Fino a gennaio è allestita a Gubbio, in Umbria, una mostra fuori dall’ordinario. Perché non succede spesso che contenuto e contenitore siano così strettamente legati, così facenti parte della stessa storia. Ed è ancor più raro – e sorprendente – che il contenitore, alla fine, sia un’intera città, e la mostra un ideale pretesto per scoprirla.
Proviamo a spiegarci. Il protagonista dell’evento è uno di quei tanti maestri dell’Italia centrale che non finiscono sui libri di storia dell’arte solo perché ci sono maestri più famosi e geniali di loro. Non che loro non siano figure di primo piano, però. Il maestro di Gubbio si chiama Ottaviano di Martino Nelli e visse tra il 1370 e il 1445: un contemporaneo di Gentile da Fabriano e Beato Angelico, giusto per fare due nomi. Ottaviano fu cittadino di Gubbio nell’epoca del suo massimo splendore: il bianco Palazzo dei Consoli, che svetta sui tetti del borgo con la sua mole merlata, era stato completato nel 1345, simbolo magniloquente di benessere e prosperità comunale. Sappiamo che Ottaviano fu console eugubino più volte nella sua vita: univa dunque la partecipazione politica al lavoro nella sua bottega, dove realizzava pale, tele, stendardi, cassoni, spostandosi tra il suo borgo e le cittadine vicine di Umbria e Marche. Un personaggio a tutto tondo, profondamente legato alla sua comunità, che negli anni della sua vita dovette essere stimato e celebrato, nonché preso a modello da tanti seguaci. E che poi, come spesso succede, per secoli finì nel dimenticatoio.
La mostra “Ottaviano Nelli e il ‘400 a Gubbio” fa per la prima volta il punto su questa figura così importante per la sua città e su quello che è stato recentemente rivalutato come uno dei protagonisti assoluti del “gotico internazionale”. Lo fa nel modo più “giusto” possibile: proponendo la visita sia di due sedi espositive, in cui sono raccolte le rare opere di Ottaviano e dei suoi seguaci arrivate fino ai nostri giorni, provenienti da varie istituzioni museali d’Italia e d’Europa, sia quella delle tante chiese di Gubbio che conservano i suoi meravigliosi affreschi. Le due sedi espositive, peraltro, sono i due palazzi più importanti della città, Palazzo Ducale e Palazzo dei Consoli. Appare quindi evidente come alla fine di una giornata passata a seguire il filo rosso lasciato da Ottaviano tra palazzi, vicoli e chiese si abbia esplorato Gubbio quasi in ogni angolo.

Sant'Agostino, affreschi di Ottaviano Nelli - Gubbio - foto Stefano Brambilla


Gubbio - foto Stefano Brambilla

A PALAZZO DUCALE, IL POLITTICO RICOMPOSTO

Da dove iniziare? Il consiglio è di partire da Palazzo Ducale, arroccato alle pendici del monte Ingino: nel suo grande salone dal soffitto ligneo sono riuniti una dozzina di piccoli capolavori di Ottaviano e dei suoi precursori, in cui già si vede come il maestro seppe fondere la tradizione locale con elementi della pittura lombarda e della miniatura francese. Un polittico realizzato nel 1403, con il fondo dorato e il Bambino che si tende verso un ramo di giglio; un altro polittico riunito per la prima volta, con i magi vestiti di ricchissimi abiti e un energico San Girolamo che estrae la spina dalla zampa del leone; un cassone del 1421, dove Ottaviano dipinge i miracoli del defunto con freschezza e vivaci colori. Sono tra le poche, raffinate opere su tavola che conosciamo dell’artista, di cui – a parte le cariche sociali eugubine – continuiamo a sapere poco: probabilmente una formazione a Perugia, certamente svariate commissioni nell’Italia centrale, poi la morte nella sua città natale. Proprio il polittico riassemblato (le parti sono conservate in cinque sedi diverse tra Italia, Vaticano, Francia e Stati Uniti) è il fulcro dell'esposizione: incredibile la varietà delle scene raffigurate. 

Mentre siete a Palazzo Ducale, naturalmente non dovete mancare due perle dell’edificio: l’elegante cortile rinascimentale in pietra serena e il meraviglioso studiolo eseguito da Federico da Montefeltro pochi anni dopo quello più famoso di Urbino. È una stanzetta incredibile, totalmente ricoperta da tarsie lignee che creano effetti illusionistici di continuazione dell'architettura. E pazienza se questa è una copia e l’originale di Palazzo Ducale fu venduto in blocco al Metropolitan di New York nel 1939: lo stupore è lo stesso, oggi come un tempo.


Il salone di Palazzo Ducale, Gubbio - foto Stefano Brambilla


Polittico Madonna col bambino, Ottaviano Nelli, esposto a Palazzo Ducale, Gubbio 

GLI SPLENDORI DI PALAZZO DEI CONSOLI

Dopo un’occhiata al grande Duomo, si scende nella Piazza Grande. Se non siete mai stati a Gubbio, è l’ambiente che più vi stupirà: perché in Italia non c’è niente di simile. È come se l’uomo medievale abbia modellato a balze il versante meridionale del monte Ingino, e in una delle terrazze abbia pensato di creare un luogo pubblico sospeso tra la terra e il cielo, circondato su tre lati da edifici e sul quarto dai tetti più in basso, dal verde delle colline in lontananza e dall’aria limpida della campagna umbra. I bambini corrono, i romantici si affacciano contemplando il panorama, gli eugubini sospirano sognando la piazza riempita dai "ceraioli" per la festa più grande e popolare della città, ma poi lo sguardo finisce sempre sul Palazzo dei Consoli, isolato, alto, affascinante, l’incarnazione perfetta di quell’architettura medievale che ci si sognava da bambini. 


Piazza Grande e Palazzo dei Consoli, Gubbio - foto Stefano Brambilla
 

Qui, nell’enorme sala all’ingresso, è allestita la seconda parte della mostra su Ottaviano: numerose opere fanno il punto sul contesto artistico e sul lascito dell’artista, soprattutto sulle opere dell’allievo Jacopo Bedi. Ci si sofferma sugli affreschi a monocromo strappati da una sala di palazzo Beni, recentemente acquistati dal Comune, dove i restauratori operano in diretta; e sulla storia di quelli in San Domenico, per cui è stata lanciata un’operazione di crowdfunding, grazie a cui finalmente poter restaurare un capolavoro purtroppo malridotto di Ottaviano. Altrettanto interessanti la parte dedicata alla riscoperta dell’artista, avvenuta nel Settecento, e il filmato preparato per l’occasione, che consigliamo di vedere per intero per avere un panorama complessivo delle opere che ci ha lasciato: ad Assisi, a Urbino, a Fano, a Sansepolcro, soprattutto a Foligno, dove la sala affrescata di Palazzo Trinci è davvero impareggiabile.

Anche in Palazzo dei Consoli, naturalmente, c’è altro da scoprire, a partire dalle Tavole Eugubine (Iguvine), preziosissime tavolette bronzee che rappresentano l'unica fonte per lo studio del popolo umbro e della sua lingua, oltre che delle sue pratiche religiose. 


Palazzo dei Consoli, Gubbio - foto Stefano Brambilla

L'ITINERARIO URBANO: SANTA MARIA NUOVA E SANT'AGOSTINO

Come dicevamo, ogni angolo di Gubbio conserva tracce dell’operosità di Nelli. Le tappe dell’itinerario urbano proposto dai curatori della mostra – Andrea de Marchi e Maria Rita Silvestrelli – sono sei. Il consiglio è partire subito per le prime due: Santa Maria Nuova, accessibile in pochi minuti seguendo via Savelli della Porta, e la vicina Sant’Agostino, appena fuori dalle mura. Sono peraltro le due chiese dove la maestria di Nelli è più evidente, dove più si percepisce la sua forza pittorica, che consiste – come dicono gli stessi curatori – nella “capacità di attraversare i registri e mescolare i livelli, la musica degli angeli e il fortore degli stabbi, l’inno sacro e la mascherata irriverente, la tenerezza liliale delle sue Madonne e la crudezza del sangue a fiotti di martirii, la dolcezza malinconica e la volgarità compiaciuta”. Dove sacro e profano s’incontrano magistralmente, in parole semplici.

La "Madonna del Belvedere" nella piccola chiesa sconsacrata di Santa Maria Nuova è un tale capolavoro assoluto che non si capisce come mai non abbia ricevuto più fama, nel tempo. Tutto parla di bellezza e armonia: la soave Madonna, gli angeli musicanti e quelli che volando reggono il manto, il bambino che scivola sulle ginocchia della madre, gli stessi tessuti dorati, il cielo stellato, le ali, i capelli, le colonnine tortili che chiudono la scena (e che raffigurano scene erotiche). Dobbiamo ringraziare Nelli per quest'opera ben conservata e quasi commovente, ma anche il committente Antonio di Mucciolo, tintore della lana (motore dell'economia locale) che la volle realizzata in onore e per intercessione della moglie defunta, così come rivela un'iscrizione recentemente "decifrata" grazie ai raggi ultravioletti. E pensare che tutta la chiesetta era affrescata... poi l'epoca barocca portò ad altri gusti, altri stili, altri pensieri.


Santa Maria Nuova, Gubbio - foto Stefano Brambilla


Madonna del Belvedere, affreschi di Ottaviano Nelli - Santa Maria Nuova, Gubbio - foto Stefano Brambilla​

Camminando verso Sant'Agostino, si passa sotto a un'edicola affrescata dal Nelli, esempio di opera d'arte pubblica ancora conservata in città. Poi, nella chiesa, terminata nel 1292, di nuovo stupore di fronte agli affreschi sull'arco santo, con il Giudizio Universale, e nell'abside, con le bellissime Storie di Sant'Agostino, illuminabili grazie a una luce posta sulla parete destra della navata. È la prima volta che la storia del santo, dotto insegnante, padre della chiesa, battezzato da Ambrogio, viene raccontata su un muro. E Ottaviano lo fa con dovizia di particolari, con episodi succosi, soffermandosi sui volti dei passanti e le espressioni del popolo. Un altro capolavoro.


Sant'Agostino, affreschi di Ottaviano Nelli - Gubbio - foto Stefano Brambilla

L'ITINERARIO URBANO: LE ALTRE TAPPE

Se avete tempo e volete saperne ancora di Nelli, potete concludere l’itinerario urbano esplorando le altre quattro tappe consigliate dai curatori - come avete ormai capito, un pretesto ideale per esplorare altre parti della città. Sulla piazza 40 Martiri, altro punto di passaggio imprescindibile per la visita di Gubbio (il panorama sulla città è bellissimo, soprattutto la sera), la monumentale chiesa di San Francesco ospita il ciclo delle Storie della Vergine (abside della navata sinistra), ben conservate ma purtroppo poco leggibili per via dell’altezza e di un cordone che non permette di avvicinarsi agli affreschi; mentre più soddisfazione offre la Fraternita dei Laici (si entra sotto al porticato), un bell’ambiente nei cui sotterranei un allievo del Nelli affrescò nel 1470 scene della Passione (interessante soprattutto la ricostruzione in 3D, che riposiziona virtualmente anche la statua del Cristo morto che faceva parte della narrazione). La vicina San Domenico, dove il Nelli dipinse le storie di San Pietro Martire, è la chiesa oggetto del crowdfunding: importante per gli storici dell’arte ma purtroppo poco rilevante per il turista, con un affresco rovinato e meno rappresentativo di quelli già ammirati.


San Domenico, affreschi di Ottaviano Nelli - Gubbio 

Ultima tappa, la canonica di San Secondo: se avete una mezzora di tempo e avete voglia di una piccola caccia al tesoro fuori dalle mura di Gubbio, vale la pena cercarla. Dovete imboccare via Tifernate, costeggiare il complesso di San Secondo sulla destra, trovare una porta che introduce a una scalinata e alla chiesa e poi, sulla sinistra, opposta alla chiesa, spingere la porta che immette nell’ex cimitero. Qui la cappella Panfili, di fronte all’entrata, illustra le belle storie di San Sebastiano, affrescate da Jacopo Bedi nel 1458 e vero e proprio “ponte” tra tardogotico e rinascimento. I dottori della chiesa guardano dall’alto, il povero Sebastiano quasi in monocromo soffre sotto i colpi di frusta. Una perla di campagna, un’altra dimensione della vita eugubina. 


Cappella Panfili, affreschi di Jacopo Bedi - Canonica di San Secondo, Gubbio - foto Stefano Brambilla

Un'ultima considerazione. Girando per Gubbio sulle tracce di Nelli, a un certo punto senz'altro verrà in mente anche a voi un pensiero. Quello che la città di oggi non si discosta poi molto da quella dove viveva l'artista, che i vicoli siano più o meno gli stessi (auto a parte, a volte davvero onnipresenti), che il medioevo qui non è così lontano. Gubbio è un gioiello ben tenuto, gelosamente conservato, dove ancora sembra di camminare in un'altra epoca. A volte, pare quasi di scorgere l'ombra di Ottaviano là in fondo, mentre svolta in un vicolo, correndo a dare le ultime pennellate a un suo capolavoro. 


Gubbio da Piazza Grande - foto Stefano Brambilla

INFORMAZIONI
Ottaviano Nelli e il '400 a Gubbio. Oro e colore nel cuore dell'Appennino
Palazzo Ducale e Palazzo dei Consoli – Gubbio, fino al 9 gennaio 2022; www.mostranelligubbio.it 
Orari di apertura: dal 26 settembre al 1 novembre tutti i giorni dalle 10 alle 18.30; dal 2 novembre al 30 novembre tutti i giorni 10-18 dal lunedì al giovedì, 10-18.30 venerdì, sabato e domenica; dal 1 dicembre al 9 gennaio 2022 tutti i giorni 10-18.30. Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura. Previste aperture straordinarie in occasione di eventi e festività. 
Le visite guidate alla mostra sono curate dall’Associazione Culturale la Medusa.

Itinerario urbano: 

- Santa Maria Nuova: 11.30-13 / 14.30-16
- Sant'Agostino: 9-17
- San Francesco: 10.30-12 / 15.30-17
- Fraternita dei Laici: da lunedì a giovedì 14-17; venerdì, sabato e domenica 10.30-13 / 14.30-17.30
- San Domenico: 9-17
- Canonica di San Secondo: 9-17
L’esposizione, a cura di Andrea De Marchi e Maria Rita Silvestrelli, è promossa dalla Direzione Regionale Musei Umbria, il Comune di Gubbio, Palazzo Ducale di Gubbio e Palazzo dei Consoli con il contributo della Regione Umbria, il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria, la Diocesi di Gubbio, Gubbio Cultura e Multiservizi, il Festival del Medioevo e la Galleria Nazionale dell’Umbria. L’organizzazione è affidata a Maggioli Cultura. ​