Una mano gigante finalmente ricomposta. È quella del colosso bronzeo di Costantino conservato nei Musei Capitolini di Roma, che per la prima volta vede "ritornare" un frammento portato a Parigi nel 1860. Le due falangi superiori di un indice, infatti, sono custodite al Museo del Louvre: ora, grazie a una proficua collaborazione tra Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e l'istituzione parigina, sono tornate a Roma per essere ricomposte con la statua d'origine.
 
Ma al di là della preziosa ricomposizione è quanto mai interessante la storia dei frammenti del colosso bronzo di Costantino, di cui restano ai Musei Capitolini la testa (177 cm), la mano sinistra (155 cm), con lacune in corrispondenza del dito indice, del medio, dell’anulare e del palmo, e una sfera un tempo sorretta dalla mano. La prima descrizione dei frammenti risale alla metà del XII secolo; la maestosità dei resti e la preziosità del materiale sono poi menzionati in numerose cronache e descrizioni medioevali e quattrocentesche. La mano con il globo (integra) e la testa, ciascuna collocata su un capitello, sono per esempio riconoscibili in un disegno attribuito a Feliciano Felice del 1465, in cui campeggia, al centro, la statua equestre del Marco Aurelio. Con il trasferimento dal Laterano in Campidoglio nel 1471, la testa colossale trova la sua sistemazione sotto i portici del Palazzo dei Conservatori. Per lungo tempo si è voluto riconoscere nella figura il colosso del Sole, eretto un tempo accanto all’Anfiteatro Flavio, denominato Colosseo per assimilazione con esso.
I frammenti del Colosso bronzeo di Costantino - foto Zeno Colantoni/Musei Capitolini

E la mano? L’ultima attestazione della sua integrità è documentata da fonti databili entro la fine degli anni Trenta del Cinquecento. Testimonianze grafiche, di poco successive, mostrano la mano colossale separata dalla sfera e con l’indice già privo delle due falangi superiori. Il frammento oggi al Louvre, dunque, potrebbe essere entrato nel circuito del mercato antiquario romano già in questa fase molto precoce. Nulla si sa del frammento fino alla sua ricomparsa, nella prima metà dell’Ottocento nella collezione del Marchese Campana, uno dei protagonisti del panorama collezionistico romano dell'epoca, collezione poi in buona parte portata a Parigi nel 1860. 

La mano bronzea del Colosso di Costantino - foto Zeno Colantoni/Musei Capitolini

Solo in anni recenti, tuttavia, è stato possibile riconoscere la pertinenza del frammento al colosso di Costantino. La conferma dell’eccezionale scoperta è venuta nel maggio del 2018 grazie a una prova effettuata a Roma con un modello 3D del frammento parigino, operazione coordinata da Françoise Gaultier e da Claudio Parisi Presicce. Al successo dell’operazione sono seguiti la realizzazione di un calco in vetroresina della porzione di dito così ricomposta e la presentazione della mano originale, completata con le falangi mancanti, in occasione delle due grandi mostre dedicate alla collezione Campana al Museo del Louvre e all’Ermitage di San Pietroburgo. 

Oggi la mano è esposta nell’Esedra del Marco Aurelio ai Musei Capitolini insieme agli altri bronzi, già in Laterano, donati al Popolo Romano da papa Sisto IV nel 1471.
  
INFORMAZIONI 
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