Sembrerebbe un'invocazione poetica, degna di Shakespeare o di Oscar Wilde: “Da dove ripartire? Dalla bellezza”, eppure è un'esortazione concreta lanciata da Legambiente e raccolta da decine di personalità del mondo della cultura e dell'arte  - da don Ciotti a Roberto Saviano, da Neri Marcorè a Moni Ovadia - e anche da Franco Iseppi, presidente del Touring Club Italiano.

Di cosa si tratta? Di una proposta di legge per la bellezza, ovvero di un disegno di legge dche ponga al centro dell'agire del futuro governo del Paese l'attenzione per il patrimonio culturale e naturale italiano con l'intento di farlo germogliare, rendendolo fertile e capace di germogliare. Per esempio attraverso l'offerta di case e spazi urbani degni della tradizione storico ambientale del nostro Paese che tengano insieme la vivibilità, l'identità e la qualità della vita. Un modo per tutelare la bellezza esistente, ma produrne anche di nuova, per riavviare quel sistema virtuoso per che per secoli, dal Rinascimento in avanti, ha costruita la via italiana allo sviluppo. Una modo per valorizzare le risorse e le specificità locali, muovendo investimenti e mettendo in circolo saperi moderni e antichi, promuovendo un'idea di paesaggio (fisico e antropico) come valore aggiunto dell'Italia. Questo nella convinzione, come si legge nella premessa che “la bellezza è la principale caratteristica che il mondo riconosce all'Italia ma anche e soprattutto un fattore decisivo su cui costruire il nostro sviluppo”.

Obiettivo della legge, spiega il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, “è eliminare le grandi strutture inutili, liberare le coste dal cemento e le periferie urbane dal degrado, fermare il consumo disordinato di suolo nelle campagne e rimettere a posto le aree dismesse”. Il provvedimento é composto da 10 articoli che riorganizzano in un sistema unico la legislazione sulla qualità del territorio e promuovono l'attuazione dell'articolo 9 della Costituzione. Nella legge si parla di impedire le costruzioni nelle aree costiere fino a mille metri dalla battigia, ma anche di istituire un registro nazione del consumo di suolo, oltre a un programma annuale di conservazione e restauro del patrimonio artistico. E viene anche rovesciata la logica economica che fino a oggi ha premiato i Comuni che più sacrificavano il proprio territorio con nuove costruzioni, favorendo invece chi rinuncia a consumare terreno e obbligando chi vuole continuare a costruire a versare un contributo per la rigenerazione urbana e paesaggistica i cui proventi vengono utilizzati per le bonifiche e la riqualificazione dei siti. Una legge poetica, ma molto concreta. Quello che ci vuole per coniugare la bellezza del passato e futuro dell'Italia.