Venti manoscritti, sette incunaboli e cinquecentine, diciotto documenti medievali, quarantanove epigrafi di età romana e medievale, e centoventuno tra anelli, sigilli, monete, lucerne e amuleti, poco noti o mai esposti prima: il racconto dell’ebraismo in Italia inizia da Ferrara, con l’apertura al pubblico del Museo nazionale dell’Ebraismo italiano e della Shoah.
Si chiama Meis ed è un progetto ambizioso, che inizia con una legge varata nel 2003 e ha come obiettivo il completamento delle infrastrutture nel 2020: cinque edifici destinati ad ospitare un archivio astorico, una biblioteca, un auditorium, una caffetteria e uno shop. A sostenere fortemente il progetto le istituzioni locali e regionali e a finanziare la ristrutturazione di un carcere dismesso nel 1992 sono 47 milioni di euro finanziati dalla Soprintendenza del Ministero dei Beni Culturali.
«Ho sempre pensato che l’Italia dovesse avere un Museo dell’ebraismo italiano, perché è una parte della nostra identità nazionale — ha dichiarato il ministro del Mibact Franceschini —, e lo si è realizzato a Ferrara perché è una città conosciuta e solidale verso la comunità ebraica».  Nella giornata inaugurale del 13 dicembre al fianco del ministro Franceschini erano anche il presidente della Regione Stefano Bonaccini e il sindaco Tiziano Tagliani, l’ambasciatore di Israele in Italia Ofer Sachs e soprattutto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a testimonianza di un impegno dello Stato nel dialogo interreligioso.
L'ingresso del Meis di Ferrara
EBREI, UNA STORIA ITALIANA. I PRIMI MILLE ANNI 
Rigorosa e densa la mostra inaugurale, che descrive e storicizza l’inizio dell’ebraismo sulla Penisola italica compreso dall’età romana (II secolo prima di Cristo) al Medioevo (X secolo). Il percorso tra le sale segue le aree di provenienza e la dispersione del popolo ebraico e ripercorre le rotte della diaspora dall’Italia del Sud a Roma, fino all’arrivo nel nord.
A documentare il patrimonio culturale ebraico sono oggetti dai musei di tutto il mondo (Genizah del Cairo, Museo archeologico di Napoli, Musei Vaticani, Bodleian library, Jewish theological seminary di New York, Cambridge University library), distribuiti in una sequenza di spazi ispirati al Museo ebraico berlinese, firmato Libeskind. A dare profondità di campo all’allestimento c’è anche un video curato dalla direttrice del Meis Simonetta della Seta (e da Giovanni Carrada). Un esercizio di sintesi ardito, che prova a condensare in 24 minuti più di duemila anni di storia dell’ebraismo, narrato nella sua presenza nel dialogo con Santa romana Chiesa e nel credo incrollabile sull’importanza della cultura.  
PERCHÉ FERRARA
Perché Ferrara? Perché gli Ebrei vivono da oltre mille anni nella città dei Duchi d’Este, che agli Ebrei aprirono le porte della città proprio quando altri governanti – a partire dai papi – li cacciavano o isolavano. A Ferrara hanno trovato rifugio gli Ebrei romani e siciliani, toscani e sefarditi, espulsi da Spagna e Portogallo. Ed ecco, allora, le tre sinagoghe, l’incantevole cimitero ebraico entro le Mura e le strade del ghetto, che ancora parlano ebraico. Luoghi vivi, insomma, che il MEIS incomincia a raccontare.
INFORMAZIONI
MEIS
Via Piangipane 81, Ferrara
Dal martedì al venerdì, dalle 10.00 alle 18.00; Il giovedì dalle 10.00 alle 23.00 (la biglietteria chiude alle 22.00)
www.meisweb.it