In quest'articolo la nostra socia volontaria Rosa Maione, napoletana doc, ci porta alla scoperta dei Decumani della sua città.
Il centro storico di Napoli è caratterizzato da stradine e vicoletti dove il turista o semplicemente gli abitanti del posto hanno la fortuna di perdersi in un viaggio ricco di sensazioni fatto di profumi, rumori, colori, botteghe, gente che parla, canta... insomma un’apoteosi di stimoli a cui è difficile resistere e che grazie alla sua storia millenaria ha fatto sì che nel 1995 il centro storico di Napoli entrasse a far parte del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.

Ma qual è la storia di questo luogo? E cosa sono i Decumani che ancora oggi caratterizzano l’assetto urbanistico della città? E cosa possiamo vedere? 

LA STORIA DEI DECUMANI
Nel 474 a.C. con la vittoria dei Greci di Siracusa sugli Etruschi inizia per Napoli una nuova fase: i greci estendono il proprio dominio su tutto il Golfo e sulle coste della Campania contribuendo così alla fondazione di Neapolis, che letteralmente significa città nuova. Il nome Neapolis viene coniato per sottolineare la nascita di una nuova zona urbana, totalmente opposta all’antico nucleo di Partenope che proprio in questi anni viene denominata Palepolis, ossia città antica.

Il nuovo insediamento si sviluppa con un impianto Ippodameo costituito da tre grandi strade, dette Plateia in greco e Decumani in latino. Questi assi viari sono orientati da est a ovest e perpendicolarmente sono attraversati dai cardini, piccole stradine con andamento nord - sud che costituiscono i vicoletti di oggi. Ne consegue che i Decumani, dal latino decuma, sono le strade principali sulle quali si svolse e tutt’ora si svolge la vita pubblica dell’agglomerato urbano. Resti di mura greco romana sono, infatti, visibili a Piazza Bellini; e passeggiando per le stradine e piazzette di Napoli è ancora possibile ammirare resti archeologici o parti di murazione inglobate nelle stratificazioni edilizie che hanno caratterizzato la costruzione di edifici religiosi e civili della città. 


Antoine Lafrery, veduta di Napoli, 1566​

I tre Decumani sono detti Maggiore, Inferiore e Superiore e corrispondono rispettivamente a un tessuto viario ben preciso. Il Decumano Maggiore corrisponde a Via dei Tribunali che corre fino a Castel Capuano, anche se un piccolo tratto si interseca con la bellissima via Duomo; il Decumano Inferiore, conosciuto con il nome di Spaccanapoli in quanto divide l’antica città in due parti nord-sud, parte da Piazza del Gesù Nuovo fino ad arrivare a Forcella; il Decumano Superiore è composto da Via della Sapienza, Via Pisanelli e Via Dell’Anticaglia, quest’ultima chiamata così perché prende il nome dai resti dell’antico Teatro Romano di Neapolis.


Spaccanapoli - foto Getty Images

PICCOLI MUSEI E PRESEPI
Sui Decumani non troviamo piazze ma piazzette e larghi dove si concentra un fittissimo commercio di ogni genere, e dove non mancano le botteghe degli artigiani come il Piccolo Museo del Cammeo che si affaccia proprio su via dei Tribunali. Con le sue esposizioni e i suoi artigiani, ancora operativi, è possibile ripercorrere la storia di un’arte antica, quale la lavorazione delle conchiglie che arrivavano nel porto di Napoli trasportate dalle navi che provenivano dall’Africa e dall’America centrale. Il successo della lavorazione del cammeo, insieme a quella del corallo, è stato tale che nel 1876 venne istituita a Torre del Greco la Scuola d’incisione sul Corallo e di Disegno artistico industriale.


Il piccolo Museo del Cammeo, Napoli - foto Rosa Maione​

In Via dell’Anticaglia, per gli appassionati di libri e stampa c’è la possibilità di imbattersi nel "più piccolo museo del mondo della tipografia", una vera e propria perla nel cuore di Napoli, dove ogni creazione è una piccola opera d’arte unica ed originale e per chi è un vero cultore in materia può ammirare un pregiatissimo torchio della prima metà dell’800.


Il "più piccolo Museo del mondo della Tipografia", Napoli - foto Rosa Maione​

Non possiamo non citare anche le botteghe artigiane dei presepi, coloratissime e strapiene di pastorelli e cornetti che abbelliscono e caratterizzano la suggestiva Via San Gregorio Armeno. È nel Trecento che in tutto il Regno di Napoli inizia a diffondersi la consuetudine di allestire presepi nelle chiese per approdare intorno al 1500 alla diffusione della cultura del presepe popolare: ciò comportò, nel seicento, la diffusione fra gli artigiani napoletani nel fare a gara nell’inserire scene di vita quotidiana nella rappresentazione della Natività. Ma è nel 1700 che la tradizione del presepe raggiunge l’apice della fama tanto da imporre il suo modello anche nei secoli successivi. 

L'EBBREZZA DI NAPOLI
La nostra passeggiata per le stradine dei decumani dell’antica Neapolis non ci restituisce solo la bellezza di questi antichi mestieri, ma, lungo il tracciato dei decumani si ergono maestosi e antichi edifici religiosi e civili che hanno segnato diverse epoche e che hanno visto il passaggio di svariati artisti che hanno contribuito a rendere Napoli una città ricca di arte e storia.

Complessi come Santa Chiara, Chiesa di Santa Maria Donnaregina Nuova, San Domenico Maggiore, San Lorenzo Maggiore e ancora la famosissima Cappella Sansevero con il celebre Cristo Velato o il Pio Monte della Misericordia che conserva al suo interno il capolavoro di Caravaggio rappresentano solo una piccolissima parte dei tesori che la città partenopea custodisce gelosamente proprio nel suo fittissimo centro storico. E tra un vicoletto e l’altro ci si perde poi nei profumi dei sapori partenopei e allora pizze, cuoppi, babà e sfogliatelle sono pronte ad allietare e deliziare i palati. Come dice Goethe, Napoli è un paradiso: tutti vivono in una specie di ebbrezza e di oblio di se stessi. A me accade lo stesso! Ed è forse questo stato di ebbrezza che rende Napoli ricca di sfumature.