Quest'articolo è frutto dalla convenzione stipulata dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG) e Touring Club Italiano. Sandra Leonardi è docente a contratto di Geografia e Turismo Sostenibile e valorizzazione del territorio presso la Facoltà di Lettere - La Sapienza Università di Roma, oltre a essere Consigliere Nazionale dell’AIIG.

Verso la fine del XVIII secolo le grandi monarchie europee iniziarono a dotarsi di cartografie dei loro territori per meglio governarli e avere contezza delle risorse presenti. Anche l’illuminato sovrano di Spagna, Carlo III, sentì questa necessità e volendo colmare tale mancanza commissionò a Don Tomas Lopez la realizzazione della carta del Regno da produrre a seguito di una ampia ricerca in tutto il territorio dell'impero.
 
Tomás Mauricio López de Vargas Machuca (questo il nome completo di Don Lopez), nato nel 1730, aveva studiato matematica e recatosi in Francia aveva approfondito gli studi in geografia e cartografia. Quest’ultimo percorso formativo gli garantì il ruolo di cartografo della Corte spagnola. Alla richiesta del sovrano, nonostante le sue riconosciute e stimate capacità, non nascose la sua difficoltà. Come poteva da solo riuscire in un’impresa così colossale per la sua epoca? A chi avrebbe potuto chiedere aiuto per disegnare una Mappa del Regno di Spagna secondo le richieste del suo sovrano? Chi poteva osservare il territorio da un punto di vista particolareggiato e essere di supporto nel rendere cartograficamente quando acquisito? 


Estremadura, 1766 - mappa di D. Tomás López - Wikipedia Commons​

A un certo punto ebbe un’intuizione. Si rivolse all’autorità ecclesiastica facendo recapitare a tutti i curati del regno la sua richiesta. A suo avviso ognuno di loro, salendo sul campanile della propria chiesa, dall’alto avrebbe potuto abbracciare con lo sguardo una grande porzione di territorio. Diede delle disposizioni generiche, chiedendo a ognuno un resoconto, una descrizione, un disegno di ciò che si prospettava ai loro occhi per un raggio di 15 chilometri. 

Risposero in molti alla richiesta ma non avendo ricevuto alcuna educazione geografica e alcuna indicazione univoca e precisa su cosa e come riportarlo, ognuno di loro si lasciò guidare dal proprio talento e dalla personale e soggettiva interpretazione della richiesta. Don Thomas, all’apertura delle lettere inviate dai curati, più di 500, trovò il materiale più diverso: rappresentazioni pittoriche dettagliate, semplici schizzi, scarabocchi, ma sopratutto descrizioni letterarie che descrivevano in modo anche poetico i territori di competenza delle parrocchie. 


Covaleda, Castiglia e Leon - mappa di D. Tomás López​

La sua intuizione era stata corretta, in quanto certamente non c’è un punto migliore per rappresentare il territorio se non quello di guardarlo dall’alto come ben evidenzia l’uso dei droni, di satelliti e quindi il telerilevamento; c’è, però, bisogno di indicazioni dettagliate e precise e soprattutto un metodo univoco per poter avere un risultato utilizzabile. 

Don Tomas Lopez trascorse tutta la sua vita nel tentativo di rappresentare il territorio del regno di Spagna. Non senza successo: furono i figli a pubblicare l’Atlante geografico della Spagna nel 1804, due anni dopo la morte di Don Lopez. E fu un lavoro che resistette per oltre cinquant'anni: nonostante la sua inesattezza dovuta ai metodi utilizzati per la rilevazione, l'opera rappresentò il più importante lavoro cartografico nazionale fino alla pubblicazione dell’Atlante di Spagna e dei suoi possedimenti d'oltremare realizzato da Fancisco Coello nel 1856. 

Per conoscere più dettagliatamente la figura e le opere di Tomas Lopes si consiglia la lettura di La obra de Tomás López. Imagen cartográfica del siglo XVIII (ISBN 84-88699-59-X).


Siviglia, 1788 - mappa di D. Tomás López - Wikipedia Commons​