI
Sito web www.cinecitta.com